Il dibattito circa l’ambiguità e l’errore dottrinali, evidenti o
sottesi, al documento papale Amoris Laetitia è sempre vivo (cfr., su questo dibattito nell'ultimo mese, ad es., Paolo Pasqualucci, La pastorale della Via Larga di papa Francesco, in Chiesa e postconcilio, 22.8.2017; Maria Guarini, 'AL, correzione o no? Canonisti al lavoro'. Osservazioni ad un articolo de La Nuova Bussola Quotidiana, ivi, 23.8.2017; Mons. Fernández (Toucho): 'Il Papa ha cambiato la disciplina sulla comunione dei divorziati risposati, ivi, 24.8.2017). Nelle ultime settimane l’attenzione internazionale a
tale su tale dibattito è stata rilanciata dal noto domenicano p. Aidan Nichols,
Maestro in Sacra Teologia, che è il più alto grado accademico che l’Ordine
domenicano conferisca a un suo membro. Nichols è titolare di quella che, dopo
secoli, è la prima cattedra di teologia cattolica all’università di Oxford.
Qui di seguito riportiamo la traduzione di un articolo che sintetizza
l’intervento di Nichols, articolo apparso su The
Catholic Herald, il prestigioso settimanale britannico, fondato
nel 1888 e che divenne presto il punto di riferimento per tutti i cattolici
inglesi. Nell’articolo si espone la proposta del noto ecclesiologo per una
soluzione giuridica che possa affrontare l’eventualità di errori dottrinali
formulati in modo pubblico da un papa. Nei prossimi giorni pubblicheremo anche
la risposta positiva a p. Nichols, data da un altro teologo, p. Brian Harrison,
il quale espone alcune proposte giuridiche con maggiore realismo e concretezza.
Anche in questo caso la fonte sarà The Catholic Herald e nella medesima data, il 18 agosto 2017.
Epifanio
Un
eminente teologo: cambiare il diritto canonico per correggere gli errori del
Papa
Di Dan Hitchens,
traduzione di F. S.
Padre Aidan Nichols, ha affermato che l’insegnamento di Papa
Francesco ha portato ad una situazione «estremamente grave».
Un teologo di spicco ha
proposto una riforma del diritto canonico per permettere che gli errori
dottrinali di un Papa possano essere constatati.
Padre Aidan Nichols, prolifico autore che ha
tenuto conferenze a Oxford e Cambridge e presso l’Angelicum a Roma, ha
affermato che l’esortazione di Papa Francesco Amoris Laetitia ha portato ad una situazione «estremamente grave».
Padre Nichols ha
proposto che, date le asserzioni del Papa su temi quali il matrimonio e la
legge morale, la Chiesa potrebbe avere bisogno di «una procedura per richiamare
all’ordine un Papa che insegni un errore dottrinale».
Il teologo domenicano ha
affermato che questa procedura potrebbe essere meno «conflittuale» qualora si
verifichi durante il corso di un pontificato, piuttosto che dopo la sua conclusione,
come nel caso di Papa Onorio che fu condannato per un errore dottrinale solo dopo
che ebbe cessato di occupare la sede petrina.
Padre Nichols parlava a
Cuddesdon, alla conferenza annuale di una società ecumenica, la Fellowship of St Alban and St Sergius,
ad un pubblico largamente non cattolico.
Ha affermato che il
procedimento giudiziario «dissuaderebbe i Papi da qualsiasi tendenza alla capricciosità
dottrinale o alla semplice negligenza» e risponderebbe ad alcune «ansie
ecumeniche» di anglicani, ortodossi ed altri che temono che il Papa possa avere
carta bianca per imporre un qualsiasi insegnamento. «Al contrario, potrebbe
essere che l’attuale crisi del Magistero Romano sia provvidenzialmente
destinata a richiamare l’attenzione sui limiti del primato in tale ambito».
Padre Nichols ha scritto
oltre 40 libri di filosofia, teologia, apologetica e analisi critica. Nel 2006
è stato chiamato ad occupare la prima cattedra di Teologia cattolica presso l’Università
di Oxford dopo la Riforma.
Non ha mai pubblicamente
commentato Amoris Laetitia fino ad
ora, ma è stato tra i 45 firmatari, tra sacerdoti e teologi, di una lettera al
Collegio dei Cardinali, poi trapelata al pubblico. La lettera ha chiesto ai Cardinali
di reclamare un chiarimento dal Papa per escludere interpretazioni eretiche ed
erronee dell’esortazione.
Nel suo intervento P.
Nichols ha riportato alcune delle stesse preoccupazioni presenti nella lettera:
ha osservato, per esempio, che Amoris
Laetitia potrebbe far sembrare che la vita monastica non sia uno stato
superiore a quello del matrimonio – un’opinione condannata come eretica dal
Concilio di Trento.
L’esortazione è stata
anche interpretata come se sostenesse che i divorziati risposati possano ricevere
la Comunione senza cercare di vivere «come fratello e sorella». Questo
contraddice l’insegnamento perenne della Chiesa, riaffermato dai Papi San
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
P. Nichols ha affermato
che questa interpretazione, avallata da Papa Francesco, introdurrà nella Chiesa
«uno stato di vita inedito in precedenza. Senza giri di parole, questo stato di
vita è un vero e proprio concubinato tollerato».
Non solo, P. Nichols ha anche
affermato che il modo in cui Amoris
Laetitia ha approvato il «concubinato tollerato» (senza usare la frase) è
stato potenzialmente ancora più dannoso. Ha citato la descrizione, che l’esortazione
fa, di una coscienza che «riconosce come una data situazione non corrisponda
oggettivamente alle esigenze del Vangelo» ma vede «con una certa sicurezza
morale … che per il momento è la risposta più generosa». Il P. Nichols ha affermato
che questo è come dire «che le azioni condannate dalla legge di Cristo possano
talvolta essere moralmente giuste o, addirittura, persino richieste da Dio».
P. Nichols ha detto che
questo contraddirebbe l’insegnamento della Chiesa, secondo cui alcuni atti sono
sempre moralmente sbagliati.
Egli – presumibilmente
riferendosi ai tentativi di vivere in continenza – ha inoltre richiamato
l’attenzione sull’affermazione che qualcuno «possa conoscere bene la regola …
ma sia in una situazione concreta che non gli permetta di agire in modo diverso
e di decidere altrimenti senza ulteriori peccati». P. Nichols ha osservato che
il Concilio di Trento aveva solennemente condannato l’idea che «i Comandamenti
di Dio siano impossibili da osservare, anche per un uomo che sia giustificato e
stabilito nella grazia». Amoris Laetitia
dà l’impressione di affermare che non sia sempre possibile, o almeno consigliabile,
seguire la legge morale.
Se tali affermazioni
generali circa gli atti morali fossero corrette, ha detto P. Nichols, «allora
nessuna area della morale cristiana può rimanere indenne».
Ha affermato che sarebbe
preferibile pensare che il Papa fosse stato solo «negligente» nel linguaggio
usato, piuttosto che abbia insegnato positivamente degli errori. Ma questo parrebbe
dubbio, visto che la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva suggerito delle
correzioni ad Amoris Laetitia ed è
stata ignorata.
Il Cardinale Raymond
Burke ha pubblicamente discusso riguardo a una correzione formale nei confronti
del Papa. Tuttavia, P. Nichols ha affermato che né i codici occidentali né
quelli orientali del diritto canonico contengono una procedura «per un’indagine
attorno al caso di un Papa sospettato di aver insegnato un errore dottrinale,
tanto meno è previsto un processo».
P. Nichols ha osservato
che la tradizione del diritto canonico è che «la prima Sede non è giudicata da
nessuno». Ma egli ha sostenuto anche che il Concilio Vaticano I aveva limitato
la dottrina dell’infallibilità Papale, in modo che «non è la posizione della
Chiesa Cattolica Romana quella che afferma che un Papa, come pubblico dottore, non possa sviare le persone con un
falso insegnamento».
«Egli può essere il
giudice supremo di appello della cristianità … ma questo non lo rende immune dal
pronunciare castronerie dottrinali. Sorprendentemente, o forse non tanto sorprendentemente,
data la pietà che ha circondato le figure dei Papi dal pontificato di Pio IX in
poi, questo fatto sembra sconosciuto a molti, che dovrebbero conoscerlo molto
bene». Tenuto conto dei limiti dell’infallibilità Papale, il diritto canonico
potrebbe essere in grado di accogliere una procedura formale per indagare qualora
un Papa avesse insegnato degli errori.
P. Nichols ha affermato
che le Conferenze Episcopali sono state lente a sostenere Papa Francesco,
probabilmente perché erano divise al loro interno; ma ha affermato che «il programma
[del Papa] non avrebbe ottenuto niente di più, se non si fosse verificato il
caso che teologici liberali, generalmente in ombra, fossero stati promossi, in
tempi relativamente recenti, a posizioni elevate sia nell’episcopato mondiale,
sia fra i ranghi della Curia Romana».
P. Nichols ha affermato che c’è «un pericolo di
possibile scisma», ma che è improbabile e non un pericolo così immediato quanto
invece «la diffusione di un’eresia morale». La prospettiva che Amoris Laetitia apparentemente contiene,
se passasse senza correzione, «sarebbe sempre più considerata come un parere
teologico accettabile. E questo causerà un danno maggiore che non si potrà
facilmente correggere».
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