Nell’odierna festa di S. Pier Damiani e vigilia di
quella di S. Mattia apostolo, rilanciamo quest’editoriale di Riccardo Cascioli.
Francesco Allegrini, S. Pier Damiani, 1652-54, Gubbio |
Ambito veneto, S. Pier Damiani, XVIII sec., Verona |
Benedetto Gennari il Giovane, La Vergine col bambino appare a S. Pier Damiani, 1704, Faenza |
Giuseppe Milani, SS. Romualdo, Pietro Crisologo e Pier Damiani, 1767, Ravenna |
Pier Damiani aveva ragione sull'omosessualità
«La
sozzura sodomitica si insinua come un cancro nell’ordine ecclesiastico, anzi,
come una bestia assetata di sangue infuria nell’ovile di Cristo con libera
audacia». Così mille anni fa scriveva san Pier Damiani in un testo che è di
straordinaria attualità.
di
Riccardo Cascioli
«Nelle
nostre regioni, cresce un vizio assai scellerato e obbrobrioso. Se la mano
della severa punizione non lo affronterà al più presto, certamente la spada del
furore divino infierirà terribilmente, minacciando la sventura di molti. Ah, mi
vergogno a dirlo! (…) La sozzura sodomitica si insinua come un cancro
nell’ordine ecclesiastico, anzi, come una bestia assetata di sangue infuria
nell’ovile di Cristo con libera audacia». Così san Pier Damiani, di cui oggi la
Chiesa celebra la memoria, a metà dell’XI secolo scriveva il Liber Gomorrhianus (Libro
di Gomorra). Il libro, sottotitolato “Omosessualità ecclesiastica e riforma
della Chiesa”, era indirizzato al papa Leone IX, in cui il monaco Pier Damiani
riponeva molta fiducia per un intervento drastico al fine di stroncare
l’omosessualità praticata da sacerdoti e prelati.
Come
si capisce già da questi brevi accenni, le parole di Pier Damiani, che è anche dottore della Chiesa, sono di estrema
attualità. Evidentemente anche intorno all’anno Mille la corruzione morale
oltre che diffusa nel clero era arrivata molto in alto nella gerarchia
ecclesiastica («O riprovevoli sodomiti, perché desiderate, vi chiedo, con tanto
ambizioso ardore, l’alta carica ecclesiastica?»). Anche se allora non si era
arrivati – come invece vediamo accadere oggi – a vescovi e cardinali che
benedicono le coppie dello stesso sesso e pretendono di cambiare la dottrina in
materia. Pier Damiani lega anche – altro esempio di estrema attualità –
l’omosessualità agli abusi sui minori e senza neanche bisogno di indagini
sociologiche.
Pier
Damiani si richiama giustamente alle Scritture per giustificare le sue parole di fuoco sull’omosessualità:
«Questa turpitudine viene giustamente considerata il peggiore fra i crimini –
dice -, poiché sta scritto che l’onnipotente Iddio l’ebbe in odio sempre ed
allo stesso modo, tanto che mentre per gli altri vizi stabilì dei freni mediante
il precetto legale, questo vizio volle condannarlo, con la punizione della più
rigorosa vendetta. Non si può nascondere infatti che Egli distrusse le due
famigerate città di Sodoma e Gomorra, e tutte le zone confinanti, inviando dal
cielo la pioggia di fuoco e zolfo».
Pier Damiani ci vede un grande pericolo soprattutto per il clero, e
il perché è facilmente spiegato: «Questo vizio non va affatto considerato come
un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso
infatti uccide il corpo, rovina l’anima, contamina la carne, estingue la luce
dell’intelletto, scaccia lo Spirito Santo dal tempio dell’anima, vi introduce
il demonio istigatore della lussuria, induce nell’errore, svelle in radice la
verità dalla mente ingannata, prepara insidie al viatore, lo getta in un
abisso, ve lo chiude per non farlo più uscire, gli apre l’Inferno, gli serra la
porta del Paradiso, lo trasforma da cittadino della celeste Gerusalemme in
erede dell’infernale Babilonia, da stella del cielo in paglia destinata al
fuoco eterno, lo separa dalla comunione della Chiesa e lo getta nel vorace e
ribollente fuoco infernale».
Sull’omosessualità
peccato contro natura, ha le idee molto
chiare e le sue parole non lasciano certo spazio a interpretazioni ambigue:
«Questa pestilenziale tirannia di Sodoma rende gli uomini turpi e spinge
all’odio verso Dio; trama turpi guerre contro Dio; schiaccia i suoi schiavi
sotto il peso dello spirito d’iniquità, recide il loro legame con gli angeli,
sottrae l’infelice anima alla sua nobiltà sottomettendola al giogo del proprio
dominio. Essa priva i suoi schiavi delle armi della virtù e li espone ad essere
trapassati dalle saette di tutti i vizi». E ancora: «Questa peste scuote il fondamento della fede, snerva la forza della
speranza, dissipa il vincolo della carità, elimina la giustizia, scalza la
fortezza, sottrae la temperanza, smorza l’acume della prudenza; e una volta che
ha espulso ogni cuneo delle virtù dalla curia del cuore umano, vi intromette
ogni barbarie di vizi».
Seppure
san Pier Damiani chieda sanzioni molto severe nei confronti degli ecclesiastici che si macchiano di
tale peccato, egli è mosso dal desiderio di riportare le anime a Dio, desidera
il pentimento e la conversione: «Se infatti il diavolo è tanto potente da farti
sprofondare in questo vizio, Cristo è molto più potente e ti può riportare alla
cima da cui sei caduto».
Qualcuno
sicuramente si scandalizzerà per queste parole durissime di san Pier Damiani, altri sicuramente sorrideranno
sentendosi moderni e superiori a queste cose da Medioevo; ma seppure il
linguaggio del nostro dottore della Chiesa oggi garantirebbe la galera
immediata, la sua nettezza di giudizio non può non interrogarci: affonda le radici
nella Scrittura e proclama una verità immutabile. In fondo, con altre parole più
adatte ai tempi moderni, anche Benedetto XVI ha espresso analoghi concetti
nell’ultimo discorso alla Curia Romana (21 dicembre 2012) quando ha parlato
della sfida costituita dall’ideologia gender, che viene presentata come nuova
filosofia della sessualità. «Il sesso, secondo tale filosofia – diceva
Benedetto XVI - non è più un dato originario della natura che l’uomo deve
accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale
si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda
erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa
soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla
sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e
decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a
crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza
della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina.
Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato.
Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più
valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli
li creò” (Gen 1,27) (…) Maschio e femmina come realtà della
creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la
propria natura. (…) Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza
creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. (…)
Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge
necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo
quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del
suo essere».
Quello
che mille anni fa era solo un vizio, per quanto diffuso nel clero, oggi appare come un attacco sistematico e
consapevole contro il progetto creatore di Dio, di fronte al quale ci sono
troppi silenzi complici nella gerarchia ecclesiastica. Anche di questi silenzi
parla il Liber Gomorrhianus attaccando duramente quanti
tacciono per evitare scandali o per quieto vivere. Bisogna svegliarsi, ci dice
oggi più che mai san Pier Damiani, acquistare consapevolezza della posta in
gioco (niente meno che la vita eterna, per noi e per quanti incontriamo) e liberare
di conseguenza la Chiesa da quella lobby gay che la sta soffocando.
Fonte:
LNBQ,
21.2.2018
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