Nella festa di S. Carlo Borromeo,
rilanciamo l’editoriale di Radicati nella fede del mese di novembre 2017,
ripreso da Riscossa
cristiana e da Chiesa e postconcilio, che ricorda come tutte le rivoluzioni siano state sempre
connotate da autoritarismo, limitazioni delle libertà e violenze. Così fu per
la rivoluzione francese, così è per quelle religiose, come per quella odierna
innescata dall’attuale vescovo di Roma ed ancor prima dal Concilio Vaticano II,
che vide l’allontanamento, ad es., dall’Università lateranense, nel 1969, di
docenti “non allineati” al nuovo corso, come, p. es., Mons. Antonio Piolanti,
valente tomista ed insigne teologo.
Carlo Dolci, S. Carlo Borromeo, 1659 |
Giulio Cesare Procaccini, S. Carlo in gloria con S. Michele arcangelo, XVII sec. |
Luca Giordano, Elemosina di S. Carlo Borromeo, XVII sec., museo del Prado, Madrid |
Anonimo, S. Carlo in preghiera, XVII sec., Verona |
Ludovico Carracci, S. Carlo battezza un bambino durante la peste di Milano, XVII sec., Museo dell'Abbazia, Nonantola |
Anonimo, Gloria di S. Bartolomeo con S. Carlo, XIX sec., Alba |
Tito Aguiari, S. Carlo tra i SS. Antonio da Padova e Francesco di Paola, 1857, chiesa arcipretale, Papozze |
Tito Aguiari, S. Carlo in adorazione della Croce, 1869, Trieste |
Anonimo, S. Carlo intercede presso la Madonna contro la peste, 1882, Alba |
Anonimo, S. Carlo in gloria, XX sec., Asti |
Giovanni Gasparro, I SS. Pio V e Carlo Borromeo difendono il Cattolicesimo dall'islam e dall'eresia protestante di Lutero, il Porcus Saxoniae, 2017, collezione privata |
AUTORITARIA
È SEMPRE LA RIVOLUZIONE, MAI LA TRADIZIONE
Editoriale di “Radicati nella
fede”
Anno X n. 11 - Novembre 2017
Solitamente, nell’immaginario
collettivo anche cattolico, la Tradizione viene affiancata a una visione
autoritaria della Chiesa, verticistica e accentrata, mentre la modernità con
tutto il suo carico rivoluzionario, viene affiancata ad una chiesa semplice e
libera, popolare e democratica: niente di più falso! È proprio vero il
contrario!
La Tradizione, quella vera, che
non è conservatorismo, proprio perché pone l’accento sull’autorità dell’insegnamento
perenne di duemila anni di cristianesimo; proprio perché parla di un contenuto
di verità, di un deposito della fede da custodire vivere e tramandare intatto;
proprio perché a questo contenuto intangibile ricevuto da Dio, tutti devono obbedire
e sottostare, dal Papa al più piccolo bimbo del catechismo: proprio per questo
la Tradizione non è fatta di un autoritarismo tutto umano, dove il “capo”
impone in nome di se stesso la linea da seguire.
È la Rivoluzione che invece è
autoritaria: in ogni rivoluzione, per imporre il “mondo nuovo” che a turno
dovrebbe migliorare l’esistenza umana, è necessario che chi è a capo imponga
con violenza, fisica o morale, la svolta da compiere.
Il problema è che questa visione
autoritaria distrugge la vera autorità che è quella della verità.
La Tradizione della Chiesa è fatta
per custodire e trasmettere la verità; e difendendola, contro tutti i falsi
cristiani che vogliono modificarla e cambiarla, rende possibile la libertà dei
giusti: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32).
L’autoritarismo moderno è
pestifero, entra dappertutto, e se entra nella Chiesa di Dio la corrompe.
Per questo dobbiamo vigilare e
coltivare un amore sconfinato alla Tradizione e guardarci bene dall’autoritarismo.
Dobbiamo coltivare un amore sconfinato alla Tradizione perché è la forma con
cui Cristo ci raggiunge. Dobbiamo guardarci dall’autoritarismo perché è la
violenza dell’uomo che vuole sostituirsi alla verità di Dio.
Solo che per guardarsi da questa
moderna malattia occorre vivere di autorità e non di autoritarismo.
Cioè, non bisogna aspettare dall’alto,
dai “capi”, le indicazioni per vivere pienamente il cristianesimo come Dio comanda.
Non bisogna aspettare, ma prendere in mano la propria obbedienza a Dio per
compiere l’opera che chiede.
Nella Chiesa è sempre avvenuto
così.
Ve lo immaginate un San Francesco
che si lamenta del Papa perché non riforma la Chiesa? No, San Francesco non ha
atteso dal Papa, è andato dopo dal Papa per sapere se si ingannava; ma prima di
andare dal Papa ha fatto ciò che Dio gli indicava.
Ve lo immaginate san Paolo che
aspetta da Pietro l’indicazione su cosa deve fare? Assurdo sarebbe: certo che
Paolo andò da Pietro, ma carico già del compito affidatogli da Cristo del
predicare alle genti, compito accettato e abbracciato.
Tutto nella Chiesa, tutte le vere
riforme, tutte le vere opere, sono nate dall’ “alto” della grazia di Dio, ma
questa grazia è germogliata nel “basso” della vita di anime cristiane che non
hanno atteso una “patente” dall’autorità. L’autorità, il Papa e i Vescovi, sono
intervenuti dopo, spesso molto dopo, per giudicare la bontà dell’opera. Ma per
essere giudicata dall’autorità, l’opera deve esserci già, questo è ovvio!
Ma non lo è ovvio per tutti i
malati di autoritarismo, che hanno trasformato la Chiesa in una società di
impiegati che fanno corte all’autorità.
Sono malati della stessa malattia
tutti quei cristiani che dicono di amare la Tradizione, ma non si muovono nel costruire
alcunché.
Attendono Papa dopo Papa, Vescovo
dopo Vescovo, parroco dopo parroco, pretendendo da essi un certificato di
fiducia in anticipo, prima di aver costruito qualcosa.
Il concilio di Trento, così amato
dai tradizionali, è stato preparato e reso possibile da tutti i Santi della
riforma cattolica, che è nata ben prima del concilio!
Il concilio di Nicea che salvò la
fede in Cristo fu possibile per tutti i santi che, nella solitudine dell’incomprensione,
rimasero attaccati alla Tradizione e fecero l’opera di Dio.
Nessuno di essi ebbe un
certificato anticipato di fiducia dall’autorità.
Il pericolo dell’autoritarismo è
serio: è lo strumento che ogni dittatura culturale ha per fermare la vita, che
non corrisponde mai allo schema che l’uomo ha in testa.
Se il mondo tradizionale cadrà
nell’inganno dell’autoritarismo, la vera riforma della Chiesa, ahimè, sarà da
rimandare... chissà per quanto tempo.
Se il mondo tradizionale cadrà
nell’inganno dell’autoritarismo non costruirà l’opera che Dio gli ha dato da compiere
e molte anime non avranno il riparo sicuro nella tempesta.
Se cadremo nell’inganno dell’autoritarismo,
quello di chi aspetta dal “capo” la riforma della propria vita, non potremo poi
lamentarci se a sera saremo a mani vuote, l’abbiamo voluto noi.
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