Volentieri rilanciamo questo breve saggio del prof. Abbruzzi.
Il Sol invictus e il “Prologo”
di San Giovanni
di Vito Abbruzzi
Ho già ampiamente
trattato in due articoli precedenti la questione della nascita di Gesù Cristo,
sostenendo la veridicità del 25 dicembre, coincidente con la festa pagana del Sol
invictus (La vera data del Natale. Le falsità degli altri, in questo
blog, 25.12.2010; La data (in)certa del
Natale, ivi, 1.1.2013). Alle prove da me già portate se ne aggiunge ora
un’altra molto interessante: quella del Prologo di San Giovanni, in cui
leggiamo: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta [et
lux in tenebris lucet, et tenebræ eam non comprehenderunt]» (Gv 1, 5).
Come si può ben notare,
la citazione è tratta dalla nuova traduzione ufficiale della Bibbia, approvata
dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2008. Quantunque ci siano non poche
riserve verso questa traduzione, alquanto infelice rispetto alla precedente del
1974, finalmente con essa si è resa giustizia al Prologo giovanneo in
lingua italiana, utilizzando termini appropriati sotto il profilo semantico, e
non più approssimativi, fonte di equivoci biblico-teologici. Nella Bibbia CEI
del ’74, infatti, il brano sopra riportato è così tradotto: «La luce splende
nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta». A parte quel “ma”
(congiunzione avversativa) inesistente, la frase così maldestramente tradotta
sembra alludere alla lotta tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male,
quando, invece, quest’ultimo altro non è che «carenza del bene che si presenta
come privazione: allo stesso modo che chiamiamo cecità la privazione della
vista» (San Tommaso, Summa Theol., I, q. 48 art. 3). Le tenebre, dunque,
come assenza di luce e non già come antagoniste di essa. Se, infatti, «la luce
splende nelle tenebre», è più che logico che queste ultime non possano non
accoglierla, o ammetterla (come erroneamente traduce anche l’autorevole Mons.
Antonio Martini nel 1778): l’ammettono e basta; anzi fuggono alla vista di
essa, come detto nella stessa Liturgia delle Ore: «Notte, tenebre e nebbia,
fuggite: entra la luce, viene Cristo Signore. Il sole di giustizia trasfigura
ed accende l’universo in attesa» (inno delle Lodi del mercoledì).
E, allora, è più che
giusto ribadire la veridicità del fatto che «la luce splende nelle tenebre e le
tenebre non l’hanno vinta», affermando la coincidenza – non affatto casuale –
della nascita del Salvatore, quale vero Sol invictus, col solstizio
d’inverno.
Se vale l’antico adagio “nomen
est omen” (il nome è presagio), in Gesù, Salvatore, vale doppio con la ricorrenza
del suo Natale il 25 dicembre, ricordando a ciascuno di noi che Egli è «la luce
vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9).
Giovanni Antonio Santarelli, Bambinello Gesù, XVIII-XIX sec., Santuario, Manopello |
Daniel Gran, Gloria del neonato Cristo in presenza di Dio Padre e dello Spirito Santo, XVIII sec., Annakirche, Vienna |
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