I Latini, a cominciare
da Tertulliano, hanno generalmente identificato, Maria di Magdala con la
sorella di Marta e Lazzaro (cfr. tra i tanti San Gregorio
Magno, Homilia in Feria quinta Paschae, in Id., XL Homiliarum in Evangelia libri
duo, lib. II, Hom. XXV, in PL 76, col. 1188D ss.; Rabano Mauro, De vita Beatae Mariae Magdalenae et sororis
ejus Sanctae Marthae, ivi, 112, col. 1431 ss., partic. col. 1433A-B) e con la peccatrice
che unse i piedi di Gesù (Lc. 7, 37); i greci, al contrario, distinguono tre
Marie.
Nei calendari copti,
siriani e greci, la festa di Maria di Magdala, τῆς ἁγίας μυροφόρου καὶ ἰσαποστόλου Μαρίας τῆς Μαγδαληνῆς («Festa
della santa mirrofora ed uguale agli Apostoli Maria di Magdala») o semplicemente Μαρία ἡ Μαγδαληνή, è il 22 luglio, data che le è stata assegnata
molto più tardi nei libri liturgici latini. Gli orientali, inoltre, onorano la
Maddalena, insieme con le altre pie donne, nella Domenica delle Mirrofore,
cioè la III Domenica dopo Pasqua.
Nel 2009, va segnalato,
è stata scoperta, in prossimità del mar di Galilea, presso quei resti
identificati con la cittadina di Magdala, quel che rimane di un’antica sinagoga
del I sec. d.C., cioè dell’epoca di Gesù, che tanto il Divin Maestro quanto la
Maddalena, che era originaria di questo paese, devono aver conosciuto, sebbene
il nome della cittadina non compaia nei Vangeli né in Flavio Giuseppe, ma solo nel
Talmud e nella Mishnà. Significativo è notare che l’appellativo di “Maddalena”,
per Rabano Mauro, non indichi un nome proprio, ma sarebbe tratto dal nome di
Magdala, di cui ella era originaria; indichi insomma la sua provenienza (cfr. Rabano Mauro, op. cit., col. 1436A-B).
Secondo le tradizioni
orientali, Lazzaro sarebbe morto nell’isola di Cipro, da dove l’imperatore
Leone IV, nell’899, fece trasportare le sue reliquie nel Lazarion di Costantinopoli; Maria,
sua sorella, che dal VI sec., passava per essere stata sepolta, come ricorda
Gregorio di Tours, ad Efeso (San Gregorio di Tour, De Gloria Beatorum
Martyrium, lib. I, c. XXX, De Joanne apostolo et evangelista, in PL 71, col.
731A), andò
rapidamente a raggiungerlo nella pace della nuova basilica sepolcrale di
Bisanzio. È probabile che nel IX sec. alcune reliquie dei due santi passarono
in Alsazia, nel monastero di Andlau, da dove, poco a poco, il culto di santa
Maddalena e di Lazzaro si sparse in tutta la Francia.
Altra tradizione
vorrebbe che la Maddalena, assieme a Marta, Lazzaro, la serva Sara la nera,
Massimino ed altri seguaci di Gesù, in fuga dalla Palestina, sarebbero
approdati nel Sud della Francia, intorno al 48 d.C., dove avrebbero portato il
Vangelo. Il luogo di approdo sarebbe l’attuale città di Saintes-Maries-de-la-Mer.
Da qui, Lazzaro si sarebbe diretto a Marsiglia, Marta a Tarascona, mentre la
Maddalena si sarebbe ritirata in una grotta presso l’attuale Saint-Maximin-la-Sainte-Baume,
dove avrebbe condotto, per circa trent’anni, vita di penitenza. Questa santa
grotta fu oggetto di pellegrinaggio sin dal Medioevo. Quando fu prossima alla
morte, la Maddalena sarebbe stata portata in volo dagli angeli sino
all’oratorio del vescovo san Massimino d’Aix, dalle cui mani avrebbe ricevuto
il viatico e che, una volta morta, l’avrebbe deposta in un oratorio a Villa
Lata, cittadina che sarebbe stata poi chiamata, appunto Saint-Maximin-la-Sainte-Baume.
Roma cristiana ha
dedicato alla nostra Santa diverse chiese.
Una prima chiesa, oggi
scomparsa, Santa Maria Maddalena in Borgo, si elevava nel quartiere di
Borgo, presso il Portico di San Pietro. Del monastero annesso verosimilmente a
questa, farebbe menzione una bolla di papa Martino V del 1° ottobre 1421 (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma
dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp.
787-788; Ch. Huelsen, Le Chiese
di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 378). Poi null’altro si sa. Un’altra,
anch’essa scomparsa, era nel rione Trevi, Santa Maria Maddalena al Quirinale
(cfr. Mariano Armellini, op. cit., p.
290; Ch. Huelsen, op. cit., pp.
378-379).
Questa chiesa non sarebbe però da confondere con un’altra, denominata sempre Santa
Maria Maddalena al Quirinale o delle Sacramentate (ibidem, p. 379), costruita nel 1581 nel rione Monti da Maddalena Orsini
per le monache domenicane le quali vi rimasero fino al 1839, in cui vi
subentrarono le religiose dette sacramentate dall'adorazione perpetua del
santissimo Sacramento. Essa fu demolita nel 1888 in occasione del soggiorno del
kaiser tedesco Guglielmo II al Quirinale onde trasformarne l’area in giardino (così ricorda Mariano Armellini, op. cit., p.
183).
Ancora una chiesa
dedicata alla Santa sorge nel rione Colonna (Santa Maria Maddalena in Campo
Marzio). Essa già esisteva nel 1403. Un secolo dopo, però, era in rovina (cfr. ibidem, p. 318; Ch. Huelsen, op. cit., p. 379). Fu affidata nel 1586
a san Camillo de Lellis che ne fece la sede centrale dell'ordine dei
Camilliani. All'ordine e al suo convento fu assegnato l'intero isolato
circostante. Per oltre centocinquant’anni vi furono lavori di rifacimento ed ampliamento.
La Chiesa fu riconsacrata nel 1727. In questa chiesa si conservano, oltre a
varie reliquie e cimeli di san Camillo, anche il corpo del Santo. Essa è la
chiesa regionale degli abruzzesi residenti in Roma.
Ancora una chiesa, o
piccolo oratorio, sorgeva ai piedi del Monte Mario, appena fuori dell’Urbe.
Oggi esso è scomparso (cfr. Mariano Armellini, op. cit., p.
842; Ch. Huelsen, op. cit., p. 379-380).
Un’altra chiesa era
dedicata alla Maddalena ed è oggi, invece, dedicata a San Lazzaro dei Lebbrosi,
pur essa ai piedi di Monte Mario. Come ricorda l’Armellini, «Paolo V nel 1621
restaurò l'ospedale [annesso alla chiesa, ndr.] ove nella domenica
di Passione i Romani solevano recarvisi non solo a vedere le miserie umane dei
poveri Lebbrosi ma a sovvenirle e servirle» (Mariano Armellini, op. cit., p. 842).
Senz’altro, però, oggi, il
maggior santuario dedicato alla nostra Santa in Roma è la Basilica di San
Giovanni Battista dei Fiorentini. Essa è significativa per quanto concerne
la Maddalena, perché in apposita cappella ed, in uno splendido reliquiario
argenteo, oro e bronzo della bottega di Benvenuto Cellini, vi si conserva la
reliquia di un piede (essendo esso il primo piede ad essere entrato nel
sepolcro di Cristo Risorto) un tempo posta in una cappella, dedicata alla
Santa, fatta innalzare da papa Niccolò V e demolita sotto Clemente VII, posta
all'ingresso di Ponte Sant'Angelo (ibidem, p. 351), dove costituiva l’ultima delle reliquie
maggiori prima di giungere sulla tomba di San Pietro.
L’introito è tratto dal Sal.
119 (118). I peccatori attesero per perdermi; dapprima vollero perdere la mia
anima, e poi il mio corpo. Io tuttavia mi ricordai dei Tuoi precetti e non cedetti.
La via per la quale mi condussero poteva sembrare stretta. Tuttavia è bordata
dai Tuoi comandi, e per me è diventata una regione spaziosa, quella della
gloriosa eternità.
La prima lettura è
tratta dal Cantico (Ct 3, 2-5; 8, 6-7). L’eletta dal casto imene cerca
ansiosamente lo sposo che, a causa del suo ritardo ad aprirgli, è passato
oltre. Lo trova finalmente, a fatica, e l’introduce nella sua casa. – È oggi la
festa dell’ospite di Gesù Cristo – Dopo una giornata di così grande lavoro, la
sposa è presa infine dal sonno mistico del perfetto abbandono dell’anima in
Dio. Dorme dunque, ma il suo cuore veglia, perché l’amore non lascia dormire e
brucia come l’inferno. E tuttavia, benché questa fiamma distrugga e purifichi,
l’anima sente che l’amore è una grazia così grande che, anche a voler
acquietarla al prezzo del totale sacrificio di sè e di tutto ciò che si ha, l’amore
supera tutte queste cose.
L’intercessione di Maria,
la mirrofora ed uguale degli Apostoli, come la chiamano i greci, è molto
potente sul Cuore di Gesù, perché, dopo l’intimità della sua tranquilla casa di
Nazareth, il Salvatore non si sentì tanto bene in nessun altro posto che in
quello di Betania. San Giovanni, infatti, attesta: Diligebat autem Jesus Martham et sororem ejus Mariam et
Lazarum
(«Gesù amava Marta, Maria sua sorella, e Lazzaro» - Gv 11, 5).
È lì, sotto questo tetto
amico che Gesù, durante la sua ultima settimana quaggiù, bandito già da Israele
per la vita e per la morte, si ritirava per passare la notte. Dormì anche il
mercoledì 12 Nisan, o piuttosto 13, poiché dagli ebrei il giorno cominciava al
tramonto e fu l’ultimo riposo che si accordò sulla terra prima della sua
Passione.
Il responsorio ed il
versetto sono tratti dal Sal. 45 (44). Si descrivono i meriti e la bellezza
della mistica sposa dell’Agnello.
La lettura evangelica di
questo giorno (Lc 7, 36-50) appare nel Messale due altre volte: il giovedì
della settimana della Passione, ed il venerdì dei Quattro Tempi di settembre.
In quest’ultima circostanza, san Gregorio la commentò con una speciale cura al
popolo riunito nella basilica di San Clemente. Come osserva il santo Pontefice,
quando si considera la tenerezza di Gesù per questa povera peccatrice, si ha
piuttosto voglia di piangere piuttosto che discorrere. La scena della conversione
della peccatrice di Magdala è forse uno dei brani evangelici che rivelano meglio
la soavità del Cuore del Redentore. A Maria si perdona molto perché amò molto!
Ecco il rimedio per i peccatori, ecco lo spirito che vivifica la Chiesa
militante, poiché se la fragilità umana fa commettere numerosi peccati, vi si
trova anche molto amore che li fa perdonare.
Opera sublime della
divina potenza! Lo Spirito Santo, a dire di san Giovanni Crisostomo, prende le
peccatrici, le purifica, le infiamma, e l’eleva a tal punto che le eguaglia
alle stesse caste vergini. Vides hanc mulierem! Il Signore le propone a tutti i fedeli come un modello da
contemplare, per poi imitarle. Ha voluto anche che la conversione della
Maddalena e l’amore che, in seguito, ella portò a Gesù, facessero in qualche
modo parte del santo Vangelo, affinché il ricordo ne sopravvivesse attraverso
tutte le generazioni: Ubicumque predicatum fuerit hoc Evangelium in toto mundo, dicetur et quod
hæc fecit, IN MEMORIAM EJUS («Dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche
ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei» - Mt 26, 13).
L’antifona per l’offertorio
è comune alla festa di santa Scolastica, il 10 febbraio.
L’offerta di nardo
prezioso che Maria sparse sulla testa e sui piedi del Salvatore simboleggia la
nostra devozione verso la divina Eucarestia, dove, attraverso i veli luminosi
del mistero di fede, ci è dato anche di avvicinare e di baciare questa santa
umanità che il Verbo prese per la nostra salvezza.
L’antifona per la
Comunione dei fedeli è la stessa per santa Bibiana il 2 dicembre.
I Greci danno a Maria di
Magdala il titolo glorioso di isoapostola, ἰσαπόστολος, cioè uguale agli
Apostoli, perché fu la prima ad annunciare al mondo ed agli Apostoli stessi
la resurrezione del Salvatore. È per questo che nella messa di questo giorno si
recitava, sino al 1960, allorché fu soppresso, il Credo.
Sublime ricompensa accordata alla penitenza
cristiana ed all’amore!
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Giovanni Lanfranco, Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli, 1616-18 circa, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli |
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Giovanni Lanfranco, Maddalena
in gloria con angeli, 1616-17 circa |
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Giovanni Lanfranco, La Maddalena in gloria, XVII sec., Museo del Prado, Madrid |
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Ambito di Claudio Coello, Maria Maddalena penitente, 1670-80 circa, Hermitage, san Pietroburgo |
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José Antolínez, Assunzione della Maddalena, 1670-75, Museo del Prado, Madrid |
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Anonimo, Transito della Maddalena, XVII sec., Museo del Prado, Madrid |
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Mateo Cerezo, Maddalena penitente, XVII sec., Museo del Prado, Madrid |
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Pompeo Batoni, Maddalena penitente, 1742 circa, Gemäldegalerie, Dresda |
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Corrado Giaquinto, Maria Maddalena penitente, 1750 circa, Metropolitan
Art Museum, New York |
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Jules Joseph Lefebvre, Il dolore di Maria Maddalena, XIX sec., Museo Nacional de Bellas Artes, Santiago del Cile |
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John Rogers Herbert, Maria Maddalena, 1859, collezione
privata |
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Hugues Merle, Maria Maddalena nella grotta, 1868, collezione privata |
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Plácido Francés y Pascual, Maddalena penitente, 1886, Museo del Prado, Madrid |