Esistono ragioni valide per apostatare? Si può sacrificare la fede per qualche valida ragione?
All'interrogativo risponde questa recensione al film Silence, uscito ieri nelle sale cinematografiche italiane, pubblicata da LNBQ e ripresa da Il Timone, 11.1.2017, che rilanciamo nella
commemorazione del Battesimo di N. S. G. Cristo nelle acque del fiume Giordano
e nell’Ottava della festa dell’Epifania.
Su
questo film, v. anche Sandro
Magister, Basta proselitismo, è tempo di “Silence”. Anche per le
missioni cattoliche, in blog Settimo
Cielo, 9.1.2017.
Jacques Stella, Battesimo di Gesù, XVII sec., Cappella del fonte battesimale, chiesa di Saint-Louis-en-l'île, Parigi |
Claudio Francesco Beaumont, Battesimo di Gesù, XVIII sec., Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, Racconigi |
Silence, o della
giustificazione dell’apostasia
di Brad Miner*
Quando San Francesco Saverio
portò il cattolicesimo in Giappone nel 1549, era dura imbattersi in persone
convertite. Saverio ebbe molte difficoltà a imparare il giapponese, e,
inizialmente, si affidò alle immagini, di solito illustrazioni di Cristo, di
Maria e dei santi, per raccontare la storia cristiana. Morì tre anni dopo l’inizio
della sua missione in questo paese.
Tuttavia, si convertirono in
centinaia di migliaia, e la Chiesa giapponese prosperò
per più di una generazione, fino all’inizio delle persecuzioni. Nel 1597,
ventisei cristiani furono crocifissi a Nagasaki. A partire dell’anno seguente e
fino agli anni ‘30 del secolo successivo, altri 205 nel paese furono
martirizzati. E, dall’arrivo in Giappone, nel 1639, dei due preti-eroi
portoghesi, di cui parla anche Shusaku Endo nel suo romanzo Silenzio,
del 1966, ne vennero uccisi altri 206 con la colpa di essere Kirishitan.
Quello che le autorità giapponesi
ritenevano essere un contributo commerciale
con i paesi occidentali, da quel momento venne considerato una minaccia letale
al patrimonio culturale giapponese. L’opera missionaria era pericolosa, e quei
finti preti, basati su veri missionari, erano totalmente pronti a morire per
Gesù. Ma il libro di Endo (e la sua nuova versione cinematografica di Martin
Scorsese) non parla di martirio, ma su come evitarlo. Le autorità vogliono,
soprattutto, l’apostasia (convinta o non), e la maggior parte dei personaggi
principali diventano apostati.
Ora, a distanza di cinque secoli, è facile guardare con disdegno un prete che conosce
i rischi e abbandona la vocazione della fede a cui la sua ordinazione lo aveva
vincolato. Scorsese sembra chiedersi: Cosa fareste se vi venisse chiesto di
calpestare un’immagine sacra di Gesù, se, così facendo, salvaste la vita di
altri? I Kirishitan sono sospesi a testa in giù sopra una fossa, con delle
piccole incisioni sul collo, sanguinando lentamente a morte, e solo voi potete
salvarli. Non dovete fare altro che pestare il piede su di una fumi-e – una
specie di icona demoniaca su cui è raffigurato Cristo. Cosa fareste voi?
Bene, quelle centinaia di veri
martiri giapponesi, tutti quanti santi, morirono
per il loro rifiuto a diventare apostati – perché credevano che le loro vite,
nonostante una fine agonizzante, fossero redente da Cristo. Li aspettava la
gioia eterna.
Endo era un cattolico convertito, ed è giusto chiedersi quanto completa fosse la sua
conversione. Martin Scorsese è cattolico dalla nascita, ma, nonostante il suo
incontro con Papa Francesco durante il lancio del suo film (la cui prima è
stata il 23 dicembre), non lascia trasparire in nessun modo la sua fede
cattolica.
Il libro riprende molto il
romanzo anti-coloniale di Joseph Conrad, Cuore di tenebra (1899), la storia di un uomo di nome
Marlow che fa un viaggio in Congo in cerca di un commerciante d’avorio di nome
Kurtz, descritto come “emissario della pietà, della scienza, del progresso” ma
venerato dagli indigeni come un dio. Il libro di Conrad ha ispirato anche Apocalypse
Now, il film del 1979 di Francis Ford Coppola, in cui un capitano dei
servizi segreti dell’esercito statunitense va nel Mekong in cerca di un
colonello ribelle, anche lui di nome Kurtz, divenuto un dio per i Montagnard.
Entrambi i Kurtz muoiono pronunciando la famosa frase: “L’orrore! L’orrore!”.
Cosa ha a che fare questo con Silenzio di
Scorsese? I due preti Gesuiti,
Sebastiao Rodrigues (Andrew Garfield) e Francisco Garrpe (Adam Driver) arrivano
in Giappone per cercare Padre Cristovao Ferreira (Liam Neeson), che si dice sia
diventato un indigeno, al punto da diventare apostata e sposarsi.
Quando Endo lesse Cuore
di tenebra, evidentemente rimase
impressionato dall’organizzazione fittizia con cui corrisponde Kurtz, la
Società Internazionale per la Soppressione delle Usanze Selvagge, perché questa
è sicuramente una parte di quello a cui equivale l’attività missionaria in ogni
parte del mondo – perlomeno, nella mentalità indigena – e, probabilmente, Endo
amava Cristo, ma non era particolarmente appassionato dei cristiani.
Quando Marlow/Rodrigues/Garfield,
alla fine, si confronta con
Kurtz/Ferreira/Neeson, è l’uomo più anziano, ex insegnante di Rodrigues in
Portogallo, che assicura l’apostasia dell’uomo più giovane.
Il film di Scorsese è, di fatto,
la seconda trasposizione sul
grande schermo del libro di Endo. La prima fu Chinmoku (Silenzio in
giapponese) di Masahiro Shinoda, del 1971. Due attori americani impersonarono i
preti portoghesi, ma con una differenza: entrambi erano in grado di pronunciare
la maggior parte delle loro battute in giapponese, mentre Garfield, verso la
fine del film di Scorsese, ne mastica appena qualche parola. Forse, la cosa più
sorprendente riguardo al primo film è la scelta di Tetsuro Tamba (che aveva
interpretato Tanaka “Tigre” nel film di James Bond Si vive solo due
volte) per il ruolo di Ferreira. Come dire: ecco qua un Gesuita portoghese
che è diventato un vero indigeno!
Il film di Shinoda ha una durata
ragionevole di due ore, quello di
Scorsese quasi tre; questo perché è ripetitivo e non perché debba raccontare di
più rispetto a Shinoda. Quando il libro raggiunge l’apice, Rodrigues sente la
sabbia che gli cede sotto i piedi
Dai più profondi recessi
del mio essere, un’altra voce si fece sentire in un sussurro. Supponendo che
Dio non esita …
Era una fantasia spaventosa. Se non esiste, quanto diventa tutto assurdo! Quale
assurdo dramma diventano le vite di Mokichi e di Ichizo, legati al palo e
lambiti dalle onde. E i missionari che hanno passato tre anni solcando i mari
per giungere in questo paese … che illusione è stata la loro! Anch’io qui, a
vagare su desolate montagne: che assurda situazione!
Silenzio di Scorsese non è un film cristiano fatto da un regista cattolico, bensì una
giustificazione della mancanza di fede: l’apostasia, se salva delle vite,
diventa un atto di carità cristiana, proprio come il martirio diventa quasi satanico
se inasprisce le persecuzioni. “Cristo sarebbe diventato un apostata a causa
dell’amore” dice Ferreira a Rodrigues e, naturalmente, Scorsese è d’accordo.
La visione di Silenzio,
è consentita ai bambini solo in presenza di un adulto, per via delle molteplici scene di tortura. Molti
americani e britannici si sono visti rubare la scena per il film da un superbo
cast giapponese che include: Yosuke Kubozuka nel ruolo di Kichijiro, un Giuda
che guadagna molto più argento rispetto a quello originale; Issei Ogata nel
ruolo del principale antagonista dei missionari, l’inquisitore Inoue; Shin’ya
Tsukamoto (Mokichi) e il grande Yoshi Oida (Ichizo), nel ruolo dei paesani
cattolici martirizzati dall’inquisitore. Non sorprenderebbe se uno tra Oida o
Kubozuka ricevesse una nomination all’Oscar come attore non protagonista. Nel
caso, si tratterebbe, probabilmente, dell’unico accenno al film da parte dell’Accademia.
*Pubblicato su The Catholic Thing, 26 dicembre
2016. Traduzione di Davide Polenghi
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