Nella festa di S. Francesco d’Assisi, confessore e Patrono d’Italia, vero «vir
catholicus, et totus Apostolicus, Ecclesiae teneri fidem Romanae docuit,
presbyterosque monuit prae cunctis revereri» (Innocenzo III, cit. in S.
Bonaventura, Legenda Maior, III, 10), rilanciamo l’editoriale di Radicati
nella fede, ripreso da Riscossa cristiana.
Giovanni Gasparro, S. Francesco ricevuto da Innocenzo III, 2017, chiesa di S. Francesco, Trani |
UNA LEPANTO CULTURALE
Editoriale di “Radicati nella fede”
Anno X n. 10 - Ottobre 2017
Ci vuole una nuova Lepanto, una Lepanto culturale, ma non contro i Turchi
questa volta, ma contro gli effetti devastanti della Protestantizzazione
Cattolica.
Nel 1571 il Papa S. Pio V riunì nella Lega Santa le corone cattoliche,
perché unite difendessero la Cristianità contro l’invasione mussulmana dell’Impero
Ottomano. Cosa sarebbe rimasto del Cristianesimo se questa vittoria della
flotta cattolica non fosse avvenuta? I re obbedirono al Papa, la Madonna
intervenne e la Cristianità fu salva: da quel 1571, il 7 di ottobre, la Chiesa
ricorda quel miracolo, seguito ad un prodigioso impegno, con la festa della
Madonna del Rosario, all’origine chiamata Nostra Signora delle Vittorie.
Ma di un’altra Lepanto c’è bisogno, di una Lepanto culturale, che richiede
altrettanto prodigioso impegno di lavoro (di battaglia) e di preghiera.
La Chiesa cattolica, dall’epoca conciliare in poi, è entrata in una fase di
impressionante avvicinamento al Protestantesimo, che ha come primo effetto il
rifiuto del proprio passato, della propria storia.
È come se si volesse tornare a un Gesù “puro”, un Gesù del Vangelo, libero
da tutte le “incrostazioni” della storia cristiana successiva, di tutta la
storia della Chiesa, vista, ahimè, come un sostanziale tradimento del messaggio
autentico di Gesù Cristo.
Il rifiuto della storia cristiana in nome di un Gesù “puro”, è in sostanza
il contenuto di tutte le eresie, e in particolare di quella eresia magna e
onnicomprensiva rappresentata dal Protestantesimo di Lutero e degli altri
infelici suoi compagni.
Questo è il modo più potente per distruggere la Cristianità, cioè la
società cristiana, e il Cristianesimo stesso; questo attacco del
Protestantesimo è infinitamente più pericoloso dell’invasione mussulmana di
ieri e... di oggi. È l’attacco interno che il nemico ha operato perché la
Chiesa scompaia.
Per questo occorre una nuova Lepanto, culturale nel senso pieno, che
riporti un pensiero corretto sulla Chiesa e la sua storia all’interno del
Cattolicesimo stesso.
Sì, occorre proprio un simile lavoro, immane ma necessario, altrimenti
perderemo Cristo stesso: non esiste un Gesù separato dalla storia da lui
generata. Non esiste un Gesù separato dalla sua Chiesa, l’unica Chiesa Santa
Cattolica Apostolica Romana. Ma non può esistere la Chiesa, Una Santa Cattolica
Apostolica, separata dalla sua storia, da tutta la sua storia.
Nell’anno 2000 ci furono i devastanti mea culpa di Giovanni
Paolo II, con i quali chiese perdono delle colpe storiche della Chiesa.
Questi mea culpa furono il colpo di grazia a ciò che restava
di una coscienza integralmente cattolica. È come se il gesto del Papa avesse
dato via libera a tutte le falsità vomitate sulla storia della Chiesa Romana,
falsità che il laicismo, figlio della protestantizzazione, ha propinato per
decenni nelle scuole italiane e non solo. Nessuno guarda davvero dentro la
storia della chiesa, dentro la storia della cristianità: se ci andassero
scoprirebbero, certamente assieme al peccato degli uomini, la meravigliosa
continuità storica della presenza di Cristo nel mondo, che ha prodotto cultura,
intelligenza, santità e opere, opere soprattutto di carità vera.
Se si nega questa storia di grazia, che si dipana lungo i secoli, se ne si
nega il valore come vorrebbe Lutero, si perde il Corpo di Cristo, si perde
Cristo stesso.
Sta qui tutta la debolezza del Cattolicesimo che, per essere accettato nei
salotti della modernità stancamente laica, deve rifiutare con un giudizio
negativo il proprio passato.
È come tagliare il ramo su cui siamo posati: ci attende la caduta e la
morte.
Una Chiesa che non difende la sua storia, conosciuta e amata, è una chiesa
che vive una sconfinata solitudine difronte al potere del mondo: è sola, perché
ha rifiutato quel corpo storico che l’ha generata.
Una chiesa che non difende la sua storia, è una chiesa che deve
spiritualizzare il Corpo Mistico e la Comunione dei santi: diventano, queste,
parole vuote, non indicanti mai una qualche realizzazione storica, ma solo un
puro afflato poeticamente spirituale.
Ma una chiesa così è perfettamente incidente nella realtà, non cambia il
mondo in cui il Signore l’ha posta; e se non lo cambia è inutile.
E una chiesa inutile non incontrerà più nessuno, perché quelli che si
imbattono nella sua esigua presenza, non sono provocati ad un cambiamento.
L’attaccamento alla Messa Tradizionale, alla Messa della Cristianità, vuole
essere anche un commosso canto d’amore alla gloriosa storia della Chiesa, alla
storia effettiva della Cristianità, che ha attraversato il fiume di questi 2000
e più anni.
Non possiamo accettare la nuova messa, che invece è il frutto del rifiuto
di questa storia, nel nome del ritorno ad un mitico cristianesimo primitivo,
proprio come Lutero.
Ma chi si stacca dalla propria storia esce dalla Chiesa, e storia non ne
fa.
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