domenica 24 dicembre 2017

“L’arte all’arte e il lupo alle pecore”. La storicità del 25 dicembre

Ricevuto, rilanciamo questo contributo di un nostro amico.
Per approfondimenti sul tema della data del 25 dicembre, rinviamo di recente anche a Clemente Sparaco, Dies Natalis Domini (Il Natale del Signore), in Riscossa cristiana, 18.12.2017.

“L’arte all’arte e il lupo alle pecore”. La storicità del 25 dicembre

di Vito Abbruzzi

«L’artә a lartә e u loupә e pekәrә», l’arte all’arte e il lupo alle pecore. È un detto tipicamente conversanese, per mettere a tacere chi pecca di saccenteria, ricordandogli che la ragione può vantarla solo il competente in materia. Un principio questo recepito in tempi recenti anche dalla scuola italiana, la cui didattica, oltre alle normali conoscenze e abilità, è volta all’acquisizione delle competenze. Infatti, oggi si parla di “didattica per competenze”. Ma questo principio, ahimè!, è ancora lontano dall’essere recepito proprio da molti docenti che o non si aggiornano o semplicemente non si confrontano con chi ne sa di più di loro. Ne deriva che la loro è una didattica per stereotipi.
«Attenti agli stereotipi»! L’ammonisce – guarda caso – proprio Antonio Brusa, docente di Didattica della Storia all’Università di Bari, in un suo libro ad uso scolastico (L’atlante delle storie, vol. 1, ed. Palumbo, Palermo 2010, p. 51), ricordando, non tanto ai discenti quanto ai docenti, che «uno stereotipo è una convinzione falsa alla quale molti credono. Se ne trovano per ogni argomento. […] Ce ne sono, sorprendentemente, anche nelle conoscenze scientifiche. […] Dobbiamo liberarcene, se vogliamo capire […] e se vogliamo discutere con serietà» (ivi).
Gli stereotipi a cui il prof. Brusa fa riferimento sono quelli riguardanti «la storia della formazione dell’uomo», dicendo, a chiare lettere, a chi continua a sostenere il contrario anche e soprattutto nel mondo della scuola, che «siamo i fratelli, o i cugini delle scimmie, non i loro discendenti» (ivi).
Ma gli stereotipi riguardano anche il Cristianesimo, la cui storia è ancora insegnata sulla improbabilità dell’accadimento di certi eventi, che hanno di fatto cambiato la Storia. Mi riferisco al Natale e alla Pasqua, la cui narrazione apparterrebbe più al genere mitologico che a quello storico. E così si finisce col sostenere che Gesù non solo non è nato il 25 dicembre, ma forse non è mai esistito. Così anche la sua resurrezione: più presunta che reale. Ma su questo argomento ho già in mente un articolo di prossima pubblicazione: «La resurrezione di Cristo non è un pesce d’aprile», visto che quest’anno Pasqua sarà il 1 aprile.
Ho già ampiamente trattato su questo blog la questione del 25 dicembre e la sua fondatezza storica (v. quiqui e qui). Non voglio annoiare ulteriormente, ma mettere in guardia proprio dagli stereotipi che, mitilogizzando la nascita del Cristo, danneggiano l’Insegnamento e conseguentemente l’educazione dei giovani, in nome di una emancipazione fasulla, che nega i principi cristiani su cui l’Occidente stesso è fondato.
Buon Natale.


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