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18 febbraio 1563 - In ricordo del II duca di Guisa, Francesco I di Lorena
Oltre all'eresiarca Lutero, in questo giorno si ricorda il martirio di un autentico difensore della fede cattolica: Francesco I di Lorena, II duca di Guisa, gran Ciambellano di Francia e Gran Cacciatore, insigne condottiero, capo della Lega Cattolica contro gli eretici e vincitore degli Ugonotti protestanti nelle battaglie di Rouen e di Dreux, Morì la sera del 18 febbraio 1563, a causa di un colpo di pistola, per mano di un eretico, Jean de Poltrot de Méré, ad Orleans, che perì, a sua volta, in maniera atroce il 18 marzo successivo. Complice di quest'assassinio fu il re Enrico III, figlio di Caterina de' Medici.
Pure il figlio di Francesco I, Enrico I, duca di Guisa, detto lo Sfregiato, morirà assassinato, sempre per ordine del sovrano di Francia filoprotestante.
Pure il figlio di Francesco I, Enrico I, duca di Guisa, detto lo Sfregiato, morirà assassinato, sempre per ordine del sovrano di Francia filoprotestante.
François Clouet, Ritratto di Francesco I di Lorena duca di Guisa, 1550-60 |
Paul Delaroche, L'assassinio del duca di Guisa Enrico, figlio di Francesco, 1834, Musée de Condé, Chantilly |
Charles-Barthélémy-Jean Durupt, Il re Enrico III spinge col piede il cadavere del duca di Guisa, Enrico, figlio di Francesco, 1832, Castello, Blois |
Mons. Schneider: "Lutero non è un testimone del Vangelo" (stralcio dell'intervista per Rorate caeli). In morte dell'eresiarca tedesco
Il 18 febbraio 1546 moriva suicida l’eretico Martin Lutero, dopo
una notte di gozzoviglie. Vi sono varie “testimonianze”, protestanti e cattoliche,
su questo ultimo gesto disperato di Lutero.
Qui, ci basti ricordare la principale; quella del suo servo personale,
Ambrogio Kuntzell (o Kudtfeld) il quale, colpito nell’animo da quel terribile
castigo di Dio sul suo padrone, finì col confessare tutte le particolarità! Ecco
la sua testimonianza: «Martin Lutero, la sera prima della sua morte, si lasciò
vincere dalla sua abituale intemperanza e con tale eccesso che noi fummo
obbligati a portarlo via, del tutto ubriaco, e coricarlo nel suo letto. Poi, ci
ritirammo nella nostra camera, senza nulla presagire di spiacevole! All’indomani,
noi ritornammo presso il nostro padrone per aiutarlo a vestirsi, come d’uso.
Allora - oh, quale dolore! - noi vedemmo il nostro padrone Martino appeso al
letto e strangolato miseramente! Aveva la bocca contorta, la parte destra del
volto nera, il collo rosso e deforme. Di fronte a questo orrendo spettacolo,
fummo presi tutti da un grande timore! Non di meno corremmo, senza alcun
ritardo, dai Prìncipi, suoi convitati della vigilia, ad annunziare loro quell’esecrabile
fine di Lutero! Costoro, colpiti dal terrore come noi, ci impegnarono subito,
con mille promesse e coi più solenni giuramenti, ad osservare, su quell’avvenimento,
un silenzio eterno, e che nulla di nulla fosse fatto trapelare. Poi, ci
ordinarono di staccare dal capestro l’orribile cadavere di Lutero, di metterlo
sul suo letto e di divulgare, dopo, in mezzo al popolo, che il “maestro Lutero”
aveva improvvisamente abbandonata questa vita»! Questo è il racconto della
morte-suicida di Lutero, fatta dal suo domestico Kudtfeld; un “racconto” che fu
pubblicato, ad Anversa, nel 1606, dallo scienziato Sédulius. Il dottor de Coster
- subito chiamato! - fu lui che constatò che la bocca di Lutero era contorta,
che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme,
come se fosse stato appunto strangolato. Questa sua diagnosi la si può
verificare su una incisione che Lucas Fortnagel fece subito il giorno dopo la
morte di Lutero, e che fu pubblicata da Jacques Maritain nella sua opera: Tre riformatori,
a pagina 49 (dell’edizione francese). Lutero, quindi, non morì di morte
naturale, come si è falsamente scritto su tutti i libri di storia del protestantesimo,
ma morì “suicida” nel suo stesso letto, dopo una lautissima cena in cui, come
al solito, aveva bevuto smisuratamente e si era rimpinzato di cibo oltre ogni
limite! Sopra il suo letto, un giorno, egli vi aveva scritto: «Papa, da vivo
ero la tua PESTE; da morto sarò la tua MORTE»! (Pestis eram vivus, moriens
ero mors tua).
Del resto, come poteva morire se non in modo così disperato chi
aveva in orrore anche solo il leggere il canone della Messa e che il giorno
della sua stessa ordinazione sacerdotale, mentre il suo Vescovo gli conferiva
la potestà di consacrare (Accipe potestatem sacrificandi pro vivis et
mortuis), si augurava che la terra l’inghiottisse (così ricorda Jacques Maritain, Tre riformatori.
Lutero, Cartesio, Rousseau, Morcelliana, Brescia, 20018, con Introduzione
di Antonio Pavan e Prefazione
di Giovanni Battista Montini, pp.
52-53)?
Nonostante la sua morte suicida, non crediate che sia in Paradiso
a godere il pegno dei giusti. Egli, infatti, giace all’Inferno, tormentato di
continuo dai demoni, dopo aver rifiutato l’ultima ancora di salvezza che Dio
gli aveva offerto. Come abbiamo già ricordato in altra occasione (v. qui).
A questo riguardo assai interessante è il dialogo – vero – tra
Lutero e la moglie, la ex monaca Katharina von Bora, come ci è riportata da uno
storico, al di sopra di ogni sospetto quale fu Jean-Marie-Vincent Audin, nella
sua Storia della vita di Martin Lutero. Ecco la traduzione italiana:
«Una sera, le stelle scintillavano di straordinario splendore, il cielo sembrava
di fuoco … - Osserva come quei punti luminoso risplendono, disse Caterina a
Lutero … Lutero alzò gli occhi – Oh! che viva luce! disse, essa non risplende
per noi! – E perché? soggiunse Bora, forse che saremmo privati del regno de’
cieli? Lutero sospirò … - Forse, disse, per punirci perché abbiamo abbandonato
il nostro stato - Bisognerebbe dunque ritornarvi? suggiunse Caterina. – È
troppo tardi, il carro è impantanato, replicò il dottore, e ruppe il colloquio»
(Jean-Marie-Vincent Audin, Storia
della vita, delle opere e delle dottrine di Martino Lutero, vol. II, Milano 1842, p. 126. Nella versione francese, Id., Histoire de la vie, des écrits e
des doctrines de Martin Luther, vol. II, Paris 1841, p. 278). Lutero
aveva, dunque, rimorsi di coscienza per aver abbandonato i suoi voti? Dio,
dunque, nella sua infinita misericordia, aveva offerto all’eresiarca un’ultima
ancora di salvezza, nella speranza che lo spettacolo del cielo lo inducesse a
pentimento ed a resipiscenza per il male commesso, per i voti infranti e per
essere stato causa, con le sue empie, dottrine, della dannazione di molte genti
ed intere generazioni di uomini.
Che sia dannato, poi, non lo diciamo noi. Ce l’attestano i mistici.
Una di queste, come ricordavamo in altre occasioni, fu la Beata Maria Serafina
Micheli, elevata agli onori degli altari nel maggio 2011 (v. qui
e qui).
Come ci racconta don Marcello Stanzione (v. Suor Serafina Micheli e
la visione di Lutero all’Inferno, in Milizia
di San Michele, nonché La posizione di Martin Lutero all’inferno/
Extra Ecclesiam nulla salus, in Radiospada,
24.8.2012), nel 1883, la mistica si trovava a passare per Eisleben, nella
Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto
centenario della nascita del grande eretico (10 novembre 1483), che spaccò l’Europa
e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati.
Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche
l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni
celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata
a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era
quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù
Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una,
ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini ... d’accesso,
per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una
chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode,
che le disse: “Alzati, perché questo è un tempio protestante”. Poi le
soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato
e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”. Dopo queste parole vide un’orribile
voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile
numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che
si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a
stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli
nella testa un grosso chiodo. La suora pensava: se il popolo in festa vedesse
questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi,
commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio. In seguito, quando le
si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e
nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno
soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.
Vanno perciò rigettati, in quanto erronei, contrari alla fede,
maleodoranti, perniciosi, storicamente falsi, che portano all’esaltazione di un’anima
reproba ed al danno di tante anime, tutti quegli insegnamenti “magisteriali”,
che dipingono l’eresiarca come un sincero cercatore di un rinnovamento
spirituale della Chiesa, come un una persona profondamente religiosa che ardeva
di ansia apostolica per la salvezza delle anime (forse chi lo dice dimentica i Discorsi
conviviali dell’eresiarca … o che aveva avallato la bigamia: v. qui)
o come personaggio il cui pensiero sarebbe asseritamente cristocentrico, un
personaggio che aveva idee cattoliche, ecc. (su queste ed altri insegnamenti “magisteriali”
sull’eresiarca, in piena continuità tra loro, cfr. Lutero e la Riforma:
Bergoglio in continuità con Wojtyla e Ratzinger, in UCCRline.it,
16.2.2017). Nulla di più fallace ed erroneo. Non foss’altro perché – come ricordato
con un aforisma in altra
occasione - anche Lucifero aveva buone intenzioni (dal suo punto di vista
ovviamente) ed iniziò bene: era un eccelso angelo! Pure Giuda Iscariota iniziò
bene: era un discepolo prescelto da Gesù stesso! Pure Ario o Nestorio iniziarono
bene (l’uno era prete e l’altro patriarca di Costantinopoli) ed avevano –
inizialmente – idee cattoliche … . Chi dice questo non ha inteso che,
nella logica del Vangelo, non è detto che chi inizia bene, finisca parimenti
bene. Anzi, è vero il contrario. Nella storia della Chiesa, molti Santi hanno
iniziato la vita da grandi peccatori, per poi finire bene. È la logica degli
operai dell’ultim’ora.
Non a caso, peraltro, la Chiesa ha sempre invitato i fedeli ad
invocare da Dio il dono della perseveranza finale, poiché il momento della
morte è quello decisivo, più importante persino della nascita: è quello in cui
ci si gioca l’eternità. Poco importa – dinanzi a Dio – cosa si sia stati in
vita: ciò che conta è come ci si trovi, in rapporto a Dio, al momento della
morte. Per questo, invochiamo la Vergine, nell’Ave Maria, di pregare per noi «adesso
e nell’ora della nostra morte» (nunc et in hora mortis nostrae), stante
la decisività di quell’istante finale nel quale è in gioco l’eternità.
Nel giorno della morte dell’eresiarca, perciò quanto mai appropriato
è questo stralcio dell’intervista a Mons. Schneider, nel quale – in maniera
chiara – ricorda come Lutero non possa essere definito un testimone del
Vangelo. L’intervista è riportata in Rorate
caeli, Feb. 16, 2017.
Lucas Cranach il Giovane, Lutero sul letto di morte, 1546, Niedersächsisches Landesmuseum, Hannover. Il collo di Lutero appare rigonfio e livido: chiaro sintomo della sua morte da soffocamento |
Katharina von Bora in abito da lutto, 1546 |
Martin
Luther is Not A Witness to the Gospel Bishop Schneider on Vatican Document
CFN Intro: On
February 16 Rorate Caeli and Adelante la Fe posted a comprehensive video interview with the well-known conservative
Bishop Athanasius Schneider of Kazakistan that runs about 48 minutes. The
interview covered a myriad of topics, but CFN is spotlighting Bishop Schneider’s
magnificent response regarding a recent Vatican document that names the
heresiarch Martin Luther as a witness to the Gospel. We know you will benefit
from Bishop Schneider’s forthright commentary (JV).
Question: A controversial document from the Pontifical Council for Christian Unity
equates Saint Ignatius of Loyola and Saint Francis of Borgia with Martin
Luther, calling him a witness to the Gospel. We as Catholics are aware of the serious
damage Luther caused to the Church, what should be our position if our
ecclesiastical authorities invite us to consider Luther as a witness to the
Gospel?
Bishop
Schneider. Well,
this document is issued by the Pontifical Council for Christian Unity, this
Council has no doctrinal authority. We have no need to take seriously this
document, which is objectively wrong. It is against the evidence. We cannot put
on the same level Luther and Saint Ignatius. This is a contradiction. Luther cannot
be a witness to the Gospel, and the Church will not ask us to accept this
because it is only a statement from the pontifical Council so it need not be
taken seriously.
When we examine
in sincerity and honesty Luther and his work, he caused immense damage to the
entire Christianity. He divided Christianity. He is not a witness of the
Gospel. He denied almost the entire previous tradition from 1500 years. This
cannot be a witness to the Gospel who puts himself as the authority to
interpret the Word of God. This is against the Faith which Christ gave us and
which the apostles transmitted to us in a basic manner – to reject the
Holy Tradition as really a fount of revelation and the entire thinking of the
Church which the Holy Ghost guided in the dogmatic and doctrinal issues, and
this is the case. Luther did not reject [merely] the disciplinary tradition,
the pastoral tradition, but he rejected the fundamental doctrinal tradition of
the Church. And the doctrinal tradition of the Church is the Gospel. This is Gospel. And when I reject the substance
of the entire Apostolic and immutable constant tradition of the Church (in the
case of Luther, 1500 years) I am rejecting the Gospel.
For example,
in Kazakistan where I am living there was a holy martyr priest who was
beatified, Blessed Oleksa Zarytsky whom my parents had known personally, he
blessed me when I was a child. This priest was from the Byzantine Rite, but
Catholic. And the Communist asked them not to deny Christ, not to deny the sacraments,
but only to deny one point of the Gospel: the primacy of Peter, the papacy
(which is in the Gospel). Blessed Oleksa told the tribunal, “If I would deny
this point on the primacy of Peter, I will deny entire Gospel. I will be the
anti-witness of the entire Gospel.” This is in our time, he died in 1963.
So, in the
case of Luther, he rejected the heart of the Church, which is the Eucharist. He
rejected the sacrificial essence and substance of the Eucharistic celebration,
and this is the heart of the Church – the Eucharist. This is just one example.
So how could one be a witness to the Gospel when he rejects the heart of the
Church, the sacrificial nature of the Mass itself?
Luther
called the Mass an invention of the devil, a blasphemy. He called the papacy an
invention of satan. How can we name this person as a witness? When we do this,
we don’t believe in the sacrificial character of the Mass, or we don’t believe
in the primacy of Peter, or we don’t believe in the Catholic manner of the
unchangeable doctrinal tradition of the Church, or we are committing a lie and
playing only a game of political correctness. This is very dishonest. Or we
have an intellectual position of relativism, that truth and untruth are the
same. And so in this case when this document from the Pontifical Council states
that Luther is more or less the same level as St. Ignatius, they are putting
truth and error at the same level. This is the position of philosophical and
theological relativism. And this is very dangerous.
So I think
we need not take this document seriously, because it has no doctrinal
authority. It is in itself contradictory and completely wrong. This document
will not last for many years. Because the Church is more powerful, the unchangeable
truth is more powerful than this weak and very wrong document. It will pass
away with time.
Fonte: Catholic Family News, Feb. 17, 2017
Fonte: Catholic Family News, Feb. 17, 2017
giovedì 16 febbraio 2017
mercoledì 15 febbraio 2017
"O lingua benedicta" - Antifona nella Traslazione delle reliquie di S. Antonio o Festa della Lingua
A Padova la Traslazione delle sacre reliquie di sant’Antonio di Padova, Prete dell’Ordine dei Minori, Confessore e Dottore della Chiesa. Nell’aprire la cassa di ruvido legno che conteneva le venerande spoglie, san Bonaventura da Bagnoregio, allora Ministro Generale dei Minori, che presiedeva la sacra funzione si accorse con stupore che la lingua del santo era incorrotta. Mostrando la preziosa reliquia ai fedeli, esclamò: «O lingua benedetta, che hai sempre benedetto il Signore e lo hai fatto benedire dagli altri, ora appare a tutti quanto grande è stato il tuo valore presso Dio».
In onore di S. Antonio da Padova (o da Lisbona):
martedì 14 febbraio 2017
Nel 72° anniversario del battesimo di Eugenio Zolli un suo aforisma
Il 13 febbraio 1945 l'ex Rabbino Capo di Roma, Israel Zolli, rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo ricevendo il santo Battesimo. In onore dell'allora regnante Pio XII assume il nome di Eugenio Pio.
La luce di Cristo aveva rischiarato le tenebre di un altro Saulo e da un Giudeo incallito aveva nuovamente tratto un Cattolico integrale (FONTE).
Per questo sarà condannato ad una sorta di damnatio memoriae da parte dei suoi ex correligionari ed anche .... dalla neo-chiesa.
lunedì 13 febbraio 2017
Gesù risponde ai Dubia; causa finita
Le
letture di ieri, VI domenica del tempo ordinario (Anno A) secondo il calendario
del Novus Ordo montiniano (nel calendario tradizionale ieri era la
Domenica di Settuagesima!) cadevano a pennello sul tema su cui da mesi si
dibatte e cioè se sia lecito o no ad un divorziato risposato accedere o meno
alla Comunione in ragione della c.d. misericordia.
Le
letture di ieri, ebbene, non davano adito a dubbi di sorta né ammettevano
eccezioni o un discernimento “caso per caso”.
Non
sarà, del resto, un caso se il vescovo di Roma Bergoglio si sia guardato bene
dal commentare il passo evangelico matteano «chiunque sposa una ripudiata,
commette adulterio». Egli si è soffermato solo su quello precedente cioè dei
pensieri impuri, trovando – evidentemente – sconveniente soffermare l’attenzione
sul passo successivo molto esplicito e decisamente in rotta con la sua
esortazione Amoris laetitia. Non sarà neppure un caso che anche i
predicatori ieri, commentando le letture, o semplicemente abbiano – come il Nostro
– “dimenticato” il punto dolente oppure abbiano cercato di dargli un
significato diverso da quello del testo stesso.
In
verità, quel testo evangelico è la pietra d’inciampo dell’intero apparato dell’Amoris
laetitia; pietra d’inciampo che non ammette repliche, visto che si
tratta delle parole esplicite di Nostro Signore. Ogni replica equivarrebbe a riscrivere
il Vangelo ed a sostituirsi – con superbia – al Signore stesso.
Significativamente un vescovo di Bismarck, negli Stati Uniti, Mons. David Kagan, ha scritto su twitter: “Leggete il Vangelo di oggi. Non c’è da sorprendersi che la Chiesa abbia sempre insegnato che i divorziati e risposati non possono ricevere la Santa Comunione. Sesto comandamento” (cfr. Marco Tosatti, A.L. Un vescovo USA: il Vangelo di ieri spiega perché la Chiesa ha sempre negato la Comunione ai divorziati risposati, in Stilum Curiae, 12.2.2017). Insomma, il fedele comune, sentendo queste parole delle letture, trova difficile fare due più due eguale a cinque. Sarebbe da eretici cercare, nelle parole chiare e definitive di Gesù, delle eccezioni, che Egli non ha ammesso. Cfr. Antonio Socci, Domenica scorsa in tutte le chiese cattoliche è stato letto un formidabile “manifesto” che demolisce tutto il bergoglismo. Era nelle letture della Messa, in blog Lo Straniero, 13.2.2017.
Gesù
risponde ai Dubia; causa finita
Nelle letture odierne il vangelo parla molto chiaro. Dal libro del
Siracide: “… a nessuno ha dato il permesso di peccare”;
Dal Vangelo: “Non crediate che io sia venuto ad
abolire la Legge o i Profeti; non sono
venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché
non siano passati il cielo e la terra, non passerà un
solo iota o un
solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque
trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare
altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli…”.
Fonte: Libertà e persona, 12.2.2017