Rilanciamo volentieri questo
contributo.
Il Suo primo “devoto”
di Paolo Risso
José García Hidalgo, Dio Padre dipinge l'Immacolata, 1690 circa, Museo del Prado, Madrid |
Con filo d’oro che percorre
l’Antico e il Nuovo Testamento, Dio Padre ha “tracciato” e rivelato ai nostri
occhi la meravigliosa immagine della Creatura immacolata e piena di Grazia,
Maria, che doveva essere Sua Madre e Madre dei Suoi figli.
L’8 dicembre di ogni anno, la
solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. «Concepita senza peccato
originale», così Maria è sempre stata creduta, soprattutto nell’Ordine Francescano,
ma il Dogma è stato definito dal beato Pio IX l’8 dicembre 1954, nella Basilica
di San Pietro a Roma. «Concepita senza peccato», in previsione dei meriti di
Gesù Redentore sulla croce.
A leggere con occhi luminosi, gli
scritti più antichi dei Padri, a cominciare da Ignazio d’Antiochia e da Ireneo,
si può dire che ininterrottamente la Tradizione della Chiesa così ha creduto e
illustrato Maria Santissima. Come si può affermare? Ci sono richiami al primo
Dogma mariano nella Sacra Scrittura, nei Vangeli?
“La Donna e il serpente”
È noto, assai noto, ciò che Dio
disse al serpente, il tentatore, satana stesso, dopo il peccato d’origine di
Adamo ed Eva: «Io porrò inimicizia tra te [= il serpente] e la donna, tra la
tua stirpe e la sua stirpe. Ella ti schiaccerà il capo e tu la insidierai al
calcagno» (Gen 3,15). Fin dall’inizio del mondo, Dio annuncia una Donna sulla
quale satana non potrà nulla, non avrà mai il sopravvento, neppure per un
istante, nonostante le sue insidie. «Ella ti schiaccerà il capo» («Ipsa conteret
caput tuum») senza pietà, senza la minima possibilità di intesa, con un odio
assoluto tra questa Donna e il serpente.
Le insidie potranno durare per tutta la storia, ma il serpente ha già la testa fracassata dal piede della Donna. La quale è la Vincitrice, sempre (anche in questo miserabile tempo nostro!), tramite il suo Figlio, la sua stirpe, il suo Discendente. La Donna – è ovvio – è Maria Santissima. Il Figlio è Gesù. Se così stanno le cose, questa Donna non può aver avuto mai in se stessa neppure l’ombra del peccato: Immacolata fin dal suo concepimento, in Grazia di Dio, più di Eva, quando è uscita dalle mani di Dio.
Le insidie potranno durare per tutta la storia, ma il serpente ha già la testa fracassata dal piede della Donna. La quale è la Vincitrice, sempre (anche in questo miserabile tempo nostro!), tramite il suo Figlio, la sua stirpe, il suo Discendente. La Donna – è ovvio – è Maria Santissima. Il Figlio è Gesù. Se così stanno le cose, questa Donna non può aver avuto mai in se stessa neppure l’ombra del peccato: Immacolata fin dal suo concepimento, in Grazia di Dio, più di Eva, quando è uscita dalle mani di Dio.
Ma che dice il Vangelo? Il grande
Teologo, dottissimo e morto in fama di santità, e ora avviato alla gloria degli
altari, Mons. Pier Carlo Landucci, con il suo libro-capolavoro Maria Santissima
nel Vangelo (San Paolo, Milano 2000), ci viene incontro a rispondere, con la
sua preparazione formidabile.
Nell’ora dell’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Maria, che sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio fatto uomo, egli la saluta con augurio di gioia, «Ave, piena di Grazia». Ave, o meglio ancora: «Rallegrati, piena di Grazia». E aggiunge: «Il Signore è con te». Maria è turbata, perché, conoscendo le Scritture, intuisce che cosa può significare quel saluto. L’Arcangelo le risponde: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,26-38). È l’inizio della glorificazione di Maria, prima ancora che tutte le generazioni la chiamino beata (cf. Lc 1,48). Il primo atto di culto alla Madonna è stato compiuto da un essere del Cielo, Gabriele, il medesimo, apparso a Daniele, il profeta, a profetizzare la venuta del Cristo, dopo 70 settimane di anni, come sarebbe avvenuto (cf. Dn 9, 21ss).
Nell’ora dell’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Maria, che sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio fatto uomo, egli la saluta con augurio di gioia, «Ave, piena di Grazia». Ave, o meglio ancora: «Rallegrati, piena di Grazia». E aggiunge: «Il Signore è con te». Maria è turbata, perché, conoscendo le Scritture, intuisce che cosa può significare quel saluto. L’Arcangelo le risponde: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,26-38). È l’inizio della glorificazione di Maria, prima ancora che tutte le generazioni la chiamino beata (cf. Lc 1,48). Il primo atto di culto alla Madonna è stato compiuto da un essere del Cielo, Gabriele, il medesimo, apparso a Daniele, il profeta, a profetizzare la venuta del Cristo, dopo 70 settimane di anni, come sarebbe avvenuto (cf. Dn 9, 21ss).
Ma, notate, c’è già stato un
preludio: Dio stesso, all’inizio della storia, dopo il peccato, rovina della
storia, ha annunciato e glorificato Maria, come la Vincitrice di satana. Dio?
Sì, Dio il primo “devoto” di Maria Santissima!
Dunque, «Piena di Grazia», la
definisce e la chiama Gabriele, senza dire il suo nome, “Maria”, quasi che
«Piena di Grazia» sia il suo vero nome: «Piena di Grazia, rallegrati».
Il suo vero Nome
«Oggi – scrive il Servo di Dio
Mons. Landucci, nel libro citato (pp. 32-35) – sappiamo dalla Teologia qual è
il tesoro indicato con queste parole. In Lei, Maria, vi era l’eccellenza della
pienezza di grazia, che supera immensamente quella di qualsiasi altra creatura,
in modo che in definitiva “la sua anima Santissima fu ripiena del divino
spirito di Gesù Cristo più che tutte le altre anime insieme” (Mystici corporis,
del Santo Padre Pio XII, 29 giugno 1943). Solo fu inferiore a quella
dell’Uomo-Dio la cui pienezza era assoluta.
Tale eccellenza di pienezza di grazia e di celesti favori in Maria rifulge in tutti i possibili aspetti in cui possiamo considerarla, in ordine al tempo, alla quantità, al modo e agli effetti. Circa il tempo, tale pienezza esclude ogni anche minima attesa, avendo la grazia inondato la Madonna fin dal primo momento del suo concepimento, per cui Ella fu ed è l’Immacolata Concezione, senza aver avuto mai neppure un istante la macchia del peccato originale.
Tale eccellenza di pienezza di grazia e di celesti favori in Maria rifulge in tutti i possibili aspetti in cui possiamo considerarla, in ordine al tempo, alla quantità, al modo e agli effetti. Circa il tempo, tale pienezza esclude ogni anche minima attesa, avendo la grazia inondato la Madonna fin dal primo momento del suo concepimento, per cui Ella fu ed è l’Immacolata Concezione, senza aver avuto mai neppure un istante la macchia del peccato originale.
Circa la quantità, basta pensare
che tale pienezza era proporzionata alla dignità e missione di concepire,
capire e amare come madre il Figlio di Dio: dignità e missione immensamente più
alte di quella di ogni altra creatura. “Dio – dice san Tommaso d’Aquino – a
ciascuno dà la grazia proporzionata a ciò cui è eletto... così la Beata Vergine
Maria ebbe la massima pienezza della grazia perché eletta a essere Madre di
Dio” (Summa Theologiae, III, 27, 4 c.).
Circa il modo, essa esclude, in
armonia con l’esenzione dal peccato originale e la perfetta soggezione
dell’anima a Dio, la ribellione della parte inferiore della natura all’anima
stessa. La Madonna ebbe il dono dell’integrità della propria persona riguardo
al peccato, all’ignoranza e all’errore. Così ebbe la serenità della
contemplazione divina e la conoscenza necessaria alla sua missione sublime.
Circa gli effetti, Maria ebbe lo speciale privilegio di non commettere alcun
peccato e la corrispondenza piena al dono immenso avuto da Dio, corrispondenza
che le faceva sempre compiere la più perfetta volontà di Dio».
Questo, diciamo noi, è il senso
del vero nome di Maria, «Piena di Grazia», con cui l’Arcangelo la chiama. La
parola greca – «Kekaritomene» – con cui san Luca traduce l’originale aramaico
dice in modo ancora più efficace il ricco pensiero. Questa parola, infatti,
significa proprio: «Tu che hai ricevuto stabilmente abbondante grazia».
Ma in seguito l’Arcangelo le dice: «Non temere, Maria», chiamandola per nome. Sono diversi i significati attribuiti al nome di Maria. Scrive Landucci: «Il significato etimologico più sicuro è “amata da Dio”. L’omissione del nome, nel saluto dell’Angelo, si può interpretare come un’omissione solo apparente. “Piena di grazia” e “amata da Dio”, dicono la stessa cosa. Maria era piena di grazia immensamente, perché immensamente amata da Dio. Ella era la “piena di grazia” per eccellenza, perché per eccellenza “amata da Dio”, per eccellenza “Maria!”».
Ma in seguito l’Arcangelo le dice: «Non temere, Maria», chiamandola per nome. Sono diversi i significati attribuiti al nome di Maria. Scrive Landucci: «Il significato etimologico più sicuro è “amata da Dio”. L’omissione del nome, nel saluto dell’Angelo, si può interpretare come un’omissione solo apparente. “Piena di grazia” e “amata da Dio”, dicono la stessa cosa. Maria era piena di grazia immensamente, perché immensamente amata da Dio. Ella era la “piena di grazia” per eccellenza, perché per eccellenza “amata da Dio”, per eccellenza “Maria!”».
Dunque, la definizione dogmatica
fatta dal Papa Pio IX dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima fonda le
sue radici profonde nelle fonti della Rivelazione, la Sacra Scrittura e la
Santa Tradizione della Chiesa. Ecco, Maria, concepita senza peccato originale,
sempre Vergine, Madre di Dio, assunta in Cielo in corpo e anima – questi i 4
Dogmi mariani definiti dalla Chiesa. Noi preghiamo che la Chiesa definisca il
quinto Dogma: Maria Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie, accanto (come
causa seconda) a Gesù, unico Redentore e unico Mediatore.
Maria, per il Cristo suo Figlio,
Maria, come canta il Manzoni nostro nel suo inno mariano: «Maria, degnata del
secondo Nome», dopo il Nome di Gesù, per la gloria del Nome di Gesù. Non
finiremo mai di amarla, l’Immacolata!
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, fasc. n. 47, 4.12.2016, pp. 14-16.
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