Nella festa di S. Filippo Neri e nel sabato delle
Quattro Tempora di Pentecoste, rilanciamo la traduzione italiana di questo
contributo, pubblicata anche da Riscossa
cristiana, ed il cui originale inglese è comparso su New
Liturgical Movement.
Autore ignoto, S. Filippo Neri appare ad un confratello, XVIII sec., Chiesa dei SS. Prospero e Filippo, Pistoia |
Ambito di Carlo Maratti, Un angelo mostra a S. Filippo Neri un quadro della Vergine con Bambino e S. Giovannino, XVII sec., collezione privata |
Sebastiano Conca, Madonna con Bambino tra i SS. Filippo Neri e Nicola di Bari, XVIII sec., collezione privata |
Angelo Mozzillo, S. Anna con Maria Bambina tra i SS. Gennaro e Filippo Neri, 1805, Napoli |
Clemente Alberi (attrib.), S. Filippo Neri, 1835, Pesaro |
Riccardo Nobili, Miracolo di S. Filippo Neri, 1889, Rimini |
Ambito veronese, SS. Filippo Neri, Luigi Gonzaga ed Elisabetta d'Ungheria, XIX sec., Verona |
La sola e unica Pentecoste: contro l'eresia
neo-gioachimita
di Peter Kwasniewski
Traduzione di Traditio Marciana
Il Concilio Vaticano II è stato bollato come una
"nuova Pentecoste". Ma una nuova o una seconda Pentecoste è impossibile.
La Pentecoste è il mistero dell'identità e della vitalità della Chiesa
attraverso tutti i secoli fino al ritorno di Cristo nella gloria; la Pentecoste
non è un semplice evento, come lo spettacolo pirotecnico del 4 luglio (festa
dell'indipendenza statunitense, ndt), ma è un dinamismo che
permane, espresso dalla perenne freschezza della liturgia, che "lo Spirito
Santo ... copre nel suo dolce seno e con ali splendenti (1), cosa caldamente
ricordata in tutte le Domeniche dopo Pentecoste, che riempiono di un verde
brillante l'autentico calendario Romano.
Potrebbe esserci una nuova Pentecoste solo se la
vecchia avesse fallito; e in modo simile, potrebbe esserci una nuova Messa solo
se la vecchia avesse fallito (2). Se ci fosse una nuova Pentecoste, questa
darebbe origine a un nuovo tipo di Cattolicesimo, con nuove dottrine, una nuova
moralità, una nuova liturgia, una nuova umanità in una nuova
creazione, tutte cose che potrebbero essere in aperto conflitto con le
loro controparti della "vecchia Pentecoste".
Martin Mosebach analizza eloquentemente il problema:
"Lo 'spirito del Concilio' iniziò a esser tirato in ballo contro il senso
letterale dei testi conciliari. In modo disastroso, dell'attuazione dei decreti
conciliari s'impossessò la rivoluzione culturale del 1968, che scoppiò in tutto
il mondo. Questo fu certamente il lavoro di uno spirito, di uno spirito assai
impuro. La sovversione politica di ogni forma di autorità, la volgarità
dell'estetica, la demolizione filosofica della tradizione non solo devastò le
università e le scuole e avvelenò l'atmosfera pubblica, ma al contempo
s'impossessò delle alte sfere della Chiesa. Iniziò a diffondersi la sfiducia
nella tradizione, l'eliminazione della tradizione, in ogni cosa, in un entità
la cui essenza consiste completamente nella tradizione, tanto che qualcuno ebbe
a dire che la Chiesa sarebbe nulla senza la tradizione. In tal modo, la
battaglia postconciliare che portò la distruzione della tradizione in
moltissimi posti non fu altro che il tentato suicidio della Chiesa, un processo
nichilistico, letteralmente assurdo. Noi tutti ricordiamo come i vescovi e i
professori di teologia, i pastori e i funzionari delle organizzazione
cattoliche abbiano proclamato con un tono fiducioso e vittorioso che con il
Concilio Vaticano II una nuova Pentecoste si sia realizzata nella Chiesa, cosa
che nessuno dei famosi Concili della storia, che hanno in modo così decisivo
costituito lo sviluppo della Fede, ha mai preteso d'essere. Una "nuova
Pentecoste" non significa altro che una nuova illuminazione, possibilmente
una che possa sorpassare quella che fu ricevuta duemila anni fa; perché non
passare direttamente al "Terzo Testamento" dell'Educazione della
Razza Umana di Gotthold Ephraim Lessing? Nella visione di queste
persone, il Vaticano II significò una rottura con la Tradizione così com'era
esistita fino ad allora, e questa rottura sarebbe secondo loro stata salutare.
Chiunque abbia ascoltato ciò potrebbe aver creduto che la Religione Cattolica
abbia trovato realmente se stessa solo dopo il Vaticano II. Si suppone dunque
che tutte le generazioni precedenti - alle quali noi qui presenti dobbiamo la
nostra fede - siano rimaste nelle tenebre dell'immaturità" (3).
Quello che abbiamo visto negli ultimi cinquant'anni è
un maldestro tentativo di riesumare l'eresia gioachimita secondo la quale la
Chiesa sarebbe entrata nella terza e finale età, la nuova età dello Spirito,
che avrebbe lasciato alle spalle il Vecchio Testamento del Padre, rappresentato
dalle tavole del decalogo e dai sacrifici animali, e il Nuovo Testamento del
Figlio, rappresentato dall'unione costantiniana di Chiesa e Stato e dal santo
sacrificio della Messa. La nuova età, in modo ecumenico e interreligioso,
"va al di là" dei comandamenti, della Cristianità, e del culto divino
tradizionale. Con la riforma liturgica di Paolo VI noi andiamo al di là della
tradizione liturgica ereditata; con gl'incontri d'Assisi di Giovanni Paolo II
noi andiamo al di là della differenza sostanziale tra la Vera Religione e le
false religioni; con l'Amoris Laetitia di Papa Francesco noi
andiamo al di là dei rigidi confini del Decalogo e dei Vangeli.
Ora, ovviamente, tutte queste novità non
costituirebbero altro che una nuova religione, e una nuova religione è una
falsa religione. In tal guisa, la caratteristica maggiormente distintiva
della cosiddetta "nuova Pentecoste" o "nuova primavera" è
la manifestazione di un'eresia neo-gioachimita, che è incompatibile con il
Cattolicesimo ortodosso. La crisi della Chiesa ai nostri giorni è stato il
segno divino della disapprovazione del deliberato allontanamento e del lento
abbandono della Scrittura, della Tradizione e (sic) del Magistero, in questi
decenni, in cui l'amnesia rimpiazza l'anamnesi, e il sacrilegio soppianta la
sacralità. Come nota un autore di Rorate Caeli il 2 maggio
2014: "E' la generale inaffidabilità della maggior parte dei mezzi di
comunicazione ufficiali della Chiesa e delle case editrici che ha reso i blog
così popolari. Questo è specialmente vero quando si considera l'ovvio discordanza
che ogni Cattolico avverte tra la morbidezza e la gaiezza dei mezzi di
comunicazione ufficiali e la realtà vista terra a terra, dagli abusi sui
bambini agli abusi nei sacramenti, dagli abusi nella liturgia agli abusi di
confidenza, dalla promozione dei dissidenti al nascondere le statistiche della
crisi generale della demografia Cattolica e della pratica religiosa nella
maggior parte del mondo, da quando sono iniziati i geli della primavera".
La Chiesa oggi soffre perché malata nel suo cuore: è
letargica nel suo tessuto e intasata nelle sue arterie. Ha bisogno di un
trapianto cardiaco, ma piuttosto che darle un cuore differente, ella ha bisogno
di liberarsi di quel cuore artificiale e meccanico che le è stato installato da
dottori poco competenti, e riacquistare il cuore di carne che la tradizione
aveva fatto crescere in lei. Quando questo accadrà, noi saremo testimoni non
già di una nuova Pentecoste, ma del rinnovarsi dell'adorazione di Dio in
spirito e verità, come Nostro Signore ha profetizzato e ha già stabilito per
noi. Dom Paul Delatte (abate di Solesmes dal 1890 al 1921) scrisse, riguardo la
sacra liturgia tradizionale: "Nello Spirito Santo si concentrano, si
eternano, si diffondono in tutto l'intero Corpo di Cristo l'immutabile pienezza
dell'atto della Redenzione, tutte le ricchezze della Chiesa del passato, del
presente e dell'eternità (4).
Non ci meraviglia che Dom Guéranger, in un passo che
io amo molto citare, disse: "Lo Spirito Santo ha fatto della liturgia il
centro della sua attività nelle anime umane". Questo è ciò in cui dobbiamo
trovare la nostra Pentecoste; questo è ciò in cui la Chiesa si rinnova
perennemente nella sua giovinezza, trovando a portata di mano l'unico comune
linguaggio con cui lodare, benedire, glorificare ed adorare il Re celeste,
sinché Egli ritorni dall'Oriente nella gloria: "Ascenderò all'altare di
Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza".
NOTE dell'autore
(1) Gerard Manley Hopkins, La grandezza di Dio.
(2) Una nuova Messa è una
contraddizione in termini; la Chiesa non ha l'autorità per fare una cosa del
genere.
(3) In occasione del XC genetliaco di
Benedetto XVI, Prefazione a P. Kwasniewski, Nobile bellezza,
Santità trascendente: perché l'età moderna ha bisogno della Messa di sempre,
xii-xiii.
(4) Commentario della Regola di S. Benedetto, 133.
Fonte: Traditio
Marciana, 21.5.2018
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