In onore Dormizione e l’Assunzione della Vergine Maria,
rilanciamo questo contributo.
Alla tomba della Vergine
di Carlo Codega
La solennità dell’Assunzione suggerisce
una salutare e preziosa riflessione sugli ultimi momenti della vita terrena della
Vergine Maria, prima della sua gloriosa assunzione in Cielo in anima e corpo. A
Gerusalemme alcuni edifici sacri sembrano parlarci proprio di questo.
Ci siamo fermati sul colle della Santa Sion per
contemplare l’amorosa morte di Maria Santissima nel luogo ove ora sorge la
Basilica della Dormizione, così vicina al Cenacolo, il luogo dell’Istituzione
dell’Eucaristia e della Pentecoste. Con il transito e la dormizione di Maria
Santissima sembrerebbe che il nostro prolungato pellegrinaggio nei luoghi
mariani di Terra Santa debba avere fine, ma un ultimo santuario gerosolimitano
attende i nostri passi: la Chiesa dell’Assunzione di Maria o Tomba della
Vergine, affidato ora congiuntamente ai greco-ortodossi e agli armeni
ortodossi. Per ben comprendere ciò di cui stiamo per trattare è necessario
soffermarci qualche riga per far luce sul mistero del termine della vita di
Maria e sui molti problemi che sorgono attorno ad esso.
Dormizione, morte e assunzione
Dicevamo già la scorsa puntata che sin dall’antichità
il passaggio di Maria Santissima al Regno dei cieli non è stato definito
“morte” quanto piuttosto “transito” o “dormizione”, in greco “koimesis”. Da ciò
alcuni odiernamente pretendono di trarne automaticamente la conseguenza che la
Madre di Dio non sarebbe morta ma sarebbe transitata al Paradiso senza morire
(cioè senza che l’anima si distaccasse dal corpo), venendo quindi
immediatamente assunta in Cielo. Questo privilegio dell’immortalità viene poi
collegato da questi alla sua Immacolata Concezione: dato che la morte è la pena
del peccato originale, allora Maria Santissima – immune da questo – non avrebbe
nemmeno potuto morire ma avrebbe goduto del privilegio preternaturale concesso
ai Progenitori. Anche se il Magistero della Chiesa non si è espresso su questo
punto e anche se tale ipotesi rimane plausibile, va detto che il termine
“dormizione” in ogni caso non è una prova della presunta immortalità della
Madonna, quanto piuttosto un escamotage letterario per descrivere la soavità
degli ultimi istanti terreni della Madre di Dio, ben diversi dalla “morte” di
qualsiasi altro uomo, accompagnata da dolore e sofferenza. Anzi la tradizione
di Gerusalemme – che rimonta al II-III secolo – sembra indicarci piuttosto che
la Madonna sia effettivamente morta e abbia avuto per qualche tempo una sepoltura,
prima di essere assunta in Cielo: il luogo della dormizione – ovvero della
morte soave – sul colle di Sion è infatti ben distinto dal luogo
dell’Assunzione che, con il nome significativo di “tomba della Vergine”, trova
spazio proprio nel sito di sepoltura tradizionale degli ebrei di Gerusalemme,
la valle del Cedron o valle di Giosafat. Se il luogo in cui la Madonna è morta
è distinto da quello in cui è stata assunta in Cielo, evidentemente la
Santissima Madre di Dio ha dovuto morire, cioè vivere il distacco dell’anima
dal corpo, e vedere il suo corpo consegnato ad un sepolcro per qualche giorno,
prima che con l’Assunzione in Cielo, la potenza dell’Altissimo ricongiungesse
l’anima e il corpo per assumere in Paradiso Maria Santissima con un privilegio
unico, che noi potremo sperimentare solo dopo la resurrezione della carne.
Dobbiamo comunque ammettere che per l’onore della Santissima Vergine e l’amore
che gli porta il suo divin Figliuolo, il corpo di Maria non andrò incontro a
putrefazione ma rimase illibato e probabilmente – come sostengono diversi
scritti apocrifi antichi – il tempo di permanenza del corpo nel sepolcro fu,
per identificazione con quello di Gesù, proprio di tre giorni.
Efeso o Gerusalemme
Affrontata questa prima questione teologica rimane
però un dubbio storico: secondo alcuni il luogo della morte di Maria Santissima
non sarebbe stato Gerusalemme ma Efeso, in Asia Minore, l’odierna Turchia. Ciò
si dovrebbe ammettere in primo luogo come compimento delle ultime parole di Gesù
sulla croce, con le quali affidava a san Giovanni la propria madre. Ma se è
vero che l’Apostolo prediletto «la prese in casa sua» (Gv 19,27) allora Maria
avrebbe dovuto seguire san Giovanni anche a Efeso, in Asia Minore, dove il
santo Evangelista fissò la sua dimora, e qui la Madre di Dio sarebbe anche
morta. A rafforzare questo argomento scritturale furono soprattutto le
esperienze mistiche della beata Catherina Emmerick nell’800: la Beata, in
seguito a una visione, seppe indicare con precisione la “casa della Madre di
Dio” in un luogo a 7 km dalla città di Efeso, sul colle dell’Usignolo,
descrivendo perfettamente le fattezze di questo edificio, anticamente venerato
ma a quel tempo caduto in oblio. Oltre a questo, però, la Beata nelle sue
rivelazioni disse che si trattava anche della casa in cui Maria trascorse i
suoi ultimi giorni, e quindi il luogo della morte e dell’Assunzione in Cielo.
Questa convinzione però, più che dalla visione, le derivava forse dalla
sentenza universalmente diffusa a quel tempo secondo cui Maria sarebbe morta ad
Efeso, sentenza derivata da un’interpretazione arbitraria degli atti del
Concilio di Efeso (431) da parte del grande storico ed erudito settecentesco Sebastien
Le Nain de Tillemont. In effetti – eliminata questa errata interpretazione
degli atti del Concilio – nessun documento né tradizione antica riconosce Efeso
come luogo del transito di Maria, mentre già dal II e III secolo svariati
scritti apocrifi non solo descrivono la gloriosa morte e l’Assunzione al Cielo
di Maria Santissima ma la situano chiaramente a Gerusalemme, nella Valle del
Cedron. Nel IV secolo poi la tomba della Vergine – già meta di devozioni, come
attestano alcune iscrizioni – venne trasformata in una chiesa rupestre,
costruendo anche un deambulatorio per girare attorno alla benedetta roccia che
accolse il corpo della Madre di Dio. Nel 490 l’imperatore Maurizio, oltre a
imporre nell’Impero orientale la festa dell’Assunzione, costruì sopra la grotta
una grande basilica a pianta circolare, che non sopravvisse però all’invasione
araba del VII secolo. Analoga sorte toccò alla grande chiesa abbaziale
benedettina sorta nel XII secolo ma distrutta dopo settant’anni dall’invasione
del feroce Saladino, che risparmiò solo la tomba della Vergine, per il rispetto
che nutriva per la Madre di Gesù.
Nella valle del giudizio finale
Già la semplice ubicazione della tomba della Vergine
può farci riflettere un po’ sul significato che questa deve avere nei piani
divini. La valle di Giosafat è un avvallamento che divide la spianata del
Tempio – il colle sacro per eccellenza per gli ebrei – dal monte degli Ulivi,
santuario dei ricordi della Passione di Nostro Signore, ed è percorso dal fiume
Cedron, ricordato anche nelle Sacre Scritture. La particolarità di questo
avvallamento non è data tanto dal nome del buon re Giosafat, quanto dalla
menzione che ne fa il profeta Gioele (Gl 4,2), il quale sembra indicarla come
la valle in cui avverrà il Giudizio universale e la resurrezione dei corpi.
Proprio per questo sia ebrei che cristiani e islamici hanno situato lì i loro
cimiteri, accomunati quanto meno dalla credenza che proprio lì Dio verrà a
giudicare i vivi e i morti. In quello stesso avvallamento si trova anche la
tomba della Vergine ma con una significativa proprietà. Come per la sepoltura
di Gesù, così per quella della Vergine, non si utilizzò un qualsiasi cimitero
bensì una grotta nuova, ancora priva di sepolture. Gli scavi archeologici hanno
infatti dimostrato che la necropoli presente vicino alla tomba della Vergine
non è precedente ma successiva – di epoca bizantina e addirittura crociata – ed
è quindi segno di venerazione per Maria, vicino alla cui tomba molti chiedevano
di essere seppelliti, ma testimonia anche che per Maria Santissima fu scelto un
luogo particolare, privo di altre sepolture. Questo forse per segnalare
l’eminenza della Madre di Dio e del suo santissimo corpo rispetto a quello di
tutti gli altri uomini e donne che venivano seppelliti nella valle di Giosafat.
Significativo è poi notare anche una coincidenza: la valle di Giosafat, come
abbiamo detto, è il luogo in cui tradizionalmente si ritiene avverrà il
Giudizio universale. Ma per i cattolici – a differenza degli ebrei – il
Giudizio universale coincide anche con la fine dei tempi e la resurrezione dei
corpi. Ora proprio nel luogo dove si ritiene dovrà avvenire la resurrezione dei
Corpi, è avvenuta l’Assunzione di Maria Santissima al Cielo, la quale non è
altro che un’anticipazione di questo. Per volontà di Dio e come segno della sua
Immacolata Concezione e della sua perpetua Verginità, il corpo di Maria non fu
abbandonato alla putrefazione, ma dopo pochi giorni dalla morte – probabilmente
tre – esso fu riunito all’anima e assunto in Cielo. Tale bellissimo privilegio
accordato alla Santissima Madre di Dio è un preannuncio gioioso di ciò che
avverrà alla fine dei tempi per ciascun uomo, il che ben spiega perché molti
cristiani vollero, nel corso dei secoli, essere seppelliti vicini alla tomba di
Maria, come per sentirsi più vicini nel desiderio a ciò che dovrà avvenire di
loro: la resurrezione e la glorificazione dei corpi e il ricongiungimento
all’anima in Paradiso.
Una Chiesa sottoterra
Abbiamo già detto come per ben due volte – con
l’imperatore Maurizio nel V secolo e con i Benedettini nel XII secolo – la
venerata tomba della Vergine fu inserita all’interno di un complesso
monumentale più ampio, quasi come una cripta naturale al di sotto di una
basilica dedicata all’Assunzione, cosa che l’accomunava a tanti altri santuari
della Terra Santa. Per ben due volte tale basilica monumentale che sovrastava
la tomba venne distrutta, e alla fine, dopo il XII secolo, non fu più
ricostruita: sia i Francescani che l’ebbero in custodia dal XIV secolo al XVIII,
sia i greci ortodossi che la occuparono con il beneplacito del sultano dal 1757
non pensarono più a ricostruire una basilica superiore. Si accontentarono
invece di conservare l’austera facciata crociata che introduce a una scalinata
con la quale si discende nella grotta naturale dove viene venerata la tomba
della Vergine, un blocco di pietra alto da 1,50 m a 1,80 m con due aperture per
il passaggio dei pellegrini, perché questi possano venerare la roccia su cui fu
deposto il corpo di Maria Santissima. L’assenza di una basilica superiore
induce però il pellegrino a una riflessione tutt’altro che fuorviante: la tomba
della Vergine sembra quasi non volere nulla al di sopra di sé, nessun edificio
imponente o architettonicamente elaborato, ma preferisce rimanere così,
semplice nella sua consistenza rupestre e libera da qualsiasi aggravio
superiore, come se effettivamente da quella benedetta pietra continuamente la
Vergine Maria venisse assunta in Cielo. Nello stesso soffitto della grotta è
stato praticato un foro, non solo per permettere la fuoriuscita dei fumi delle
candele votive, ma anche per ricordare ai pellegrini che proprio in quella
tomba non si viene tanto a rammentare una sepoltura in terra bensì
un’Assunzione in Cielo. Si scende sottoterra con il corpo per innalzare la
propria anima verso l’alto, si tocca una roccia sepolcrale per avvicinarsi a
Maria Santissima viva in anima e corpo in Paradiso, si ricorda un evento
passato per non dimenticare ciò che ci aspetta in futuro: la resurrezione della
nostra carne alla fine dei tempi con cui saremo pienamente partecipi di quella
gloria che Maria già gode dalla fine della sua vita terrena. E questo è un po’
un monito e una degna conclusione per tutto il nostro pellegrinaggio in Terra
Santa sulle tracce dei luoghi santificati da Maria Santissima: toccare con mano
i luoghi santificati da Gesù e Maria significa ricordare amorosamente gli
eventi della Redenzione – in cui Maria fu l’alma socia e la degna
collaboratrice di Gesù, come Corredentrice accanto al Redentore. A sua volta il
ricordo degli eventi della Redenzione realizza in noi quella grazia che ci
condurrà passo dopo passo in questo lungo e impegnativo pellegrinaggio che è la
nostra esistenza, verso la meta del Paradiso in cui Maria Assunta ci ha
preceduto e ci aspetta ferventemente.
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