sabato 2 settembre 2017

Un eminente teologo: cambiare il diritto canonico per correggere gli errori del papa

Il dibattito circa l’ambiguità e l’errore dottrinali, evidenti o sottesi, al documento papale Amoris Laetitia è sempre vivo (cfr., su questo dibattito nell'ultimo mese, ad es., Paolo Pasqualucci, La pastorale della Via Larga di papa Francesco, in Chiesa e postconcilio, 22.8.2017; Maria Guarini, 'AL, correzione o no? Canonisti al lavoro'. Osservazioni ad un articolo de La Nuova Bussola Quotidiana, ivi, 23.8.2017Mons. Fernández (Toucho): 'Il Papa ha cambiato la disciplina sulla comunione dei divorziati risposati, ivi, 24.8.2017). Nelle ultime settimane l’attenzione internazionale a tale su tale dibattito è stata rilanciata dal noto domenicano p. Aidan Nichols, Maestro in Sacra Teologia, che è il più alto grado accademico che l’Ordine domenicano conferisca a un suo membro. Nichols è titolare di quella che, dopo secoli, è la prima cattedra di teologia cattolica all’università di Oxford.
Qui di seguito riportiamo la traduzione di un articolo che sintetizza l’intervento di Nichols, articolo apparso su The Catholic Herald, il prestigioso settimanale britannico, fondato nel 1888 e che divenne presto il punto di riferimento per tutti i cattolici inglesi. Nell’articolo si espone la proposta del noto ecclesiologo per una soluzione giuridica che possa affrontare l’eventualità di errori dottrinali formulati in modo pubblico da un papa. Nei prossimi giorni pubblicheremo anche la risposta positiva a p. Nichols, data da un altro teologo, p. Brian Harrison, il quale espone alcune proposte giuridiche con maggiore realismo e concretezza. Anche in questo caso la fonte sarà The Catholic Herald e nella medesima data, il 18 agosto 2017.

Epifanio

Un eminente teologo: cambiare il diritto canonico per correggere gli errori del Papa


Di Dan Hitchens, traduzione di F. S.

Padre Aidan Nichols, ha affermato che l’insegnamento di Papa Francesco ha portato ad una situazione «estremamente grave».

Un teologo di spicco ha proposto una riforma del diritto canonico per permettere che gli errori dottrinali di un Papa possano essere constatati.
Padre Aidan Nichols, prolifico autore che ha tenuto conferenze a Oxford e Cambridge e presso l’Angelicum a Roma, ha affermato che l’esortazione di Papa Francesco Amoris Laetitia ha portato ad una situazione «estremamente grave».
Padre Nichols ha proposto che, date le asserzioni del Papa su temi quali il matrimonio e la legge morale, la Chiesa potrebbe avere bisogno di «una procedura per richiamare all’ordine un Papa che insegni un errore dottrinale».
Il teologo domenicano ha affermato che questa procedura potrebbe essere meno «conflittuale» qualora si verifichi durante il corso di un pontificato, piuttosto che dopo la sua conclusione, come nel caso di Papa Onorio che fu condannato per un errore dottrinale solo dopo che ebbe cessato di occupare la sede petrina.
Padre Nichols parlava a Cuddesdon, alla conferenza annuale di una società ecumenica, la Fellowship of St Alban and St Sergius, ad un pubblico largamente non cattolico.
Ha affermato che il procedimento giudiziario «dissuaderebbe i Papi da qualsiasi tendenza alla capricciosità dottrinale o alla semplice negligenza» e risponderebbe ad alcune «ansie ecumeniche» di anglicani, ortodossi ed altri che temono che il Papa possa avere carta bianca per imporre un qualsiasi insegnamento. «Al contrario, potrebbe essere che l’attuale crisi del Magistero Romano sia provvidenzialmente destinata a richiamare l’attenzione sui limiti del primato in tale ambito».
Padre Nichols ha scritto oltre 40 libri di filosofia, teologia, apologetica e analisi critica. Nel 2006 è stato chiamato ad occupare la prima cattedra di Teologia cattolica presso l’Università di Oxford dopo la Riforma.
Non ha mai pubblicamente commentato Amoris Laetitia fino ad ora, ma è stato tra i 45 firmatari, tra sacerdoti e teologi, di una lettera al Collegio dei Cardinali, poi trapelata al pubblico. La lettera ha chiesto ai Cardinali di reclamare un chiarimento dal Papa per escludere interpretazioni eretiche ed erronee dell’esortazione.
Nel suo intervento P. Nichols ha riportato alcune delle stesse preoccupazioni presenti nella lettera: ha osservato, per esempio, che Amoris Laetitia potrebbe far sembrare che la vita monastica non sia uno stato superiore a quello del matrimonio – un’opinione condannata come eretica dal Concilio di Trento.
L’esortazione è stata anche interpretata come se sostenesse che i divorziati risposati possano ricevere la Comunione senza cercare di vivere «come fratello e sorella». Questo contraddice l’insegnamento perenne della Chiesa, riaffermato dai Papi San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
P. Nichols ha affermato che questa interpretazione, avallata da Papa Francesco, introdurrà nella Chiesa «uno stato di vita inedito in precedenza. Senza giri di parole, questo stato di vita è un vero e proprio concubinato tollerato».
Non solo, P. Nichols ha anche affermato che il modo in cui Amoris Laetitia ha approvato il «concubinato tollerato» (senza usare la frase) è stato potenzialmente ancora più dannoso. Ha citato la descrizione, che l’esortazione fa, di una coscienza che «riconosce come una data situazione non corrisponda oggettivamente alle esigenze del Vangelo» ma vede «con una certa sicurezza morale … che per il momento è la risposta più generosa». Il P. Nichols ha affermato che questo è come dire «che le azioni condannate dalla legge di Cristo possano talvolta essere moralmente giuste o, addirittura, persino richieste da Dio».
P. Nichols ha detto che questo contraddirebbe l’insegnamento della Chiesa, secondo cui alcuni atti sono sempre moralmente sbagliati.
Egli – presumibilmente riferendosi ai tentativi di vivere in continenza – ha inoltre richiamato l’attenzione sull’affermazione che qualcuno «possa conoscere bene la regola … ma sia in una situazione concreta che non gli permetta di agire in modo diverso e di decidere altrimenti senza ulteriori peccati». P. Nichols ha osservato che il Concilio di Trento aveva solennemente condannato l’idea che «i Comandamenti di Dio siano impossibili da osservare, anche per un uomo che sia giustificato e stabilito nella grazia». Amoris Laetitia dà l’impressione di affermare che non sia sempre possibile, o almeno consigliabile, seguire la legge morale.
Se tali affermazioni generali circa gli atti morali fossero corrette, ha detto P. Nichols, «allora nessuna area della morale cristiana può rimanere indenne».
Ha affermato che sarebbe preferibile pensare che il Papa fosse stato solo «negligente» nel linguaggio usato, piuttosto che abbia insegnato positivamente degli errori. Ma questo parrebbe dubbio, visto che la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva suggerito delle correzioni ad Amoris Laetitia ed è stata ignorata.
Il Cardinale Raymond Burke ha pubblicamente discusso riguardo a una correzione formale nei confronti del Papa. Tuttavia, P. Nichols ha affermato che né i codici occidentali né quelli orientali del diritto canonico contengono una procedura «per un’indagine attorno al caso di un Papa sospettato di aver insegnato un errore dottrinale, tanto meno è previsto un processo».
P. Nichols ha osservato che la tradizione del diritto canonico è che «la prima Sede non è giudicata da nessuno». Ma egli ha sostenuto anche che il Concilio Vaticano I aveva limitato la dottrina dell’infallibilità Papale, in modo che «non è la posizione della Chiesa Cattolica Romana quella che afferma che un Papa, come pubblico dottore, non possa sviare le persone con un falso insegnamento».
«Egli può essere il giudice supremo di appello della cristianità … ma questo non lo rende immune dal pronunciare castronerie dottrinali. Sorprendentemente, o forse non tanto sorprendentemente, data la pietà che ha circondato le figure dei Papi dal pontificato di Pio IX in poi, questo fatto sembra sconosciuto a molti, che dovrebbero conoscerlo molto bene». Tenuto conto dei limiti dell’infallibilità Papale, il diritto canonico potrebbe essere in grado di accogliere una procedura formale per indagare qualora un Papa avesse insegnato degli errori.
P. Nichols ha affermato che le Conferenze Episcopali sono state lente a sostenere Papa Francesco, probabilmente perché erano divise al loro interno; ma ha affermato che «il programma [del Papa] non avrebbe ottenuto niente di più, se non si fosse verificato il caso che teologici liberali, generalmente in ombra, fossero stati promossi, in tempi relativamente recenti, a posizioni elevate sia nell’episcopato mondiale, sia fra i ranghi della Curia Romana».
P. Nichols ha affermato che c’è «un pericolo di possibile scisma», ma che è improbabile e non un pericolo così immediato quanto invece «la diffusione di un’eresia morale». La prospettiva che Amoris Laetitia apparentemente contiene, se passasse senza correzione, «sarebbe sempre più considerata come un parere teologico accettabile. E questo causerà un danno maggiore che non si potrà facilmente correggere».

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