Nella festa di S. Ambrogio
di Milano, vero esempio e modello di vescovo cattolico, rilanciamo l’editoriale di Radicati nella fede del mese di novembre
2017, ripreso da Riscossa
cristiana e da Chiesa
e postconcilio.
«Io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato l'incarico, perché non ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato» (S. Ambrogio, Epistulae variae, 40, 11)
Allelúia, allelúia.
Diréctus est vir ínclitus ut Aríum destrúeret, splendor Ecclésiæ, cláritas
vatum, ínfulas dum gerit sǽculi acquisívit Paradísi. Allelúia.
Giuseppe Marzorati, S. Ambrogio a cavallo scaccia gli ariani, 1786, Pavia |
Giovanni Ambrogio Figino, S. Ambrogio scaccia gli ariani, 1590 circa, Castello Sforzesco, Milano |
Giuseppe Sansone Marchesi, S. Ambrogio respinge l'imperatore Teodosio, XVIII sec., Bologna |
Angelo Da Campo, S. Ambrogio rifiuta l'ingresso in chiesa all'imperatore Teodosio, 1786, Verona |
Gebhard Fugel, S. Ambrogio rifiuta l'ingresso in chiesa all'imperatore Teodosio, 1897, chiesa di S. Ambrogio, Hergensweiler |
Luigi Galizzi, S. Ambrogio respinge l'imperatore Teodosio, 1893, Bergamo |
Antonio Sibella, S. Ambrogio respinge l'imperatore Teodosio, 1899, Bergamo |
LA
RELIGIONE DELL’INCARNAZIONE: UN FATTO, UN LUOGO, DEI VOLTI
Editoriale
di “Radicati nella fede”
Anno X
n. 12 - Dicembre 2017
Il grande Cardinale Newman
ha scritto che se gli avessero domandato di scegliere una dottrina come base
della nostra fede cattolica, avrebbe senz’altro scelto la dottrina dell’Incarnazione:
“Io direi, per quanto mi
riguarda, che l’Incarnazione è al cuore del Cristianesimo; è di là che
procedono i tre aspetti essenziali del suo insegnamento: il sacramentale, il
gerarchico e l’ascetico.”
Il Figlio di Dio ha unito
la sua natura divina alla nostra natura umana affinché, come dice la preghiera
dell’offertorio della messa, “possiamo divenire partecipi della sua divinità”.
In questo “divenire
partecipi della sua divinità” c’è tutta la vita cristiana. Siamo stati chiamati
alla vita, siamo stati afferrati dalla Grazia Santificante dal giorno del
nostro Battesimo, ci impegniamo in una vita ascetica per seguire la volontà di
Dio, proprio per “divenire partecipi della sua divinità”: è la vita
soprannaturale; è questo il dono di Dio per noi, è questo il nostro destino.
Dobbiamo proprio
comprendere che il Cristianesimo è fondato sulla realtà dell’Incarnazione, per
poi comprendere la nostra vita con lo scopo che ha dentro: divenire
partecipi della sua divinità. Se si toglie questa realtà non resta più
niente del Cristianesimo.
L’Incarnazione poi è un
fatto storico, non è innanzitutto un concetto, un’idea.
L’Incarnazione è il fatto
storico che, a un certo momento del tempo, il Verbo di Dio ha preso su di sé la
nostra umanità, la nostra povertà, il nostro nulla, per donarci il potere di
diventare figli di Dio. Questo è il fatto più sconvolgente della storia e per
questo contiamo gli anni dalla notte di Betlemme.
Tutte le eresie sono
nemiche di questo fatto, lo negano nella sua pienezza, lo reinterpretano fino
ad annullarlo nella sua sconvolgente verità.
Tutte le eresie sorte
dentro il Cristianesimo vanno contro quest’unico fondamento della religione
cristiana, e così fa il Modernismo che è la somma di tutte le eresie. Il
Modernismo ha come nemico principale la realtà dell’Incarnazione, e trasforma il
cristianesimo in una religione che nasce dal di dentro dell’uomo, dalla sua
psicologia profonda. Invece tutto nasce da un fatto, un fatto fuori dell’uomo
che trasforma dentro l’uomo: Dio si è fatto uomo.
Trasforma l’uomo – diventiamo
partecipi della sua divinità – ma è un fatto fuori dell’uomo.
E ci trasforma proprio
perché non è dentro l’uomo, ma entra nell’uomo con il potere della Grazia di
Cristo.
Da qui discende tutto.
Dal fatto che è un fatto -
che come ogni fatto è fuori di noi, è difronte a noi - discende tutto il
potere salvifico del Cattolicesimo:
“L’Incarnazione è l’antecedente
della dottrina della mediazione; essa è l’archetipo del principio sacramentale
e dei meriti dei santi. Dalla dottrina della mediazione derivano la salvezza,
la Messa, i meriti dei martiri e dei santi, le invocazioni e il culto loro
indirizzato. Dal principio sacramentale provengono i sacramenti propriamente
detti, l’unità della Chiesa e la Santa Sede (…), l’autorità dei concili; la
santità dei riti; la venerazione con cui si circondano i luoghi sacri, le tombe
dei santi, le immagini, i mobili, gli ornamenti e i vasi sacri... Bisogna o
prendere tutto o rigettare tutto; attenuare non è che indebolire; amputare è
mutilare”.
Grande Newman! Bisogna
accettare tutto del Cattolicesimo! E tutto, come il fatto dell’Incarnazione, è
qualcosa di esterno che entra dentro, per trasformarti dentro.
Il male è proprio qui. Il
terribile male che sta sfigurando la Chiesa Cattolica e la vita di una
moltitudine di cristiani consiste nell’attenuare questo fatto esterno che,
abbracciato, ci salva.
È il male orribile di
trasformare il Cristianesimo nella religione delle idee e dei valori; di
trasformarlo in un culto tutto interno all’uomo, in una religione psicologica e
introspettiva: è la vittoria del Peccato Originale, è la vittoria del Demonio,
che vuole chiudere l’uomo in se stesso per poi abbandonarlo alla propria
disperazione.
Ma il Cristianesimo è un
fatto esterno che nasce dal fatto dell’Incarnazione di Dio.
Il pericolo è di non
ricordarlo sempre: bisogna prendere tutto o rigettare tutto...
attenuare è indebolire... amputare è mutilare.
Dobbiamo ricordarlo sempre:
Cristo ci raggiunge con un fatto esterno a noi.
Per questo non si può
salvare nemmeno la Tradizione della Chiesa con le parole, ma aderendo a un
fatto.
È aderendo a un luogo
esterno, che ti ha riconsegnato la fede di sempre, che si salva la Tradizione.
È stando a quel fatto,
stando a un luogo, stando a persone visibili con cui il Signore ti ha
riconsegnato ad una fede integralmente cattolica, che tu potrai essere
trasformato dentro.
La tentazione è sempre
quella di volgersi alle idee, ai valori, alle parole, per rigettare o attenuare
il fatto; e attenuarlo è rigettarlo!
Siamo a Natale. Quale
domanda faremmo bene a porci? C’è ne una più urgente di tutte:
“Ma io, dove riconosco il
fatto di Dio? Dov’è la mia grotta di Betlemme, dove andare ad adorare il
Signore; dov’è la grotta dove Dio nasce?”.
La risposta non può essere
vaga, dovrà indicare un luogo concreto, un centro di messa tradizionale
concreto, dei volti precisi a cui riferirsi, dei tempi e occasioni stabiliti in
cui esserci.
Sì, lo sappiamo, la Chiesa
è in crisi; ma tutta la crisi della Chiesa non impedirà ai sinceri di cuore il
trovare questi fatti precisi, luogo di salvezza per l’anima stanca. Dio è
fedele, e non fa mancare mai il suo soccorso, che è sempre un fatto.
Se ci ostineremo a cercare
la salvezza dentro di noi, vorrà dire che siamo già parte dei peggiori
modernisti, magari “tradizionali”.
Ma preghiamo che così non
sia.
Buon Natale.
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