PAR MERITVM QUICVMQUE LEGIS COGNOSCE DVORVM,
QVIS DAMASVS RECTOR TITVLOS POST PRAEMIA REDDIT
IVDAICVS POPVLVS STEPHANVM MELIORA MONENTEM
PERCVLERAT SAXIS, TVLERAT QVI EX HOSTE TROPAEVM
MARTYRIVM PRIMVS RAPVIT LEVITA FIDELIS
TARSICIVM SANCTVM CHRISTI SACRAMENTA GERENTEM
CVM MALE SANA MANVS PREMERET VVLGARE PROFANIS,
IPSE ANIMAM POTIVS VOLVIT DIMITTERE CAESVS
PRODERE QVAM CANIBVS RABIDIS CAELESTIA MEMBRA.
Sappi, o tu che leggi, che pari è il merito dei due
cui, dopo il premio [eterno, meritato dal martirio], il presule Damaso ha dedicato queste memorie.
Il popolo giudeo aveva lapidato Stefano che lo esortava ad essere migliore
ed egli riportò il trofeo dei nemici
e per primo, fedele Levita, involò [la palma] del martirio.
Quando, mentre trasportava i sacramenti di Cristo,
una mano empia lo incalzava per gettarli ai pagani,
il santo Tarsicio volle spirar l’anima ferito a morte
piuttosto che esporre ai cani rabbiosi le carni divine.
(Damasi Epigrammata, Maximilian Ihm, 1895, n. 14)
Fonte: San Tarcisio, il protomartire della Santissima Eucaristia, in Tradidi quod et accepi, 15.8.2017
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