Questo periodo ci introdurrà
direttamente alla Settimana Santa ed ai Misteri Pasquali della Passione, Morte e Resurrezione di
Nostro Signore.
Prima dei primi
vespri del Sabato anteriore alla I Domenica di Passione avviene la velazione degli
altari e delle immagini, come abbiamo più volte ricordato negli anni passati (v. qui anche per i riferimenti anteriori).
Rammentiamo a questo
proposito le relative prescrizioni liturgiche: oggi prima dei Vespri si coprono
le Croci, le icone dell’altare e le immagini dei Santi (Rubriche del Messale,
del Sabato dopo la IV Dom. di Quaresima; Cerimoniale dei Vescovi, libro
II, capo XX, n. 3 e Decreti della Sacra Congregazione dei Riti).
Le Croci rimangono
velate fino all’adorazione della Croce del Venerdì Santo, e le immagini fino
all’Inno Angelico il Sabato Santo (Sacra Congregazione dei Riti, 22 luglio
1848, 2), e non si scoprono per l’occorrenza di qualsiasi festa, anche del
Titolare o del Patrono (Sacra Congregazione dei Riti, 16 novembre 1649, 2).
Del pari non si può
scoprire l’immagine di san Giuseppe Patrono della Chiesa universale (Sacra
Congregazione dei Riti, 2 aprile 1876. Cfr. D. 3448, 11).
Sull’Altare non si
pongano immagini di Santi (Cerimoniale dei Vescovi, cit.).
Nondimeno la
consuetudine tollera che si esponga sull’Altare il Venerdì di Passione la
statua o l’immagine della Beata Vergine Addolorata (Sacra Congregazione dei
Riti, 12 novembre 1831, 52).
Le immagini delle stazioni
della Via Crucis non si velano (Sacra Congregazione dei Riti, 18 luglio 1885).
Nella festa di S.
Patrizio, vescovo e Confessore, rilanciamo quindi questo contributo.
Giovanni Galizzi, S. Marco in trono tra i SS. Giacomo e Patrizio, 1547, Bergamo |
Enea salmeggia, Madonna col Bambino in trono tra i SS. Giovanni Battista, Patrizio, Pietro e Marco, 1611, Bergamo |
Francesco Capella, SS. Patrizio, Girolamo Miani (o Mauro) e Gregorio Barbarigo, 1762, Bergamo |
Ambito veneto, Miracolo di S. Patrizio, 1790 circa, Padova |
Tempo di Passione
di Vito Abbruzzi
Giovanni Gasparro, Elì, Elì, lemà sabactani?, 2005, Roma, collezione privata |
La V domenica di
Quaresima inaugura il cosiddetto Tempo di Passione, nel quale, secondo l’insigne
liturgista ed Abate Don Emanuele Caronti, «predomina […] in tutta la sua
austera grandiosità il dramma della Redenzione. Non corrisponderebbe certo alle
intenzioni della Chiesa il cristiano che davanti allo spettacolo delle
umiliazioni e della morte di un Dio, rimanesse indifferente e freddo».
Per comprendere e vivere
a pieno questo dramma, ecco, allora, un’edificante meditazione
dell’insigne liturgista benedettino, che ben spiega anche la molto suggestiva deposizione
di Cristo dalla croce, dipinta da Giovanni Gasparro, in cui, come mi faceva
notare l’arch. Mino Mincarone, «non ci sono attori ma protagonisti di qualcosa
realmente accaduto», richiamando così quelli che sono – o dovrebbero essere – i
canoni estetici propri dell’Arte sacra.
Domenica di Passione.
Stazione a S. Pietro.
Incomincia la quindicina
di preparazione immediata alla solennità pasquale. La stazione è a S. Pietro,
ove Papa Simmaco aveva fatto costruire un celebre oratorio dedicato alla santa
Croce. Delicato pensiero della liturgia romana, quello d’inaugurare il tempo
della passione con una festa stazionale a San Pietro! Il divin Maestro, come ha
istituito l’Apostolo erede del suo potere, così non l’ha privato della gloria
della sua Croce.
L’idea della passione e
del sacrificio della Croce predomina in tutta l’odierna Messa, che ci fa vedere
in tutta la sua austera grandiosità il dramma della Redenzione. Non
corrisponderebbe certo alle intenzioni della Chiesa il cristiano che davanti
allo spettacolo delle umiliazioni e della morte di un Dio, rimanesse
indifferente e freddo. Ai nostri peccati sono da attribuirsi i rigori della
giustizia divina che straziano l’umanità benedetta dell’innocente Gesù. E la
condotta del Padre verso il suo unigenito Figliuolo deve ispirare a noi
sentimenti di timore e stimolarci ad una vita penitente conforme al Vangelo e
per non crocifiggere di nuovo nelle nostre membra il Salvatore e per evitare le
estreme conseguenze della colpa. Tutto l’apparato liturgico c’invita al pianto.
Sull’altare, la Croce stessa scompare per ricordarci l’umiliazione di Gesù
Cristo che, nascondendosi, s’è dovuto sottrarre ai suoi nemici che volevano
lapidarlo. L’inno festivo del Gloria Patri in onore della SS.ma Trinità
è sospeso, affinché più sensibile sia in noi l’impressione del dolore e della
prossima catastrofe.
Fonte: E. CARONTI
O.S.B., Messale Quotidiano per i Fedeli, Società Anonima Tipografica fra
Cattolici Vicentini, Vicenza 1929, pp. 270-271.
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