Nella festa della Purificazione
della B.V.M. ovvero di quella che viene detta Ypapante del Signore, rilanciamo
l’editoriale di Radicati nella fede, ripreso da Riscossa
cristiana.
Mateo Gilarte, Presentazione di Gesù al Tempio, 1651, museo del Prado, Madrid |
Guercino, Purificazione della Vergine, 1654-55, chiesa di Santa Maria della Pietà dei Teatini, Ferrara |
Francisco Rizi, Presentazione di Gesù al Tempio, 1663, Museo del Prado, Madrid |
Enrico Albrici, Presentazione di Gesù al Tempio, 1754, Bergamo |
Ambito astigiano, Presentazione di Gesù al tempio, XVIII sec., Asti |
Ambito astigiano, Presentazione di Gesù al Tempio, 1720 circa, Asti |
Ambito francese, Presentazione di Gesù al Tempio e II Dolore della B.V.M. (profezia di Simeone), XIX sec., Bergamo |
Raffaele Postiglione, Presentazione di Gesù al Tempio, XIX sec., Napoli |
Paolina e Lisabetta Pagnoncelli, Presentazione al Tempio di Gesù, 1836, chiesa parrocchiale, Bottanuco |
Pietro Paoletti, Presentazione di Gesù al tempio, XIX sec., Venezia |
Ambito italiano, Presentazione di Gesù al tempio, 1890-1910, Trento |
LA
REAZIONE E LA RECRIMINAZIONE
Editoriale
di “Radicati nella fede”
Anno X
n. 2 - Febbraio 2017
Gli anni passano, e passano
veloci e chi vive di recriminazioni resta senza nulla in mano.
Questo è vero per ogni cosa della
nostra vita umana, ma è vero e forse ancora di più per la vita di fede, per la
vita soprannaturale, la vita di grazia.
Non è vero per un motivo
moralistico, perché recriminare non è bene, non è bello; ma è vero per un
motivo strutturale, cioè morale: la vita di grazia non può stare con la recriminazione,
con il continuo lamento.
Con questo non vogliamo dire che
non si debba reagire al male e alla crisi: questo foglio di collegamento è nato
come reazione anche; per essere uomini di Dio occorre essere anche uomini di
reazione, occorre reagire; ma la reazione, quella vera, è di natura diversa
dalla recriminazione.
La reazione parte dal positivo di
una vita che si pone; la reazione difende un positivo che c’è già.
La recriminazione, che non è
reazione, parte dalla rabbia di chi aspetta da altri la soluzione dei propri problemi.
La recriminazione parte da un vuoto terribile.
Anche tra noi, nel mondo della
Tradizione per intenderci, passa questa linea di demarcazione tra reazione e
recriminazione.
Chi, in questi anni, ha fatto la
Tradizione, vive in pace e continua a fare un gran bene alla propria anima e
alla Chiesa tutta.
Chi, invece, in questo lavoro non
è mai partito, per timidità, per prudenza umana o peggio per calcolo meschinamente
umano, oggi vive di rabbia, colpevolizzando il sistema per i propri passi non
fatti.
Invece occorre avere una
posizione morale veramente equilibrata, cioè cattolica.
Ed è equilibrata, cioè vera, la
posizione morale che non dimentica nessuno dei fattori in gioco nell’azione
umana. Se dimentichi un fattore, diventi di fatto eretico, perché l’eresia è di
per sé uno squilibrio, una sottolineatura indebita.
La vita cristiana è vita
soprannaturale, è vita di grazia, ma la grazia non annulla la tua libertà, anzi
chiede che la tua libertà si metta in gioco: tu devi corrispondere alla grazia
di Dio dentro un’azione reale, e non solo cerebrale. In una parola semplice, la
grazia di Dio ti dà la capacità di operare il bene, tu poi devi operare il bene
che Dio ti dà la possibilità di riconoscere e operare.
Negare uno dei due fattori
sarebbe squilibrare il disegno di Dio, sarebbe uscire dalla realtà.
Non siamo Protestanti,
sottolineando la grazia di Dio e basta: fanno così quei tradizionali che
guardano al valore della Tradizione, e questo è giusto, ma che poi, fermandosi
alla pura contemplazione, non agiscono di conseguenza. Non operano scelte
concrete, che sono costose, perché la Tradizione diventi una vita reale per
loro.
Eh sì! perché se è vero che nella
vita personale non si può sottolineare unicamente la Grazia di Dio che salva,
dimenticando che da parte nostra deve corrispondere alla Grazia un’azione positiva
reale – non ci si salva senza le opere, come ci ricorda san Giacomo nella sua
lettera e come ribadisce tutta la Rivelazione e la Tradizione della Chiesa
contro la pretesa protestante del sola gratia - se è vero
questo per la vita personale, lo è altrettanto per la vita della Chiesa tutta,
nel suo aspetto pubblico e sociale; e questo è vero anche per il ritorno della
Chiesa alla sua salvifica Tradizione: che senso avrebbe essere giustamente
anti-protestanti e poi attendere che la riforma anti-modernista della Chiesa
piova dal cielo senza che tu abbia fatto nulla? E il fare non consiste in un
recriminare o in un parlare della Tradizione, ma consiste nel porre opere
concrete perché la Tradizione viva: prima tra tutte nel celebrare nel vetus
ordo e nell’assistere alla Messa di sempre.
Non siamo nemmeno Liberali,
pensando che la grazia possa agire in noi senza limitare le nostre libertà personali
(nei liberali le libertà personali prevalgono sempre sulle scelte definitive):
che senso avrebbe, anche qui, volere la Tradizione nella Chiesa e non decidersi
nell’operare concretamente a favore di essa al fine di restare liberi nei
movimenti personali? Quanti “tradizionalisti” rischiano di fare così!
Siamo cattolici: ci salviamo se
corrispondiamo alla grazia, concretamente, se facciamo il bene, non se lo
guardiamo da lontano.
Così siamo Tradizionali, cioè
Cattolici secondo l’assioma di Pio X, se facciamo la Tradizione concretamente,
fino in fondo, espletando tutte le possibilità concrete che ci sono date, fino
al sacrificio di noi stessi; non lo siamo, invece, se ci limitiamo a commentare
da lontano la situazione disastrosa della Chiesa, anche se lo facciamo secondo
idee tradizionali.
La fede senza le opere è morta,
sempre, anche nella Tradizione... sia questo il richiamo che segni il nostro
passo.
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