Rilanciamo volentieri questo contributo di Franco Parresio.
Ulf Jonsson S.I., Intervista a papa Francesco. In occasione del viaggio apostolico in Svezia, in La Civ. Catt., 28.10.2016, p. 11
Sano ecumenismo! No
falso irenismo!
di Franco Parresio
Nei giorni del definitivo crollo della
basilica (nonché casa) di San Benedetto a Norcia, in Svezia il vescovo di Roma
si univa ai suoi fratelli protestanti
per celebrare Lutero e i cinquecento
anni della molto discutibile riforma anticattolica. La coincidenza dei due
eventi – quello sismico in Italia e quello altrettanto devastante in Svezia –
non è affatto casuale: sono l’inequivocabile segnale di un cristianesimo – quello
occidentale – oramai al collasso totale. È il fallimento della Chiesa
postconciliare, la quale ha abbracciato – nel vero senso della parola – un’altra
già fallita da più di cinquant’anni: quella luterana di matrice svedese. E a
dirlo non sono io, un cattolico romano, ma un autorevole rappresentante di
quella chiesa, figlio di pastore protestante: il pluripremiato regista Ingmar Bergman, che nel 1963 – in pieno svolgimento del Concilio – girò
quel capolavoro cinematografico che si chiama “Luci d’inverno”: il
suicidio di Jonas Persson, non dissuaso e in certo senso indotto nella sua idea
di togliersi la vita dal pastore Tomas Ericsson, mette a nudo i limiti del
culto luterano. Altro che “Il pranzo di Babette”, così caro a Bergoglio!
E proprio a costui e ai suoi adulatori,
dimentichi degli insegnamenti magisteriali in tema di dialogo ecumenico,
riporto queste importantissime citazioni dello stesso Magistero della Chiesa,
non affatto superate e da tenere ben impresse nella mente:
«Questa è l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo
professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore nostro, dopo
la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17), affidandone a
lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt 28,18ss), e
costituì per sempre colonna e sostegno della verità (cfr. 1 Tm 3,15). Questa
Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella
Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione
con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di
santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla
Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica».
(Lumen gentium, n.
8)
«Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la dottrina.
Niente è più alieno dall’ecumenismo, quanto quel falso irenismo, dal quale ne viene a soffrire la purezza della
dottrina cattolica e ne viene oscurato il senso genuino e preciso».
(Unitatis redintegratio, n. 11)
«Come più volte viene affermato
nel decreto “Sull’ecumenismo” […] si deve usare la dovuta prudenza affinché il
movimento ecumenico stesso non resti danneggiato ed i fedeli non subiscano detrimento
spirituale a causa del pericolo di un falso irenismo o indifferentismo. […] L’azione ecumenica “non
può essere se non pienamente e sinceramente cattolica, cioè fedele alla verità
che abbiamo ricevuta dagli apostoli e dai padri, e consona alla fede che la
Chiesa cattolica ha sempre professato”. […] Per il fatto che la dimensione
ecumenica coinvolge tutta la formazione teologica, non si rende superfluo un
corso sull’ecumenismo. In tale materia si possono considerare […]
i numerosi problemi aventi per oggetto l’ecumenismo, vale a dire: le specifiche
questioni scaturite dal movimento ecumenico, circa l’ermeneutica, il ministero,
il culto divino, la “intercomunione”, la tradizione, il proselitismo di cattiva
lega, il falso irenismo, i laici, i ministeri affidati alle donne nella Chiesa,
e simili».
(Direttorio ecumenico,
14 maggio
1967-16 aprile 1970, nn. 2, 74, 75)
«L’Ecumenismo non è semplicismo, non è irenismo superficiale
e incurante delle intrinseche istanze della verità religiosa. “Niente è più
alieno dall’Ecumenismo, dice il Concilio, quanto quel falso irenismo, dal quale
viene a soffrire la purezza della dottrina cattolica, e viene oscurato il suo
senso genuino e preciso” (Unitatis redintegratio 11). L’avvicinamento
dei Fratelli disuniti, mentre deve farsi con grande rispetto e grande
comprensione dei valori veramente cristiani ch’essi possiedono e col desiderio
anche di apprendere da loro ciò che di vero e di buono possono darci, non deve
avvenire a scapito dell’integrità della fede cattolica e della nostra
disciplina ecclesiale, e non deve essere guidato dalla facile critica alle cose
nostre per essere altrettanto facilmente disposto al mimetismo delle cose
altrui, anche se buone e rispettabili».
(Paolo VI, Udienza generale del 18 gennaio 1967)
(Paolo VI, Udienza generale del 18 gennaio 1967)
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