In occasione della giornata per la vita di ieri,
domenica 5 febbraio, festa di sant’Agata, rilanciamo un post apparso qualche
tempo fa in lingua spagnola, riguardante la crudele pratica dell’aborto.
Nel corso degli ultimi decenni sono stati creati
alcuni “miti” che giustificherebbero un fantomatico diritto di abortire. Usiamo
intenzionalmente la parola aborto perché esprime senza alcuna attenuazione estetica
la cruda realtà di un crimine che, in questo nostro tempo, sembra diventare
sempre più una necessità insostituibile del diritto alla salute e all’autodeterminazione
della donna.
Il leader del Foro Español de la Familia,
ha avuto modo di elencare i dieci miti e falsità con i quali si cerca, non solo
di sminuire la gravità di un crimine contro la vita di creature innocenti, ma
di farne addirittura un irrinunciabile segno di progresso e di ascesa del
sistema sanitario e del diritto dei popoli.
Il suddetto leader, di nome Benigno Blanco,
sopranumerario dell’Opus
Dei ha anche ricoperto
in Spagna ruoli di alta amministrazione. Infatti, è stato Secretario de Estado (paragonabile a un
viceministro) in diversi settori del governo spagnolo e per diversi anni.
Tuttavia, al di là dei ruoli amministrativi del Blanco e senza voler indagare
quali correnti convergono in una realtà così variegata e che professa esplicitamente
la sua aconfesionalidad,
come il già citato Foro de la Familia,
riteniamo che le dieci falsità di cui qui di seguito si parla siano
condivisibili da chiunque desideri maggiore giustizia e rispetto per la vita
innocente.
Pubblichiamo, perciò qui di seguito, in una nostra
traduzione, il più letterale possibile, la sintesi circa le suddette dieci falsità
cui abbiamo appena accennato. Sintesi che è apparsa (qui)
su un sito argentino che ha dedicato altri post a temi bioetici come questo.
Sant’Agata è anche protettrice delle donne
ammalate. Affidiamo alla grande martire tutte le donne perché si prendano cura
non soltanto della salute del loro corpo, ma anche della salute di coloro che
esse portano o porteranno in grembo, perché in tal modo esse guadagneranno anche
la salute eterna della loro propria anima. Dio è fedele e terrà conto di
ogni merito e sacrificio.
Maria Agostina Antezza
Le
dieci falsità più frequenti sull’aborto
Benigno Blanco, presidente del Forum delle famiglie nonché una delle persone che più si è impegnata per sradicare l’aborto nel mondo, risponde alle dieci argomentazioni più diffuse sulla soppressione della gravidanza. Con la presentazione della riforma della legge sull’aborto in Spagna, si ravviva un dibattito che non è mai scomparso dalla società.
Sono molti i miti, gli errori e le menzogne riguardo a questa questione, ed è necessario saper rispondere con argomenti chiari. Questo testo pubblicato nel settimanale L’Alfa e l’Omega, diretto da Miguel Angel Velasco, può essere utile.
1. È un diritto delle donne poter decidere
No. Quando la legge consente a chi è libero di
disporre della vita degli schiavi, ai genitori di disporre della vita dei neonati,
agli uomini della vita delle donne, agli ariani della vita degli ebrei, ai bianchi
della vita dei neri, alle donne in stato di gravidanza della vita dei loro
bambini non ancora nati ... Non è il diritto di decidere liberamente, dei
genitori, degli uomini, degli ariani, dei bianchi o delle donne incinte, ma è
invece la negazione del diritto alla vita di schiavi, neonati, donne, ebrei,
neri o bimbi non ancora nati.
2. Vi è un ragionevole dubbio riguardo a quando si origina la vita umana
Non è vero. È scientificamente provato che la vita – e
non solo nella specie umana – si origina con il concepimento, quando si forma
il patrimonio genetico dell’individuo, patrimonio che lo definirà per sempre
come un individuo appartenente senza ombra di dubbio alla specie umana. Se
qualcuno avesse dubbi a riguardo, la più elementare considerazione etica
dovrebbe portare ad applicare una, cosiddetta, presunzione di natura umana o di
vita. Come quando si dice che non è ammissibile correre il rischio di uccidere
un uomo quando, ad esempio, si ha la presunzione che egli si trovi proprio
nella direzione in cui si sta per sparare.
3. Se l’aborto non verrà legalizzato, ci saranno aborti clandestini e molte
donne moriranno
Non è vero. Non vi è alcuna prova scientifica che
questo sia vero, al contrario:
- Quando qualcosa viene legalizzata, il fenomeno
legalizzato aumenta; invece quando qualcosa è proibito, diminuisce. Se così non
fosse, il diritto penale non avrebbe alcuna ragion d’essere.
- Nei paesi in cui è proibito l’aborto (per esempio Irlanda) la mortalità femminile per motivi legati alla gravidanza e al parto è più bassa che nei paesi vicini dove l’aborto è legale (ad esempio la Gran Bretagna). Lo stesso succede in Cile, che è l’unico paese sudamericano in cui l’aborto non è consentito per nessun motivo.
- Nei paesi in cui è proibito l’aborto (per esempio Irlanda) la mortalità femminile per motivi legati alla gravidanza e al parto è più bassa che nei paesi vicini dove l’aborto è legale (ad esempio la Gran Bretagna). Lo stesso succede in Cile, che è l’unico paese sudamericano in cui l’aborto non è consentito per nessun motivo.
- In tutti i paesi in cui l’aborto è stato
legalizzato, il numero di aborti è aumentato sempre di più; e nei paesi in cui
si ritorna a proteggere la vita, il loro numero diminuisce, come è accaduto in
Polonia dal 1993.
In questa argomentazione a difesa della pratica dell’aborto
è implicito un errore: che le donne, in ogni caso, abortiranno. E questo non è
vero, le donne assumono l’aborto come soluzione ai loro problemi quando questo
è legale. Se la legge non permette l’aborto questo acquisisce il carattere che
hanno tutte le cose illecite.
4. Le Nazioni Unite
riconoscono universalmente il diritto all’aborto
È
falso. Nessuno strumento del diritto internazionale in materia di diritti umani
riconosce il diritto all’aborto, né universale (ONU), né regionali (trattati
europei o latino-americani sui diritti umani). Lo ha stabilito la Corte Europea
per quanto riguarda l’Irlanda, per esempio.
Sì,
esistono alcune piattaforme, conferenze internazionali o diverse commissioni
della comunità internazionale che hanno iniziato a utilizzare negli ultimi anni
l’espressione diritti sessuali e riproduttivi, che alcuni vogliono interpretare
come comprensiva del diritto all’aborto; però quelle stesse piattaforme,
conferenze o comitati non sono giuridicamente vincolanti per gli Stati né
tantomeno è stato pacificamente mai ammesso che l’espressione diritti sessuali includa
l’aborto.
5. La standardizzazione dell’aborto è l’unica opzione progressista e la sua
attuazione è inarrestabile
Non è vero. La legalizzazione dell’aborto è un
fenomeno molto recente - sempre discusso e contestato – che venne avviato (se
ignoriamo i paesi comunisti che non rispettano alcun diritto umano) negli Stati
Uniti nel 1973 e da lì si diffuse in Europa, prima, e poi nel resto del mondo, sotto
l’impulso di ideologie, interessi economici e strategie politiche oggi molto
contestate (ossessione malthusiana per il controllo della popolazione,
rivoluzione sessuale sessantottina, imperialismo americano, pressioni dell’industria
dell’aborto e contraccettiva sui governi, ideologia di genere, ecc).
L’aborto non solo non è standardizzato nel mondo, ma la resistenza cresce ovunque e, in primo luogo, negli Stati Uniti, dove iniziò il fenomeno. In questo paese, secondo il sondaggio Gallup, gran parte della popolazione si definisce come pro life, pro-vita, e non come pro choice, “pro-scelta” (di abortire); e più della metà degli Stati dell’Unione hanno in questi ultimi anni adottato leggi restrittive sull’aborto, pur avendo gli USA, in questo momento il presidente più pro-aborto della storia, Obama.
L’aborto non solo non è standardizzato nel mondo, ma la resistenza cresce ovunque e, in primo luogo, negli Stati Uniti, dove iniziò il fenomeno. In questo paese, secondo il sondaggio Gallup, gran parte della popolazione si definisce come pro life, pro-vita, e non come pro choice, “pro-scelta” (di abortire); e più della metà degli Stati dell’Unione hanno in questi ultimi anni adottato leggi restrittive sull’aborto, pur avendo gli USA, in questo momento il presidente più pro-aborto della storia, Obama.
Inoltre, molti paesi dell’ex blocco comunista hanno
approvato leggi sull’aborto restrittive a partire dal 1989 (il caso di maggior
successo è la Polonia), e in tutta l’America Latina si sta producendo una elevata
resistenza all’approvazione di leggi sull’aborto.
In Europa occidentale, l’aborto è oggetto di ampio
dibattito sociale in paesi come la Spagna, l’Irlanda, la Francia e l’Italia. Da
nessuna parte è qualcosa di standardizzato e pacifico.
6. Senza l’aborto, la
bomba demografica sarebbe esplosa e la vita sulla terra sarebbe impossibile
Non
esiste nessuna bomba demografica ma, al contrario, un grave problema
demografico di invecchiamento della popolazione che mette a rischio la
sopravvivenza della nostra società (in Europa e in Spagna in particolare,
questo è evidente). Anche paesi come la Cina, che hanno optato per l’aborto
come mezzo di controllo della popolazione, fanno un passo indietro visti i terribili
traumi che ciò ha causato nella popolazione.
Anche se fosse vero che c’è un problema di incremento della popolazione, risulta chiaro che eliminare vite umane non è il modo più umano per risolvere questo problema. Il fine non giustifica i mezzi, soprattutto se il mezzo è omicida.
Anche se fosse vero che c’è un problema di incremento della popolazione, risulta chiaro che eliminare vite umane non è il modo più umano per risolvere questo problema. Il fine non giustifica i mezzi, soprattutto se il mezzo è omicida.
7. L’aborto è una conquista
femminista a cui non possiamo rinunciare
Non
è vero. L’aborto è una soluzione maschilista a un problema di tutti. L’aborto è
la garanzia ultima dell’irresponsabilità sessuale di un uomo, il quale lascia
nelle mani della donna la piena responsabilità della relazione sessuale: grazie
all’aborto, l’uomo ignora le conseguenze del sesso, incoraggiando implicitamente
la donna – che porta così tutta sola il peso morale, psicologico e vitale di
questa decisione – ad abortire o, in caso, contrario la costringe ad assumersi
la responsabilità del bambino.
L’aborto
in sé è violenza di genere contro le donne. Quando l’aborto viene legalizzato,
le donne possono essere sottomesse a qualunque forma di pressione per far si
che interrompano la gravidanza.
8. Senza aborto legale,
la rivoluzione sessuale sarebbe in pericolo
Questa
argomentazione è vera. Senza l’aborto legale, la sistematica e diffusa
irresponsabilità sessuale non sarebbe possibile. La legalizzazione dell’aborto
è il prezzo che paghiamo per essere sessualmente irresponsabili, in modo reiterato
e sistematico, senza conseguenze a breve termine. Ma questo prezzo è molto
alto: milioni di bambini mai nati, milioni di vite di donne spezzate, una
sessualità disumanizzata, la conseguenza non è la vita, ma la morte.
9. Le leggi permissive
sull’aborto non obbligano nessuno: chi non vuole abortire non è obbligato a
farlo
Questo argomento non è vero, perché:
Questo argomento non è vero, perché:
a)
leggi permissive sull’aborto creano una spirale di violenza strutturale sulle
donne che non esisterebbe se l’aborto non fosse legale. Questa è un’esperienza
comune per molte donne che hanno abortito: non erano libere, ma hanno preso
questa decisione in quanto sottomesse ad un ambiente che ha offerto loro l’aborto
come unica soluzione ai loro problemi.
b) La legalizzazione dell’aborto nel nostro ordinamento giuridico ha introdotto la violenza come un modo legittimo di risolvere i problemi, e questo influenza tutta la società dato l’effetto pedagogico delle leggi.
b) La legalizzazione dell’aborto nel nostro ordinamento giuridico ha introdotto la violenza come un modo legittimo di risolvere i problemi, e questo influenza tutta la società dato l’effetto pedagogico delle leggi.
c)
L’aborto legale significa che lo Stato non si assume la responsabilità di proteggere
la vita di un gruppo di esseri umani, i bambini mai nati. Si perde così l’impegno
etico e umanitario dello Stato, della società nel suo complesso e della legge.
Ciò ha sempre conseguenze negative.
10.Esigere il divieto di aborto è un’interferenza inaccettabile della
Chiesa nella vita pubblica di una società pluralistica
Ippocrate e Galeno non erano cattolici – perché
vissuti secoli prima di Cristo – e avevano già stabilito che l’etica medica
impediva la pratica dell’aborto. Se legalizzassimo tutto ciò che la Chiesa proibisce,
dovremmo legalizzare l’omicidio, lo stupro, il furto, e praticamente tutto ciò
che il codice penale vieta. Questa non è dunque un’argomentazione seria.
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