In
questo lunedì dell’Angelo, rilanciamo – sebbene con un po’ di ritardo - l’editoriale
di marzo di Radicati nella fede, ripreso da Riscossa
cristiana.
Pieter Paul Rubens, Le Sante donne al Sepolcro, 1611-14, Norton Simon Museum, Pasadena |
Peter von Cornelius, Le tre Marie al sepolcro, 1815-22, Neue Pinakothek, Monaco |
Salviati & Co. di Venezia, Sante donne al Sepolcro, 1868-71, Cappella di San Dunstano, Cattedrale di S. Paolo, Londra |
Bernardo Strozzi, La cena di Emmaus, XVII sec. |
Adeodato Malatesta, Cena di Emmaus, XIX sec., Cattedrale, Legnago |
Michele Rapisardi, Cena di Emmaus, 1840-60, Catania |
PRIMA IL CRISTIANESIMO: L’AUTORITÀ
E IL POTERE
Editoriale di “Radicati nella
fede”
Anno X n. 3 - Marzo 2017
Un Cristianesimo debole, che ha
dimenticato la Rivelazione Divina nella sua interezza, o che parla di Rivelazione
in maniera generale ma non crede più fermamente nei contenuti puntuali della
rivelazione, finisce con l’essere attento solo all’aspetto di potere presente
nella Chiesa.
Una Chiesa che dice a parole che
Dio si è rivelato, ma, nello stesso tempo, pensa di fatto che Dio sia ancora
così nascosto, da puntare tutto solo sulla ricerca umana; da pensare che Dio
debba essere rincorso in una estenuante ricerca dell’uomo, poi deve appoggiarsi
completamente sull’uomo, e per non esplodere nella completa confusione e
anarchia, deve fondarsi sul potere. E questo potere ha la funzione di regolamentare
questa ricerca umana, con il quasi esclusivo criterio di fermare, arginare,
stigmatizzare chi - obbedendo cattolicamente al contenuto della rivelazione -
pensa che si debba obbedire a Dio che ha parlato e non cercarlo come se non si
fosse rivelato.
È il potere interno a una
neo-chiesa che, caduta nel puro naturalismo, punta tutta sull’uomo in ricerca
ed è strutturalmente nemica della Rivelazione Divina.
Questo neo-potere della
neo-chiesa non ha autorità.
Sì, perché il potere non è
esattamente l’autorità.
L’autorità è serva della verità,
il potere è servo di se stesso.
L’autorità è di Dio da cui tutto
deriva, ed è partecipata da Dio a coloro che sono posti a custodire l’opera di
Dio, naturale e soprannaturale.
Padre e madre sono autorità per i
figli; Dio ha suggellato nel quarto comandamento questo rapporto autorevole; ha
legato all’onore dato al padre e alla madre la benedizione o la maledizione; ma
anche quest’autorità, così naturale, viene da Dio che ha fatto la vita e non
potrà mai essere esercitata sui figli in contrasto con la legge di Dio: se tuo
padre e tua madre ti comandassero qualcosa contro la legge di Dio, contro la
sua rivelazione, tu obbedirai a Dio e non al comando ingiusto e falso dei tuoi
genitori.
Deriva da Dio anche l’autorità
dei reggitori del mondo. Re e Capi di Stato hanno un’autorità voluta da Dio,
anche quando non sono cristiani, ma pagani o atei. San Pietro raccomanda questo
riconoscimento di autorità: “State sottomessi ad ogni istituzione umana per
amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi
inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. Perché questa è la volontà
di Dio...” (1 Pt 2,13 e ss.).
Questa è la dottrina cattolica,
quella non inventata dagli uomini ma frutto della rivelazione divina: Dio
creatore e governatore del mondo, ha disposto che l’umano consorzio, composto
di essere ragionevoli e sociali, avesse un ordinamento fondamentale idoneo a
loro; e tale “ordinamento di Dio” consiste radicalmente nell’autorità e nella
fratellanza. (…) (Il potere di queste autorità) non deriva da qualche loro
privilegio e superiorità naturale, ma proviene da Dio, vero ed unico padrone di
tutto e di tutti, il quale per il bene della società ha posto il principio di
autorità. - Onde chi resiste a questa, resiste all’ordinamento di Dio (Umberto
Benigni, Storia sociale della Chiesa, ed. 2016, vol. I, pg. 58).
Ma va aggiunto subito che quest’autorità
non può essere esercitata contro Dio e la sua volontà: Siccome tutta la
base dell’autorità e del suo potere sociale sta nell’ordinamento divino, quell’autorità
che comanda cose contrarie alla legge del Signore, perde la propria base; ed il
suo comando è nullo. Donde consegue che, nel bivio di disobbedire a Dio o agli
uomini, non vi può essere dubbio di scelta (Umberto Benigni, Storia
Sociale della Chiesa, ed. 2016, vol. I, pg. 59).
Se questo riferimento a Dio è
essenziale per le autorità naturali, cosa si dovrà dire di quelle che sono preposte
alla vita della Chiesa, che è vita soprannaturale, vita di grazia? L’autorità
nella Chiesa e il potere che ne è emanazione sono totalmente relative all’opera
di Dio, alla salvezza delle anime. Staccare in qualche modo, nella Chiesa, l’autorità
da Dio è pura assurdità, questo lo capiscono tutti!
Ma c’è un modo discreto e
tremendo di staccare l’autorità ecclesiastica dal suo fondamento che è Dio, ed
è quello di non dare contenuto preciso alla rivelazione.
Le autorità civili si sono
separate da Dio dichiarando lo stato aconfessionale, agnostico o ateo; si sono
separate da Dio inventando la loro autonomia nel libera Chiesa in
libero Stato; e fondandosi su se stesse, e non su Dio, sono diventate
troppe volte incivili.
Le autorità ecclesiastiche,
invece, si sono emancipate da Dio relativizzando la rivelazione: ciò che Dio ha
detto è stato storicizzato, reinterpretato, riformulato, ammodernato e alla
fine relativizzato. Tutto ciò ha dato il via libera ad una autorità che pensa
di fare un cristianesimo nuovo in ogni stagione del mondo, senza vincoli con il
deposito della fede. La conseguenza è che questa autorità diventa dispotica,
perché resta la sola capace di giudicare se tu sei cattolico o no. Non è più la
Rivelazione che ti giudica attraverso l’autorità, ma è l’autorità sola, vedova
di una rivelazione relativizzata.
Questa operazione alla fine
distruggerà l’autorità, anzi lo sta già facendo da tempo.
Gli uomini prima rigetteranno un’autorità
senza riferimenti vincolanti, che cambia le verità a piacimento; poi abbandonerà
una chiesa terribilmente vuota, senza contenuto divino.
Solo nell’autorità della
Rivelazione, nell’interezza delle fonti – Scrittura e Tradizione – si può
salvare l’autorità della Chiesa e nella Chiesa.
Ecco perché il richiamo alla
Tradizione non è mai contro l’autorità, ma fonda l’autorità, la salva.
Senza la Scrittura e la
Tradizione non c’è autorità possibile.
L’insistenza sull’autorità
sganciata dalla Tradizione, ma legata all’innovazione ha posto mano all’opera
anarchica nella Chiesa. L’autorità per l’aggiornamento e non per la
custodia del deposito divino è la cosa più assurda che sia mai capitata nella
storia della Chiesa.
I nemici lo sapevano: la
massoneria, il comunismo ecc... hanno sempre fatto l’occhiolino ai teologi
modernisti e li hanno utilizzati per annullare la Chiesa.
I preti, la maggior parte, non l’hanno
capito... così come i clericali: a furia di sottolineare l’autorità piuttosto
che la verità, hanno dimenticato quest’ultima per strada.
I semplici lo intuirono e
continuarono in un cristianesimo umile, lasciando blaterare le nuove guide
ecclesiastiche.
Per questo crediamo fermamente
che il migliore servizio alla Chiesa sia la fedeltà alla Messa di sempre, sintesi
della Rivelazione, unica salvaguardia possibile dell’autorità nella Chiesa e
nella società.
I semplici l’hanno capito; un
giorno, dopo l’ubriacatura, anche l’autorità ci ringrazierà.
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