venerdì 30 dicembre 2016

Il Sol invictus e il “Prologo” di San Giovanni

Volentieri rilanciamo questo breve saggio del prof. Abbruzzi.

Il Sol invictus e il “Prologo” di San Giovanni

di Vito Abbruzzi

Ho già ampiamente trattato in due articoli precedenti la questione della nascita di Gesù Cristo, sostenendo la veridicità del 25 dicembre, coincidente con la festa pagana del Sol invictus (La vera data del Natale. Le falsità degli altri, in questo blog, 25.12.2010; La data (in)certa del Natale, ivi, 1.1.2013). Alle prove da me già portate se ne aggiunge ora un’altra molto interessante: quella del Prologo di San Giovanni, in cui leggiamo: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta [et lux in tenebris lucet, et tenebræ eam non comprehenderunt]» (Gv 1, 5).
Come si può ben notare, la citazione è tratta dalla nuova traduzione ufficiale della Bibbia, approvata dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2008. Quantunque ci siano non poche riserve verso questa traduzione, alquanto infelice rispetto alla precedente del 1974, finalmente con essa si è resa giustizia al Prologo giovanneo in lingua italiana, utilizzando termini appropriati sotto il profilo semantico, e non più approssimativi, fonte di equivoci biblico-teologici. Nella Bibbia CEI del ’74, infatti, il brano sopra riportato è così tradotto: «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta». A parte quel “ma” (congiunzione avversativa) inesistente, la frase così maldestramente tradotta sembra alludere alla lotta tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male, quando, invece, quest’ultimo altro non è che «carenza del bene che si presenta come privazione: allo stesso modo che chiamiamo cecità la privazione della vista» (San Tommaso, Summa Theol., I, q. 48 art. 3). Le tenebre, dunque, come assenza di luce e non già come antagoniste di essa. Se, infatti, «la luce splende nelle tenebre», è più che logico che queste ultime non possano non accoglierla, o ammetterla (come erroneamente traduce anche l’autorevole Mons. Antonio Martini nel 1778): l’ammettono e basta; anzi fuggono alla vista di essa, come detto nella stessa Liturgia delle Ore: «Notte, tenebre e nebbia, fuggite: entra la luce, viene Cristo Signore. Il sole di giustizia trasfigura ed accende l’universo in attesa» (inno delle Lodi del mercoledì).
E, allora, è più che giusto ribadire la veridicità del fatto che «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta», affermando la coincidenza – non affatto casuale – della nascita del Salvatore, quale vero Sol invictus, col solstizio d’inverno.
Se vale l’antico adagio “nomen est omen” (il nome è presagio), in Gesù, Salvatore, vale doppio con la ricorrenza del suo Natale il 25 dicembre, ricordando a ciascuno di noi che Egli è «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9).

Giovanni Antonio Santarelli, Bambinello Gesù, XVIII-XIX sec., Santuario, Manopello

Daniel Gran, Gloria del neonato Cristo in presenza di Dio Padre e dello Spirito Santo, XVIII sec.,  Annakirche, Vienna

Nessun commento:

Posta un commento