Nel
II giorno dell’Ottava della festa dell’Immacolata Concezione, rilanciamo quest’interessante
e breve contributo.
Giuseppe Nuvolone, Immacolata tra i SS. Francesco e Antonio da Padova, XVII sec., Chiesa parrocchiale dei SS. Pietro apostolo e Marco evangelista, Pieve a Nievole (Potenza) |
Andrea Vaccaro, Immacolata tra i SS. Francesco d'Assisi e Francesco Saverio, XVII sec., museo del Prado, Madrid |
Andrea Vaccaro, Immacolata tra i SS. Francesco d'Assisi e Francesco Saverio, 1656, Chiesa di S. Antonio da Padova, Pisticci |
Padre Pio e la
devozione all’Immacolata nell’Ordine Cappuccino
di Suor M. Immacolata Savanelli, FI
Corrispondendo alla vocazione religiosa, il giovane Fra
Pio si ritrovò all’ombra del chiostro tra i figli del Serafico Padre san
Francesco e al contempo sotto il candido manto dell’Immacolata, venerata da
sempre con particolare amore dall’Ordine Serafico.
La
Chiesa ha proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria
l’8 dicembre 1854 e quattro anni dopo, l’11 febbraio 1858, quasi a conferma di
tale solenne proclamazione, la Madonna apparve a santa Bernardetta Soubirous a
Lourdes, in Francia, e si presentò come l’Immacolata Concezione. Padre Pio
nacque nel 1887 dopo circa 30 anni da questi eventi, a Pietrelcina, piccolo
paese del Sannio, dove per antica tradizione è fortemente sentita la devozione
alla Madonna. Non ci è dato sapere se durante la sua infanzia o adolescenza il
piccolo Francesco Forgione (tale era il suo nome prima di entrare tra i Frati
Cappuccini) avesse venerato la Madonna come Immacolata, è sicuro, però, che ciò
avvenne nel 1903 quando il nostro Santo entrò nell’Ordine dei Frati Minori
Cappuccini poiché il noviziato era consacrato all’Immacolata, affidato alla sua
materna assistenza. Era a Lei, all’Immacolata, che si chiedeva di assistere e
proteggere i giovani novizi, di contribuire in modo tutto speciale alla
santificazione di coloro che erano stati chiamati da Dio a seguire Cristo sui
passi eroici del Serafico Padre san Francesco. Ecco il testo della preghiera di
affidamento del noviziato all’Immacolata: «O Vergine immacolata io mi affido e
mi consacro a voi in quest’anno del santo noviziato. Riconosco che per la
vostra predilezione materna ho ricevuto da Dio la grazia singolare della
vocazione religiosa e a voi chiedo di potervi corrispondere con fedeltà. Concedetemi
un amore grande alla purezza, custoditela e rendetela sempre più luminosa in me
così da renderla quasi un riflesso della vostra purezza immacolata. Fatemi
conoscere la bellezza della povertà perché io la possa abbracciare con amore.
Che io trovi la mia gioia nell’ubbidienza per potermi donare a Dio nel giorno della
mia professione per sempre. Aiutatemi nella pratica delle altre virtù,
ornamento indispensabile della vita religiosa: umiltà vera, distacco totale,
sacrificio gioioso, carità illuminata, rispetto sacro e amore verso i confratelli,
santa letizia, semplicità di fanciullo, preghiera continua e unione con Dio
modellata sulla vostra. Siatemi maestra e guida nella pratica di queste virtù,
onde poter vivere il mio ideale della vita religiosa: cioè rivivere la vita di
Gesù sulla terra per quanto è possibile alla mia pochezza dietro l’esempio del
Serafico Padre san Francesco. Nell’ora della prova siatemi sostegno, nelle
tenebre luce, in ogni mia necessità fatemi sentire la vostra assistenza
materna. Questo vi chiedo sperando tutto nella vostra bontà di Madre e nei meriti
infiniti del vostro divin Figlio Gesù, al quale per vostro mezzo mi consacro
per sempre. Così sia» (1).
È
risaputo, infatti, che i Francescani hanno una particolare venerazione per la
Vergine Immacolata. Sono essi che, a partire dal beato Giovanni Duns Scoto, per
secoli hanno portato avanti la possibilità e la convenienza di questo
particolare privilegio mariano. Ebbene, oltre al grande numero di Cappuccini,
tra cui anche santi, beati, venerabili e servi di Dio che hanno onorato e
glorificato l’Immacolata, e alla preghiera di affidamento del noviziato
all’Immacolata, la devozione mariana di quest’Ordine è testimoniata anche da
alcuni atti capitolari. Già prima della proclamazione del dogma, per la grande
devozione verso la Vergine Immacolata, il Capitolo generale, nel 1712, venne ad
esprimere il pio desiderio di considerare l’Immacolata come particolare Patrona
dell’Ordine. Questi pii voti dei Padri capitolari, presentati alla Sacra
Congregazione dei Riti, vennero assecondati il 10 marzo 1714. Esortazioni
particolari si trovano, poi, con la proclamazione del dogma dell’Immacolata
Concezione. Al punto 17 della lettera del reverendissimo ministro generale
Padre Bernardo da Andermatt, che accompagna le ordinazioni e i decreti del
Capitolo generale, tenutosi a Roma nel collegio di San Fedele il 9 maggio 1884,
è possibile leggere: «Missa Conventualis Officio diei conveniens quotidie
celebretur. Et quia merito gloriamur de devotione Ordinis nostri erga Beatam
Virginem Mariam sine labe originali conceptam, deque celeberrimo Seraphici
Patris Nostri Francisci decreto, celebrandi scilicet singulis Sabbatis Missam
de Immaculata Conceptione: hortamur sacerdotes, ut ad normam Indulti Sacrae
Rituum Congregationis sub die 14 Iunii 1866 nobis concessi, privilegio celebrandi
Missam votivam de Immaculata Conceptione Beatae Virginis Mariae in Sabbato pro
viribus utantur» (Ogni giorno si celebri la Messa Conventuale secondo
l’Ufficio corrente. E poiché noi giustamente ci gloriamo della devozione che
l’Ordine nostro professa alla Beata Vergine Maria Immacolata, nonché
dell’insigne decreto del nostro Serafico Padre san Francesco, ossia che si
celebri ogni sabato la Messa dell’Immacolata Concezione: esortiamo i Sacerdoti
a valersi quando possono del privilegio a noi concesso, a norma dell’indulto
della Sacra Congregazione dei Riti in data del 14 giugno 1866, di celebrare in
giorno di sabato la Messa votiva dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine
Maria) (2).
Tale
ordinanza è stata poi inserita nell’Appendice I delle Costituzioni del 1909. E
Padre Pio ha osservato questa disposizione con particolare attenzione, tanto
che, come ci attesta l’Epistolario, ad appena una settimana dalla sua
ordinazione sacerdotale, chiese a Padre Benedetto: «Avrei bisogno di un
calendario e ciò solamente per vedere in quali giorni non si può dire la Messa
votiva dell’Immacolata nel sabato e quali commemorazioni debbono dirsi in detta
Messa» (Epistolario I, p. 197).
Nella
prima edizione del IV volume dell’Epistolario di Padre Pio è
presente anche una meditazione sull’Immacolata attribuita, per diverso tempo,
al Santo del Gargano (3). In seguito, essendoci nell’archivio della
Postulazione dei Padri Cappuccini di San Giovanni Rotondo il testo della
meditazione nella stesura scritta da una figlia spirituale del Santo, Antonietta
Vona, si attribuì a lei tale meditazione e, pertanto, non fu più riportata
nella successiva edizione dell’Epistolario. Questa meditazione, però, ha
comunque la sua importanza, perché sul manoscritto di Antonietta Vona ci sono alcune
annotazioni autografe personali, con «brevi correzioni» (4) del Santo, per cui
si può con tutta sicurezza e ragionevolezza cogliere, in essa, i diversi punti
e spunti dottrinali sul mistero ineffabile dell’Immacolata Concezione
corrispondenti alla mente del nostro Santo, che è una mente formatasi interamente
alla Scuola filosofico-teologica francescana.
Sulla
devozione di Padre Pio verso l’Immacolata è stato scritto, infatti, che «non
perdeva occasione per lodare e benedire l’Immacolata con la passione propria
del francescano innamorato di Maria, alla scuola dei santi francescani di ogni
tempo» (5).
NOTE
1) Provincia
dei Padri Cappuccini di Foggia, Preghiere del santo noviziato, Foggia 1959, pp.
44-45. Nonostante questo testo sia stato edito nel 1959, è da supporre che tale
preghiera di affidamento fosse recitata anche nel 1903 in quanto le tradizioni
della provincia rimasero pressoché invariate dagli ultimi anni dell’Ottocento
fino al Concilio Vaticano II.
2) Cf. Analecta
Ordinis Minorum Capuccinorum, vol. II, Roma 1886, p. 231, n. 17.
3) Cf. Epistolario IV,
pp. 857-861, I edizione del 1984. [Il testo della meditazione è riportato di
seguito, n.d.r.].
4) N. Castello
- S. M. Manelli, La «dolce Signora» di Padre Pio, Edizioni San
Paolo, Cinisello Balsamo 1999, p. 107, n. 23.
5) Ivi,
p. 106.
* * *
Meditazione sull’Immacolata
Amore increato,
Spirito di luce e verità fatti strada nella mia povera mente e fammi penetrare,
per quanto è possibile a povera creatura come me, in quell’abisso di grazia, di
purezza e di santità, per attingere sempre nuovo amore verso quel Dio che ab
aeterno concepiva nella sua Mente divina questo capolavoro insuperabile da
qualsiasi altra opera creata che uscita fosse dalle sue mani: l’Immacolata!
[...].
Prevenuta dalla
grazia per Colui che sarà il Salvatore dell’umanità caduta nella colpa, alcun
neo di colpa la toccherà mai. Esce dalla mente di Dio pura e brillerà quale
stella mattutina sull’umanità che affissa in Lei lo sguardo, per esserci di
guida sicura a drizzare i nostri passi verso il sole divino Gesù, che
irradiandola con il suo splendore divino, ce l’addita quale modello di purezza
e di santità. Nulla è ad Essa superiore nel creato, ma tutto ad Essa è
sottoposto per grazia di Colui che la creò immacolata [...]. Precede,
nell’ordine di natura, il sole divino Gesù; nell’ordine di grazia, il sole Gesù
precede essa, la purissima che dal sole divino riceve ogni purezza, ogni luce,
ogni beltà.
Tutto
è tenebre e oscurità di fronte a questa luce purissima che rinnovella il creato
per Colui che porterà nel suo seno, come rugiada nella rosa. Tutto fa capo al
suo concepimento immacolato: per questo dono unico e singolare riceve a profusione
la grazia divina; e per la sua corrispondenza se ne rende degna di sempre
riceverne delle maggiori.
Madre
mia purissima, l’anima mia poverissima tutta ricolma di miserie e peccati, fa
appello al tuo Cuore materno, affinché nella tua bontà ti degni di riversare su
di me un poco almeno di quella grazia che si profuse in te, senza restrizione,
ma abbondante, piena, dal Cuore di Dio. E da questa tua grazia accompagnato, mi
riesca servire ed amare meno imperfettamente quel Dio che occupò pienamente il
tuo cuore e del tuo corpo ne fece il suo tempio, fin dal primo istante del tuo
immacolato concepimento.
Le
tre divine Persone concorrono a profondere tutte le prerogative, tutti i
favori, tutte le grazie, tutta la santità su questa sublime creatura.
L’eterno
Padre la crea pura e immacolata e si compiace in Essa quale degno abitacolo del
suo Figlio unigenito; per la generazione del Figlio nel suo seno sin
dall’eternità, previene la generazione del Figlio nel seno purissimo di questa
Madre e la riveste sin dal principio della sua concezione del lucente niveo
abito della grazia e della santità più perfetta, la rende partecipe delle sue
perfezioni.
Il
Figlio, che la elegge per sua Madre, profonde in Essa la sua sapienza e sin
dall’inizio, per scienza infusa conobbe il suo Dio e lo amò e servì nel modo
più perfetto che sino allora mai lo era stato sulla terra.
Lo
Spirito Santo profuse in Essa il suo amore, la sola capace e degna riceverne in
una misura direi sconfinata, perché la sola che con la purezza della colomba,
poteva avvicinarsi a Dio e così da vicino sempre più conoscerlo ed amarlo. La sola
capace a contenere in sé l’influsso d’un amore che la riempiva dall’Alto, e sol
degna di ritornare a Colui che ne la riempiva; e quest’Amore, prevenendola, la
preparava a quel fiat che salvò il mondo dalla tirannia del nemico infernale, e
che la doveva adombrare e renderla purissima colomba feconda d’un Figlio di
Dio.
Madre
mia, come mi sento confuso sì carico di colpe di fronte a te, purissima
Immacolata fin dal primo istante del tuo concepimento [...]. Abbi pietà di me;
uno sguardo tuo materno mi rialzi, mi purifichi, mi elevi a Dio, elevandomi sul
fango della terra, per assurgere a Colui che mi creò, mi generò nel santo
Battesimo, ridonandomi quella bianca purissima stola dell’innocenza che il
peccato d’origine aveva deturpato. Che io lo ami, o Madre mia! Profondi in me
quell’amore che ardeva nel tuo Cuore per Lui, in me che, ricoperto di miserie,
ammiro in te il mistero del tuo Immacolato Concepimento, e che ardentemente
bramo che per esso tu mi renda puro il cuore per amare il mio e tuo Dio, pura
la mente per assurgere a Lui e contemplarlo, adorarlo e servirlo in spirito e
verità, puro il corpo affinché sia un suo tabernacolo meno indegno di
possederlo, quando si degnerà venire in me nella santa Comunione. Così sia.
dall’Epistolario, vol. IV (edizione del 1984),
pp. 857-861
Nessun commento:
Posta un commento