Nella festa dello Stauroforo S.
Lorenzo, protodiacono e martire, rilanciamo l’editoriale di Radicati nella fede,
ripreso da Riscossa
cristiana.
Valerio Castello, Martirio di S. Lorenzo, XVII sec., Palazzo Bianco, Genova |
José Juárez, Martirio di S. Lorenzo, 1655 circa |
Jean-Baptiste de Champaigne, Martirio di S. Lorenzo, 1660 circa, National Gallery of Art, Washington D.C. |
Giambettino Cignaroli, Martirio di S. Lorenzo, 1755 circa, chiesa di S. Lorenzo, Brescia |
IL
DIVORZIO FU L’OCCASIONE PERDUTA
Editoriale di
"Radicati nella fede"
Anno X n. 8 - Agosto 2017
Non c’è niente da fare, nessuno
ci toglierà dalla testa che il cambiamento della Messa, operato dalla Chiesa
con un autoritarismo senza precedenti a fine anni ‘60, fu il “cavallo di Troia”
con il quale entrarono tutte le più devastanti derive nel mondo cattolico.
Il Concilio Vaticano II,
pastorale per espressa volontà dei Papi Giovanni XXIII prima e Paolo VI poi, si
era ormai concluso. I testi, nella loro prolissità e stile discorsivo, avevano
confermato tutti nella propria opinione: i Conservatori erano convinti che
nulla fosse cambiato nella sostanza della Tradizione Cattolica; i Progressisti
invece, rumorosi ma in fondo minoranza all’epoca, avevano salutato l’avvento di
un’era totalmente nuova. Ognuno cercava nei testi la conferma delle proprie
opinioni e attitudini. Chi è vissuto in quegli anni può confermare tutto
questo, testimoniando della storia della propria parrocchia.
Intervenne, a quattro anni dalla
chiusura del Concilio, la nuova messa e tutto poteva diventare chiaro.
Con la nuova messa, valida in sé
ma non buona come tentiamo di dire da sempre (cfr. editoriale “Radicati nella
fede”, anno V, marzo 2012, n. 3), non sarebbe stato possibile interpretare il
Concilio in continuità con il passato della Chiesa Cattolica. La nuova messa
diede la chiave ermeneutica secondo cui il Concilio Vaticano II è una “nuova
Pentecoste”, il punto sorgivo di un Cristianesimo liberatosi dalla zavorra del
suo passato, capace di scelte più pure che il mondo moderno avrebbe presto
accolto con commovente entusiasmo.
I cosiddetti Conservatori, a volte molto moderati, si illusero ancora che la rivoluzione progressista si sarebbe presto spenta, come ogni giovanile entusiasmo. Quante volte sentimmo, e sentiamo ancora, che basterebbe celebrare con rispetto e devozione la nuova messa per arginare il disastro. A questa corrisponde un’altra illusione, che sia possibile intendere i documenti del Concilio in senso moderato-conservatore, in totale continuità con la Tradizione della Chiesa Cattolica Romana.
Lasciamo ad altri le analisi dettagliate al riguardo, non farebbero il caso in un semplice editoriale di due pagine. A noi tocca ricordare che basterebbero i fatti susseguitisi nella società italiana, oltre che nella Chiesa, per dar prova che la nuova Messa innescò la rivoluzione con la sua ermeneutica di rottura.
I cosiddetti Conservatori, a volte molto moderati, si illusero ancora che la rivoluzione progressista si sarebbe presto spenta, come ogni giovanile entusiasmo. Quante volte sentimmo, e sentiamo ancora, che basterebbe celebrare con rispetto e devozione la nuova messa per arginare il disastro. A questa corrisponde un’altra illusione, che sia possibile intendere i documenti del Concilio in senso moderato-conservatore, in totale continuità con la Tradizione della Chiesa Cattolica Romana.
Lasciamo ad altri le analisi dettagliate al riguardo, non farebbero il caso in un semplice editoriale di due pagine. A noi tocca ricordare che basterebbero i fatti susseguitisi nella società italiana, oltre che nella Chiesa, per dar prova che la nuova Messa innescò la rivoluzione con la sua ermeneutica di rottura.
E i fatti che accadono, anche
quelli di portata cattiva, se guardati con intelligenza di fede, sono sempre
provvidenziali, perché sono avvisi di Dio.
La nuova messa del popolo e per
il popolo era stata da poco introdotta a forza, che la stessa Chiesa italiana
si trovò difronte ai drammatici giorni del Referendum sul Divorzio, era il
1974. La campagna referendaria fu il terreno di scontro tra le due anime,
conservatrice e progressista, della chiesa italiana. La campagna referendaria
fu il terreno di scontro delle due ermeneutiche del Concilio: una si illudeva
di poter riaffermare il valore di un cattolicesimo anche di Stato, l’altra
abbandonata al più puro laicismo affermava che ogni individuo deve essere
tutelato, nella propria libertà assoluta, dallo Stato agnostico.
Lunedì 14 Maggio i risultati
referendari furono di una tristezza agghiacciante per i buoni parroci del
tempo: nell’Italia, che si pensava ancora cattolica, aveva vinto il divorzio
con il 59,26%. E quel 59% a favore del mantenimento del divorzio era
tristemente in gran parte voto di cattolici.
Sarebbe bastato questo per far
aprire gli occhi a tutti, pastori e fedeli. Sarebbe bastato quel 59% per
reagire alla deriva modernista e rivoluzionaria della Chiesa.
Ma così non fu... i buoni, preti
e fedeli, si dissero ancora che la nuova messa non centrava, che era il
problema dei tempi e della politica.
Arrivò poi il 1981 e fu il tempo
dell’aborto, del terribile aborto, e fu l’ecatombe dei numeri: l’aborto vinse
con l’88,42%: si era ormai consumata la scristianizzazione dell’Italia.
Ma ancora una volta non si andò a
vedere dove tutto si era innescato: la nuova messa aveva liberalizzato, nella
sua ambiguità e fluidità, tutte le peggiori interpretazioni per un nuovo
cristianesimo senza dogmi e obblighi morali. I cristiani cosiddetti “adulti”
avrebbero ormai seguito la loro coscienza reinterpretando di volta in volta il
vangelo secondo i propri gusti, puntualmente obbedienti peraltro al potere
omicida di questo mondo.
E la storia potrebbe continuare
fino ai nostri tristissimi giorni. C’è qualcosa di immorale che non trovi
cattolici benedicenti? Abbiamo ammesso tutto, tutto e di più, “asfaltando” in
nome della libertà individuale tutta la Sacra Scrittura e duemila anni di
Cristianesimo. Abbiamo ammesso tutto, benedetto tutto, fingendo di non parlarne
troppo.
E se fosse vero che tutto è
potentemente iniziato con lo smantellamento della Messa di sempre? E se la
questione del rito non fosse solo un problema secondario? O continueremo ad
illuderci che questo non centra come i buoni preti e fedeli degli anni ‘60 e ‘70?
Speriamo che qualche intelligente
dal cuore semplice si desti dal sonno.
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