Nella festa liturgica di S.
Giuseppe, rilanciamo questo contributo di Cristina Siccardi.
S. Giuseppe col Fanciullo Gesù, Chiesa di S. Giuseppe, Nazaret |
Nicolò Fumo, S. Giuseppe col Bambino, 1705 |
Ambito dell'Italia centrale, S. Giuseppe in preghiera col Bambino, 1810 circa, Orvieto |
Ambito campano, S. Giuseppe col Bambino, 1850 circa, Sessa Aurunca |
Ambito piacentino, S. Giuseppe col Bambino, 1860 circa, Piacenza |
Ambito romano, Il Beato Pio IX presenta la Basilica del Laterano (simbolo della Chiesa) a S. Giuseppe col Bambino in trono, 1870 circa, Ravenna |
Ambito lombardo, S. Giuseppe col Bambino ed angeli sulla Basilica di S. Pietro, 1880 circa, Tortona |
Enrico Benzoni, S. Giuseppe col Bambino, 1889, Bergamo |
È l’ora di san Giuseppe, patrono
della Chiesa e della famiglia
di Cristina
Siccardi
Celebrare la festa di san Giuseppe del 19 marzo (i primi furono
i monaci benedettini nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai
Francescani nel 1399; venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV
e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio XV) significa rendere onore liturgico
al Patrono universale della Chiesa e all’avvocato di ogni famiglia. Oggi più
che mai occorre pregare ed implorare la sua intercessione per l’una e per
l’altra realtà. Alla Vergine Maria si tributa il culto di iperdulia (al di sopra di tutti i Santi), mentre
a san Giuseppe il culto di proto dulia (primo fra tutti i Santi).
Santa Teresa d’Avila affidò sempre a lui la risoluzione dei
suoi problemi e dei suoi affanni e mai San Giuseppe la deluse. Lasciò scritto la
mistica spagnola: «Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o
in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso san Giuseppe
estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol farci intendere che
a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli
poteva comandare, così anche in cielo fa tutto quello che gli chiede».
Perciò, «qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi
vuol credere faccia la prova affinché si persuada», infatti, «ho visto
chiaramente che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto
sperare» (Vita, VI, 5-8).
Come implorarlo per le necessità? La Chiesa invita a pregarlo,
in particolare, praticando la devozione del Sacro Manto di
San Giuseppe (risalente
al 22 agosto 1882, data in cui l’Arcivescovo di Lanciano, Monsignor Francesco
Maria Petrarca, la approvò: orazioni da recitarsi per 30 giorni consecutivi in
ricordo dei 30 anni del casto sposo di Maria Santissima a fianco e a tutela di
Gesù). Un Manto che molto potrebbe ottenere
nell’anno del centenario di Nostra Signora di Fatima, perché, proprio a Fatima,
anche san Giuseppe apparve. Era il 13 ottobre 1917, ultima delle apparizioni
mariane alla Cova d’Iria.
Pioveva a dirotto. Racconterà suor Lucia: «Arrivati (…)
presso il leccio, spinta da un istinto interiore, domandai alla gente che
chiudesse gli ombrelli, per recitare la Corona. Poco dopo, vedemmo il riflesso
di luce e subito dopo la Madonna sopra il leccio» (Quarta Memoria di Lucia dos Santos, in A.M. Martins
S.j., Documentos. Fátima,
L.E. Rua Nossa Senhora de Fátima, Porto 1976, p. 349). «Cosa vuole da
me?». «Voglio dirti che facciano qui una cappella in Mio onore; che sono la
Madonna del Rosario; che continuino sempre a dire la Corona tutti i giorni»
(Ivi,
pp. 349; 351).
A questo punto Lucia chiese se poteva guarire malati e convertire
peccatori, la Madonna disse che non tutti avrebbero ricevuto la grazia: «Devono
emendarsi; chiedano perdono dei loro peccati» e, con un aspetto più
triste, non «offendano più Dio Nostro Signore, che è già tanto offeso» (Ivi,
p. 351). In seguito la Madonna aprì le mani, che emanavano luce, e le fece
riflettere e proiettare nel sole. Lucia allora gridò a tutti di guardare
l’astro in cielo. Mentre la Madonna si elevava congedandosi, il riflesso della
sua luce continuò a proiettarsi nel sole. E accanto al sole apparvero ai
veggenti: san Giuseppe, il Bambino Gesù, la Madonna, vestita di bianco, con il
manto azzurro. San Giuseppe e il Bambino benedicevano il mondo: la Sacra
Famiglia si presentò nel suo splendore celeste per assicurare la protezione in
terra. Poi Maria Vergine divenne Addolorata, con aspetto simile alla Madonna
del Carmine.
In seguito iniziò il miracolo danzante del sole. Padre premuroso
e sollecito, san Giuseppe, a differenza di una certa letteratura modernista che
lo tratteggia soltanto come uomo di tenerezza, fu assai forte e coraggioso (si
pensi all’aver preso in sposa, contro il suo pubblico onore, la Vergine Maria
in attesa di Gesù, oppure alla fuga in Egitto) e fu uomo mistico, visto che in
più occasioni gli fu dato il privilegio di conoscere la volontà di Dio
attraverso gli angeli. San Giuseppe, che ebbe così alta dignità e così alta
responsabilità di capo della Sacra Famiglia, proteggendo la sua sposa e il
Figlio di Dio, se invocato dai credenti e, principalmente, dai puri di cuore e,
dunque, in grazia di Dio, non abbandonerà la Sposa di Cristo ai peccati e agli
errori dei nostri tempi, sia clericali che civili. Ricorrere a lui significa
affidarsi al giusto difensore celeste.
Il beato Pio IX, l’8 dicembre del 1870, quando proclamò san
Giuseppe patrono della Chiesa universale, disse: «In modo simile a come Dio mise a
capo di tutta la terra d’Egitto quel Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe,
affinché immagazzinasse frumento per il popolo, così, all’arrivo della pienezza
dei tempi, quando stava per mandare sulla terra suo Figlio unigenito Salvatore
del mondo, scelse un altro Giuseppe, del quale il primo era stato tipo e figura,
che rese padrone e capo della sua casa e del suo possesso e lo scelse come
custode dei suoi principali tesori».
Allo stesso modo Leone XIII, nell’enciclica Quamquampluries del 15 agosto 1889, afferma: «è affermata
l’opinione, in non pochi Padri della Chiesa, concordando su questo la sacra
liturgia, che quell’antico Giuseppe, nato dal patriarca Giacobbe, aveva
abbozzato la persona e i destini di questo nostro Giuseppe e aveva mostrato col
suo splendore, la grandezza del futuro custode della sacra famiglia».
La stessa interpretazione venne espressa da Pio XII quando istituì la festa di
san Giuseppe artigiano nel 1955. Possa il paterno discendente del Re Davide
infondere nei responsabili terreni della Chiesa e nei genitori un poco del suo
virile coraggio proveniente dalla sua indefettibile Fede.
Nessun commento:
Posta un commento