Nella festa di Cristo, Re dell’Universo, rilanciamo questo Atto di consacrazione del genere umano a Cristo Re, dettato dal Sommo Pontefice Leone XIII.
Leone XIII
Atto di Consacrazione del genere umano a Cristo Re
Nell'Anno Liturgico dell'Ordo Antiquior,
e a coronamento di esso, la festa di Cristo Re è assegnata all'ultima domenica
di ottobre, ultima Domenica prima della Festa di Tutti i Santi, che tali sono
in virtù di Lui, mentre il Messale romano riformato, approvato da Paolo VI nel
1969, la colloca all'ultima domenica dell'anno liturgico. Dunque comunemente la
si celebra oggi.
Vi invito a leggere un
articolo collocato tra le 'pagine fisse' del blog : La festa
di Cristo Re nella storia, nella liturgia, nella teologia [qui] che ricostruisce la
genesi storica della festa di Cristo Re, delineandone la portata teologica, e
dimostrando perché lo spostamento in questione è tutt'altro che irrilevante.
Colgo l'occasione per proporre l'Atto di Consacrazione del genere umano all'universorum Rex. Re di tutti e di tutte le cose e non soltanto genericamente Re dell'universo, come l'ha declassato la Festa di Cristo Re del nuovo Ordinamento liturgico, che indebolisce la dimensione storica, immanente del Regno...
Colgo l'occasione per proporre l'Atto di Consacrazione del genere umano all'universorum Rex. Re di tutti e di tutte le cose e non soltanto genericamente Re dell'universo, come l'ha declassato la Festa di Cristo Re del nuovo Ordinamento liturgico, che indebolisce la dimensione storica, immanente del Regno...
Inserisco, di seguito, l'Inno Te
sæculórum Príncipem, preceduto dall'indicazione delle strofe inopinatamente
soppresse (nel Mattutino e nelle Lodi) e quindi non più né pregate né meditate
sui nuovi breviari... Poi dicono che non è cambiato nulla?
«O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere
umano, guarda a noi umilmente prostrati innanzi a te. Noi siamo tuoi, e tuoi
vogliamo essere; e per vivere a te più strettamente congiunti, ecco che ognuno
di noi, oggi spontaneamente si consacra al tuo sacratissimo Cuore.
«Molti, purtroppo, non ti conobbero mai;
molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiarono. O benignissimo Gesù,
abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo
sacratissimo Cuore.
«O Signore, sii il Re non solo dei fedeli,
che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodighi che ti
abbandonarono; fa' che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per
non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro, che vivono nell'inganno e
nell'errore, o per discordia da te separati: richiamali al porto della verità,
all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo
pastore.
«Largisci, o Signore, incolumità e libertà
sicura alla tua Chiesa, concedi a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine:
fa' che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce: Sia lode a
quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore
nei secoli dei secoli. Amen».
* * *
Inno Te sæculórum Príncipem
Nel Breviario non riformato, l'inno dei
Vespri afferma: "Te nationum praesides / Honore tollant publico, /
Colant magistri, iudices, / Leges et artes exprimant. // Submissa regum
fulgeant / Tibi dicata insignia: / Mitique sceptro patriam / Domosque subde
civium". "Te i governanti delle nazioni esaltino con
pubblici onori, te onorino i maestri, i giudici, te esprimano le leggi e le
arti. Risplendano, a te dedicate e sottomesse, le insegne dei re: sottometti al
tuo mite scettro la patria e le dimore dei cittadini").
Nell'inno del Mattutino si legge: "Cui
iure sceptrum gentium / Pater supremum credidit" ("A te
[Redentore] il Padre ha consegnato, per diritto, lo scettro dei popoli").
E ancora "Iesu, tibi sit gloria, qui sceptra mundi temperas" ("A
te, o Gesù, sia gloria, che regoli gli scettri [= le autorità] del
mondo").
Stessi concetti ribaditi dall'inno delle
Lodi: "O ter beata civitas / Cui rite Christus imperat, / Quae
iussa pergit exsequi / Edicta mundo caelitus!" ("O tre volte
beata la società, cui Cristo legittimamente comanda, che esegue gli ordini che
il cielo ha impartito al mondo!").
La festa di Cristo Re fu istituita da Pio
XI l'11 dicembre 1925 mediante l'enciclica Quas primas. Se la festa
è di nuova istituzione non è per nulla nuova l'idea della regalità attribuita
alla figura di Cristo, che non soltanto la Scrittura, i Padri e i teologi, ma
anche l'arte sacra e il senso comune dei fedeli concordemente affermano.
L'istituzione di una ricorrenza specifica dedicata a questo mistero risulta
chiara dal testo dell'enciclica:
[...] "Se comandiamo che Cristo Re
venga venerato da tutti i cattolici del mondo, con ciò Noi provvederemo alle
necessità dei tempi presenti, apportando un rimedio efficacissimo a quella
peste che pervade l'umana società". Papa Pio IX si riferisce al laicismo
(non alla laicità): "La peste della età nostra è il così detto laicismo
coi suoi errori e i suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli,
che tale empietà non maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle
viscere della società. Infatti, si cominciò a negare l'impero di Cristo su
tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto — che scaturisce dal diritto di
Gesù Cristo — di ammaestrare, cioè, le genti, di far leggi, di governare i
popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione
cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata
al livello di queste [...]
Te sæculórum Príncipem,
Te, Christe, Regem Géntium, Te méntium te córdium Unum fatémur árbitrum. Scelésta turba clámitat : Regnáre Christum nólumus : Te nos ovántes ómnium Regem suprémum dícimus.(soppressa!) O Christe, Princeps Pácifer, Mentes rebélles súbjice: Tuóque amóre dévios, Ovíle in unum cóngrega. (soppressa!) Ad hoc cruénta ab árbore Pendes apértis bráchiis, Diráque fossum cúspide Cor igne flagrans éxhibes. Ad hoc in aris ábderis Vini dapísque imágine, Fundens salútem fíliis Transverberáto péctore.
Te natiónum Præsides
Honóre tollant público, Colant magístri, júdices, Leges et artes éxprimant. (soppressa!) Submíssa regum fúlgeant ibi dicáta insígnia: Mitíque sceptro pátriam Domósque subde cívium.(soppressa!) Jesu tibi sit glória, Qui sceptra mundi témperas, Cum Patre, et almo Spíritu, In sempitérna sæcula. Amen. |
Te, Principe dei secoli
Te, Cristo, Re delle genti Te, delle menti, Te dei cuori, confessiamo unico Sovrano.
La turba scellerata urla:
«Non vogliamo che Cristo regni»
Ma noi, acclamando, di ogni cosa Ti dichiariamo Re supremo. Cristo, Principe Portatore di pace, assoggetta le anime ribelli; e, con il tuo amore, gli erranti raduna in un solo ovile.
Per questo dall'albero sanguinante
pendi con le braccia stese, e, dalla crudele punta perforato, il cuore, di fuoco flagrante, manifesti. Per questo sugli altari ti tieni nascosto di vino e di cibo nell'immagine effondendo la salvezza sui figli dal petto transverberato. Te delle nazioni i principi manifestino [Re] con pubblico onore [Te] adorino i maestri, i giudici [Te] le leggi e le arti esprimano. Le sottomesse insegne dei re [a Te] dedicate vi rifulgano: e con mite scettro la Patria e le case dei cittadini assoggetta.
Gesù, a Te sia gloria,
che reggi gli scettri del mondo, con il Padre, e l'almo Spirito per i secoli sempiterni. Amen. |
Fonte: Chiesa e postconcilio, 20.11.2016