In questo inizio del Triduo pasquale, rilanciamo questo
contributo di Cristina Siccardi.
Ulisse Sartini, Ultima cena, 2015 |
Come vivere la Settimana Santa
(di Cristina
Siccardi)
Se i Santi sono i
testimoni del Vangelo vissuto, ognuno con la propria inconfondibile impronta, i
Santi Padri della Chiesa sono coloro che hanno anche donato insegnamenti la cui
profondità dottrinale e spirituale è inesauribile. I Padri della Chiesa, a differenza
di tanti teologi del Novecento e del Duemila, non volevano essere originali e/o
alternativi, loro obiettivo era esclusivamente di porsi al servizio di Cristo,
della Chiesa e, dunque, della Verità rivelata, ed è per questo che il loro dire
rimane autorevole e non conosce vecchiaia.
È per tale ragione
che desideriamo riprendere alcuni loro pensieri e proporli per la Settimana
Santa, la Settimana del Crocifisso, dove al centro sta appunto Cristo prima
(Passione), durante (Crocifissione), dopo (Deposizione e Santo Sepolcro) la
Santa Croce, della quale nessun credente può vergognarsene, perché segno di
amore indefettibile, di vittoria contro il peccato e la morte, e segno della
più grande libertà. «Nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri e venerabili
della nostra salvezza, della croce che è la somma e il vertice dei nostri beni,
per la quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la croce di
Cristo, come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso
di essa. Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la croce è
presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se
ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e
qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste
questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle
nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo
imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel
cuore. La croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà
del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro
si è lasciato condurre come pecora al macello (Is. 53,7; cf. Atti, 8, 32)»
(San Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di san Matteo, 54,
4-5).
Il Crocifisso è degno
di adorazione. Gesù stesso, istruì in tal modo i suoi discepoli: «Apparirà
allora nel cielo il segno del Figlio dell’uomo» (Mt 24, 30),
ovvero la Croce; anche l’angelo che annunciò alle donne la risurrezione di
Cristo disse: «Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso» (Mc 16,
6) e San Paolo da parte sua afferma: «Noi predichiamo il Cristo crocifisso»
(1 Cor 1, 23). Ogni atto compiuto da Cristo è una gloria di
Santa Romana Chiesa, ma la gloria delle glorie è proprio la Croce.
Infatti, ancora san
Paolo dichiara: «A me non avvenga mai di menar vanto, se non nella croce di
Cristo» (Gal 6,14). San Leone Magno esorta: «Non ci si deve
mostrare sciocchi tra le vanità, né timorosi tra le avversità. Ivi ci allettano
le lusinghe, qui ci aggravano le fatiche Ma poiché la terra è piena della
misericordia del Signore (Sal. 32, 5), ovunque ci sostiene la
vittoria di Cristo, affinché si adempia la sua parola: Non temete, perché io ho
vinto il mondo (Gv. 16, 33). Quando dunque combattiamo, sia
contro l’ambizione del mondo, sia contro le brame della carne, sia contro gli
strali degli eretici, siamo armati sempre della croce del Signore. E mai ci
allontaneremo da questa festa pasquale, se – nella verità sincera – ci
asterremo dal fermento dell’antica malizia. Tra tutti i trambusti di questa
vita, oppressa da molte passioni, dobbiamo ricordare sempre l’esortazione
dell’Apostolo che ci istruisce dicendoci: Abbiate in voi gli stessi sentimenti
che furono in Cristo Gesù» (Sermoni, 74,4-5).
Mentre sant’Atanasio,
colui che pagò di persona e salvò, con pochi altri, la Chiesa dall’eresia
ariana che attanagliò il mondo cattolico per lungo e doloroso tempo, esalta
così la Croce di Cristo: «I pagani ci calunniano e ci scherniscono, ridendo
sguaiatamente di noi, senza aver nient’altro da rimproverarci che la croce del
Cristo. Ed è soprattutto questa loro incoscienza che suscita pietà: essi
calunniano la croce, senza rendersi conto che la sua potenza ha riempito la
terra intera e che, grazie ad essa, si son resi manifesti a chiunque i frutti
della conoscenza di Dio» (Contro i pagani, 1).
Il Salvatore si è
lasciato crocifiggere, allo stesso modo siamo chiamati noi a crocifiggere i
nostri peccati, causa delle prigioni che costruiamo con le nostre mani. Meno
vizi e più virtù per vergognarsi delle proprie mancanze e per gloriarsi
della Crux cordis. Provare a vivere la Settimana Santa sentendo
addosso lo sguardo del Crocifisso dovrebbe liberarci un po’ dalle zavorre terrene,
migliorare qualcosa nel nostro essere… altrimenti avremmo vissuto invano una
nuova Santa Pasqua.
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