In
questa Vigilia di Natale, un interessante articolo sull’annuncio della venuta
del Cristo presso i pagani sebbene quest'interpretazione non sia ancora oggi ritenuta unanime (tra i Padri, S. Girolamo non credeva a questa ipotesi, ritenendola una sciocchezza: Epist. 53, ad Paulin., c. 7). Noi vogliamo credere, invece, a questa pia leggenda, anche perché ci sono buoni argomenti per ritenerla fondata.
Duemila anni fa, quindi, tutto il mondo davvero era in attesa!
Duemila anni fa, quindi, tutto il mondo davvero era in attesa!
La nascita di Gesù e la profezia di cui anche Virgilio si fece
interprete
di Francesco Agnoli
È interessante analizzare la quarta ecloga di Virgilio, databile al 40 a.C.,
in cui si parla di un “puer” di origine divina, con una madre
che gli sorride e che egli riconosce, che darà vita ad un nuovo “saeclorum ordo”,
ad una nuova età dell’oro, in cui, tra le altre cose, scompariranno, simbolicamente,
i serpenti.
Alcuni critici si sono affannati ad identificare il puer con
personaggi romani, in particolare col figlio di Asinio Pollione,
console in quell’anno, solo per un paio di mesi, o
con quello di Ottaviano.
Evidentemente si tratta di sforzi inutili: poteva
Virgilio affidare il cambiamento dell’umanità ad un bambino, e per di più al
figlio di un oscuro console senza poteri, con quel nome (Asinio), e con quel
cognome (Pollione)?
E Ottaviano, in quegli anni, non era “solo” uno dei
tre triumviri?
È evidente, in realtà, come nota il celebre
studioso di Virgilio, Antonio La
Penna (di cui riporto alcune pagine introduttive all’ecloga stessa) che tutta l’ecloga “erra al di
sopra della realtà romana”, ed ha “uno scarso colore romano”:
occasioni contingenti a parte, denuncia invece evidentemente “una parentela
con il messianismo orientale, e quindi anche con quello giudaico-cristiano”,
e riecheggia “attese di una palingenesi del mondo” presenti in quegli anni
tra Egiziani, Ebrei, Caldei, Persiani e persino Etruschi!
Nell’ecloga poi Virgilio fa riferimento alla
Sibilla Cumana, dimostrando così di attingere ad una di quelle “migliaia e
migliaia di oracoli diffusi nel mondo greco-orientale e poi anche in quello romano
almeno dal II secolo a.C. in poi” (A. La Penna, “Virgilio, le
opere”, La Nuova Italia).
Anche il titolo dell’ecloga, “Redeunt
Saturnia regna”, offre lo spunto per considerazioni interessanti,
sia perché effettivamente Cristo sarebbe nato in un tempo di pace, in una sorta
di età dell’oro, come quella di Saturno, grazie alla pax romana imposta da Augusto dopo decenni di
conflitti civili, sia perché Saturno era considerato il pianeta protettore, oltre
che del Lazio, anche della Palestina.
Passando dal mondo romano a quello orientale, non si può non ricordare l’attesa presente in quel tempo anche in un’altra
religione: i magi che giungono da Babilonia, seguendo la stella, per adorare
Gesù, sono infatti famosi astronomi e seguaci di Zoroastro.
Nella loro tradizione religiosa, imperniata su un
forte dualismo, prevale comunque un’ottica ottimista, perché dopo alcuni “soccorritori”,
arriverà quello definitivo, detto “verità incarnata”, nato da una
fanciulla, “senza che alcun uomo le si avvicini”, ad assicurare il
trionfo del Bene.
Ecco che probabilmente l’attesa di un “Soccorritore”
è all’origine della venuta dei magi a Betlemme: guidati da una “stella” che
molti studiosi, da Keplero in poi, hanno identificato con la congiunzione
luminosissima tra Giove e Saturno (sempre lui), nella costellazione dei Pesci
(considerata segno della “Fine dei Tempi”, e simbolo del Cristianesimo). Congiunzione
che fu prevista dagli astronomi babilonesi, cioè dai magi, a ragione, per il 7
a. C. Proprio l’anno considerato oggi come la vera data di nascita di Cristo.
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