La Chiesa, nell’odierna Vigilia, attende l’effusione dello Spirito
Santo e ricorda la Vergine e gli Apostoli congregati nel Cenacolo in orazione.
La liturgia tradizionale canta il regno dello Spirito Santo nei battezzati, rinnovati nelle
acque del battesimo, e la continua assistenza dello Spirito Santo nei confronti
della Chiesa. Questa vigilia, che noi celebriamo seguendo l'antico calendario della Chiesa, non ha nulla di penitenziale, ma tutto è festoso.
Il messale, promulgato da Paolo VI, il 3 aprile
1969, va ricordato, sopprimeva praticamente l’antico uso delle vigilie e delle ottave per le
grandi feste dell’anno. Le ottave erano ormai limitate a Pasqua ed a Natale.
Quanto alle vigilie, per alcune feste, non esiste, nel rito montiniano, che una “messa della vigilia”
a sera, che spesso passa inosservata. Si tratta, di fatto, di un’anticipazione della
festa e non più di una giornata di digiuno e di preparazione a questa come avveniva in passato.
La messa di vigilia della Pentecoste è un caso particolare. Essa è dotata di una scelta di quattro testi per la prima lettura. Si tratta di testi
dell’Antico Testamento, che preparano al dono dello Spirito santo. Questo è tutto ciò
che esiste dell’antica e ricca liturgia della vigilia di Pentecoste, che
ricalcava, come struttura, quella del Sabato santo, ad eccezione della benedizione
del fuoco e del cero pasquale. Il suo depauperamento è avvenuto in due tempi.
La vigilia cadde nella riforma degli anni ’50 del secolo scorso e l’ottava con
la promulgazione del nuovo messale. Sulla struttura della Vigilia di
Pentecoste, cfr. Abbé Jean-Pierre Herman,
La Pentecôte – Fête élaguée ou restaurée ? La suppression de l’antique vigile baptismale de la Pentecôte, in Schola Sainte Cécile, 2 juin 2014; Gregory Dipippo,
The Suppression of the Ancient Baptismal Vigil of Pentecost, in New Liturgical Movement, May 18, 2018 ed in Canticum
Salomonis, May 18, 2018.
Sono note le “lacrime di coccodrillo” di papa Montini, che faceva
il finto tonto, per la soppressione dell’ottava di Pentecoste. Ecco l’aneddoto.
Siamo nel 1970, lunedì (secondo altri domenica dell’ottava) di Pentecoste. La
riforma liturgica era entrata in vigore da pochi mesi. Paolo VI si avviava la
mattina presto verso la sua cappella per celebrare la Messa. Con sorpresa,
trovò preparati i paramenti verdi anziché quelli rossi, di Pentecoste, e della
sua ottava. Interrogati i cerimonieri, questi gli risposero: «Ma Santità, ormai
è tempus per annum, il colore è verde. L'ottava di Pentecoste è abolita».
«Verde, ma come? Chi ha abolito l'ottava?», domandò concitato il finto tonto
Montini. «Lei, Santo Padre ...». E Paolo VI pianse (Le lacrime di Paolo VI e
l'ottava di Pentecoste, in blog MiL, 31.5.2010; John Zuhlsdorf, A Pentecost Monday lesson: “And Paul VI
wept”, in Fr.
Z’blog, 5 june 2017. Cfr. Paolo VI e la “riforma della riforma”,
in Antiquo
robore, 11.5.2018). Almeno così si dice. Montini, avvertendo il disagio
di trovarsi, quindi, ex abrupto, nel tempo ordinario, ne scriveva, con
biglietto autografo e confidenziale, all’allora P. Bugnini, chiedendogli di
fare qualcosa per «ripensarvi, e trovare il modo di ristabilire un culto
liturgico che contiene in se’ la profonda radice di tutte le altre sue
manifestazioni nella Chiesa di Dio, animata dallo Spirito Santo» (il testo è
riportato in nota a Ildebrando Scicolone,
Paolo VI, “interprete” della riforma liturgica, in Ecclesia Orans,
vol. 30 (2013), pp. 335-362, partic. pp. 356-358 concernente la soppressione
dell’Ottava di Pentecoste, riportato anche in Paolo VI e la riforma
liturgica. Dalla beatificazione una nuova luce, in blog Sacramentum
futuri, 15.10.2014). A questo rispose lo stesso Bugnini con un promemoria,
visto che la memoria di Montini andava aiutata, giacché non rammentava ciò che
egli stesso aveva compiuto e di cui si era convinto.
Pare inverosimile, a nostro avviso, pensare ad un Montini, quasi fosse
un neo smemorato di Collegno …, che non avesse presente la sua stessa “riforma”
o che ignorasse la soppressione dell’Ottava avvenuta con la Costituzione
apostolica Mysterii paschalis del 14 febbraio 1969 e la spiegazione delle
motivazioni di tale soppressione, data nel Commentarius: «Octava
Pentecostes, ut dictum est, supprimitur; attamen feriae currentes inter sollemnitatem
Ascensionis et sollemnitatem Pentecostes peculiare momentum acquirunt formulariis
enim propriis ditantur quibus in mentem revocantur promissiones Christi relate
ad effusionem Spiritus Sancti» (Calendarium romanum ex decreto
sacrosancti oecumenici concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pp. Pauli
VI promulgatum, Città del Vaticano 1969, p. 57)!
Ci riesce davvero difficile immaginare tutto ciò come anche
immaginare un Montini che non fosse consapevole di ciò che faceva o non si
preoccupasse di leggere e meditare ciò che gli veniva sottoposto per la firma.
La verità è che Montini era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo
e quelle lacrimucce postume erano solo un’invereconda sceneggiata “napoletana”,
per accreditare l’idea, presso il grande pubblico, di una sua buona fede, che
non ci sembra – con tutta onestà – vi fosse; pena il ritenerlo del tutto
incapace ed inconsapevole di ciò che stava compiendo alla Chiesa.
Ad ogni buon conto, per ricordare e celebrare questa Vigilia, ci
sembra quanto più adatto rilanciare il seguente contributo, che ci serva quantomeno
come meditazione per questa ricorrenza vigiliale.
Beato
Angelico, la potenza dello Spirito
di
Margherita del Castillo
Nella pittura, come nella poesia, l’accento della Pentecoste è posto sull’Universalità del messaggio cristiano, che sfonda l’ambiente chiuso in cui si ritrovavano i primi apostoli per diffondersi in tutto il mondo grazie alla potenza del fuoco dello Spirito. Come dimostra la Pentecoste del Beato Angelico di Firenze.
Beato Angelico, Pentecoste, Museo di San Marco, Firenze |
Mentre stava per compiersi il
giorno di Pentecoste si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne
all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e
riempì tutta la casa dove si trovavano. At, 2, 2
La
Pentecoste ebraica, o festa delle Sette Settimane in riferimento al tempo che la separava dalla
Pasqua, segnava l’inizio della mietitura del grano ed era la festa di ringraziamento
a Dio per i frutti della terra, celebrata in memoria del dono più grande che il
popolo ebraico, allora guidato da Mosè, aveva ricevuto: le tavole della legge
sul Monte Sinai. Noi cristiani ricordiamo la discesa dello Spirito Santo che,
essendo una delle festività portanti del nostro credo, è stata, naturalmente,
più volte rappresentata.
La
terza persona della Santissima Trinità,
nell’arte, può comparire sotto forma di colomba – nell’iconografia del
Battesimo di Gesù - di nube luminosa – nella Trasfigurazione – o di lingue di
fuoco, come, appunto, nel caso in oggetto. Per amore di completezza aggiungiamo
che il Vangelo di Giovanni parla dello Spirito Santo come di un soffio e
chissà, forse in altri dipinti, lo incontreremo così!
Il
fuoco è, come l’acqua, simbolo di vita e,
in questo senso Beato Angelico lo utilizza nella sua interpretazione del tema,
sia nella versione del Trittico della Galleria Corsini di Roma, sia in quella,
più o meno contemporanea, del celebre Armadio degli Argenti, i cui pannelli
sono ora conservati al Museo Nazionale di san Marco a Firenze.
A metà
del XV secolo Piero de Medici commissiona a
Guido di Pietro, ordinato poi col nome di fra’ Giovanni ma ben più noto come
Beato Angelico, una porta per la chiesa della Santissima Annunziata di Firenze.
Il progetto di Piero prevedeva la creazione di un oratorio familiare tra il tempio
mariano e la biblioteca del convento: è qui che il prezioso armadio sarebbe
stato custodito. Uno dei suoi pannelli, che raccontano le storie di
Cristo, a partire dalla Fanciullezza fino alla Resurrezione, riproduce la
discesa del Paraclito e, così come gli altri, è una tempera su tavola.
Mentre
stava per compiersi il giorno di Pentecoste si trovavano tutti insieme nello
stesso luogo.
Il
luogo in questione è il Cenacolo, la
“camera alta”, quella stessa dell’ultima cena. Maria ha sostituito Gesù e
compare, in preghiera, ieratica, frontale, in piedi al centro della scena. I
Dodici, nel frattempo, sono diventati ventisei, distribuiti dal pittore in
posizione simmetrica rispetto alla Vergine, le aureole incendiate dalla potenza
dello Spirito.
A
Maria, al piano inferiore, corrisponde una porta chiusa,
che rimanda a Lei quale ianua coeli attorno alla quale si
radunano, curiosi, degli uomini i cui indumenti, soprattutto i copricapi,
inducono a pensare a loro diverse provenienze. Sono, infatti, i Parti, i
Medi, gli Elamiti, gli abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della
Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia che, stupiti e
perplessi, come ci riferiscono gli Atti degli Apostoli, così dicono tra loro:
“li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio. Che significa questo?”
“li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio. Che significa questo?”
La
grazia, l’eleganza della pittura del Beato Angelico impreziosiscono ulteriormente la scena. Ai
suoi colori luminosi sembra alludere la similitudine che troviamo nella Pentecoste,
l’ultimo degli Inni Sacri composti da Alessandro Manzoni
Come
la luce rapida
Piove
di cosa in cosa,
E i
color vari suscita
Dovunque
si riposa;
Tal
risonò moltiplice
La
voce dello Spiro:
L’Arabo,
il Parto, il Siro
In suo
sermon l’udì.
Nella
pittura, come nella poesia, l’accento è posto
sull’Universalità del messaggio cristiano, che sfonda l’ambiente chiuso in cui
si ritrovavano i primi apostoli per diffondersi in tutto il mondo grazie alla
potenza del fuoco dello Spirito.
Fonte: LNBQ, 19.5.2018
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