Pubblichiamo
in questa Domenica In Albis o della Divina Misericordia l’editoriale di aprile
di Radicati nella fede, già pubblicato da Chiesa
e postconcilio e Riscossa
cristiana.
EDUCARE,
NON TRADURRE
Editoriale
di "Radicati nella fede"
Anno
XI n. 4 - Aprile 2018
La Chiesa nei secoli si è
preoccupata di spiegare e non di tradurre. E “tradurre” non è spiegare, anzi a
volte è sinonimo di “abbandonare”.
Va di moda da troppi anni, dentro
la Chiesa Cattolica, un mea culpa incomprensibile, che nel
cinquecentenario dell'eresia protestante è diventato addirittura un mea
culpa assordante: la Chiesa ha trascurato la Sacra Scrittura, Lutero
ce ne ha ricordato l'importanza, oggi la Chiesa ha rimesso al centro la Bibbia.
Come si fa a dire che la Chiesa
ha trascurato la Sacra Scrittura? Come si fa a negare il lavoro di secoli per
commentarla e spiegarla; come si fa a censurare tutto il lavoro educativo
svolto dal magistero di secoli a partire dai Padri della Chiesa? E dire che i
Padri hanno sempre commentato la Sacra Scrittura in abbondanza, anzi quasi
esclusivamente.
Ma allora perché questo
ripetitivo e miope mea culpa?
Semplicemente perché si è
generalmente frainteso lo “spiegare” con il “tradurre”, e questo in casa
cattolica!
Tutto questo ha una logica in
casa protestante: se ciascuno deve diventare interprete delle Scritture secondo
l'ispirazione interiore che dal Cielo discende su di lui, è sufficiente
tradurre in lingua comprensibile i testi sacri. Peccato che nemmeno Lutero e
gli altri capi protestanti seguirono quello che dicevano di sostenere, visto
che violentemente resero pubblica tutta la loro falsa teologia di
interpretazione dei testi biblici: Lutero e gli altri sostituirono la loro
interpretazione, la loro dottrina, alla dottrina del magistero della Chiesa di
1500 anni. I protestanti seguono così non la Bibbia, ma la dottrina dei loro
tristi fondatori.
Ma in casa cattolica questo non viene
più detto, anzi viene nascosto sotto una falsante valorizzazione della
Bibbia... l'inganno protestante ha colpito, ha colpito i cervelli!
La Chiesa ha il dovere, il
compito di spiegare e non di tradurre: deve educare tenendo insieme tutta la
Rivelazione, tutta la Bibbia evitando scelte riduttive; deve tenerla insieme
tutta mentre ne comunica la chiave interpretativa che è Gesù Cristo. Deve
trasmetterla tutta senza i tagli e le censure che ne pratica ogni eresia di
ieri e di oggi.
La Chiesa deve educare
trasmettendo tutta la dottrina che ha nel Messale romano il vertice della sua
sintetica purezza.
Invece in questi tristi anni
molti nella Chiesa hanno pensato di rinnovarsi semplicemente traducendo,
pensando che facilitando l'approccio immediato sorgesse per i fedeli una più
ampia comprensione del Cristianesimo.
Niente di più falso e
ingannevole!
Il facilitare con il tradurre è
diventato tra noi banalizzazione. Si è rinunciato al compito grave di
trasmettere tutto e insieme. Tutto Cristo, in tutta la Rivelazione, in tutta la
Scrittura e in tutta la Dottrina.
L'esito è sotto gli occhi di
tutti: una ignoranza abissale del cristianesimo da parte dei cattolici romani.
Una ignoranza spaventosa su tutti i punti essenziali: la Trinità, la divinità
di Gesù Cristo, le due nature in Cristo, la vita di Grazia, la dottrina sui
Sacramenti, la resurrezione della carne... cosa resta del Cristianesimo in
mezzo ai cattolici? Tutto è spaventosamente ridotto ad una vaga religiosità
naturale che abbraccia ogni possibilità immorale.
Eh sì, si è tradotto e si è
abbandonati a se stessi i fedeli.
Questo lo capimmo subito con la
questione della Messa: tradotta fu banalizzata e ora i cattolici non sanno più
cosa sia, compresi troppi preti!
Come al solito su tutto questo
regna un silenzio assordante: dove sono tutti i sociologi cattolici, preti e
non, pronti a valutare l'impatto delle riforme sulla vita dei fedeli? Perché
non rilevano questo cataclisma che sta facendo scomparire il cattolicesimo in
casa cattolica?
Stupido o complice che sia,
questo silenzio è inaccettabile, occorre gettare la maschera e dire le cose
come stanno.
I Protestanti con la scusa di
tradurre, liberando dall'insopportabile latino i cristiani, hanno di fatto cambiato
la dottrina: erano ancora fortunati loro perché, combattendo la retta fede
cattolica ricca di dottrina, erano obbligati a sviluppare una dottrina
contraria – dicevano di lasciare alla privata interpretazione la Bibbia, in
verità hanno indottrinato protestanticamente.
In casa cattolica invece si è
portato oggi ad estreme conseguenze l'inganno protestante: grazie al modernismo
che ha svuotato i dogmi e quindi la dottrina, si predica un'adesione a Cristo
senza contenuti: una vaga religiosità dove dietro parole ancora cattoliche
passa proprio tutto e il contrario di tutto. Ognuno la pensa come vuole e i
preti – i pochi ancora rimasti – devono benedire.
Con la scusa del dialogo con i
fratelli separati si sono rotti i bastioni di difesa e ciò che il
protestantesimo aveva tristemente solo iniziato, da noi il Modernismo ha
definitivamente compiuto: lo svuotamento del Cristianesimo, guscio vuoto senza
la rivelazione divina.
Per questo diciamo con
convinzione: preoccupiamoci di educare, di insegnare, e non di tradurre.
Anzi, proprio la difficoltà di
accostamento ai testi, si tratti della Messa o della Bibbia, obbligherà pastori
e fedeli a mettersi nella giusta prospettiva, quella di insegnare e comprendere
nella sua vera globalità.
Ai sacerdoti il grave compito di
introdurre a tutto il Cristianesimo, senza accontentarsi di intrattenere
semplicemente i fedeli su qualche aspetto.
Ai fedeli il dovere di lasciarsi
educare a tutta la dottrina cristiana, fin nelle sue conseguenze più pratiche.
La mania di tradurre ha
inaugurato la stagione della banalizzazione, e questa chiesa che ha scelto di
intrattenere è già morta.
Occorre che sussista sempre la
Chiesa madre, che educa i suoi figli sperando contro ogni speranza.
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