Nella festa della Divina Maternità di Maria
Santissima, ricordiamo il Sacrosanto Concilio di Efeso, terzo dei Concili
Ecumenici, che fissò l’insegnamento dommatico in tale materia, definendo Maria
τὴν ὄντως Θεοτόκον (“veramente
la Deipara”).
FORMULA DI UNIONE
del Sacrosanto Concilio di Efeso
Per quanto poi riguarda la Vergine madre di Dio, come
noi la concepiamo e ne parliamo e il modo dell’incarnazione dell’unigenito
Figlio di Dio, ne faremo necessariamente una breve esposizione, non con l’intenzione
di fare un’aggiunta, ma per assicurarvi, così come fin dall’inizio l’abbiamo appresa
dalle sacre scritture e dai santi padri, non aggiungendo assolutamente nulla
alla fede esposta da essi a Nicea.
Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla
piena conoscenza della fede e a respingere ogni eresia. E parleremo non con la
presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra
insufficienza, ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le
verità che sono al di sopra dell’uomo.
Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù
figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima
razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità,
nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria
secondo l’umanità; che è consustanziale al Padre secondo la divinità, e
consustanziale a noi secondo l’umanità, essendo avvenuta l’unione delle due
nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore.
Conforme a questo concetto di unione in confusa, noi
confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio
incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il
tempio assunto da essa.
Quanto alle affermazioni evangeliche ed apostoliche
che riguardano il Signore, sappiamo che i teologi alcune le hanno considerate
comuni, e cioè relative alla stessa, unica persona, altre le hanno distinte
come appartenenti alle due nature; e cioè: quelle degne di Dio le hanno
riferite alla divinità del Cristo, quelle più umili, alla sua umanità.
***
Τὴν τιμιωτέραν τῶν Χερουβὶμ καὶ ἐνδοξοτέραν ἀσυγκρίτως τῶν Σεραφίμ, τὴν ἀδιαφθόρως Θεὸν Λόγον τεκοῦσαν, τὴν ὄντως Θεοτόκον Σὲ μεγαλύνομεν.
Tu che sei
più onorevole dei Cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei Serafini, tu
che senza macchia generasti il Dio Verbo, o vera Deipara, noi Ti magnifichiamo
Fonte: Traditio Marciana, 11.10.2018, nonché in Chiesa e postconcilio, 11.10.2018
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