Il giornalista Aldo Maria Valli ha pubblicato nel suo blog una serie di “letterine” a Gesù Bambino di alcune personalità e persone impegnate nella difesa della fede (ad es., Ettore Gotti Tedeschi, don Alfredo M. Morselli, Giuseppe Rusconi, Marco Tosatti, Alessandro Gnocchi, v. QUI).
Noi rilanciamo quella di Mons. Nicola Bux.
“Chi
impara a credere impara a inginocchiarsi”
È arrivata anche la letterina di monsignor Nicola Bux. Eccola!
Di nuovo buon Natale a tutti!
***
Caro Gesù Bambino, o Gesù, tu sei il Verbo, tu sei la Sapienza, perché
per tuo mezzo tuo Padre ha creato tutte le cose, perciò tu sei il Pensiero che
abbraccia ogni cosa, sei cattolico. Solo tuo Padre ti conosceva e vedeva, ma
nella Notte Santa ti ha rivelato come suo Figlio, cioè ti ha reso visibile al
mondo perché il mondo ti vedesse e potesse essere salvato da quel peccato nel
quale era caduto a causa del primo uomo. Nessuno ti aveva mai visto,
perché nessuno aveva mai visto Dio, ma tu uscendo dal seno del Padre e venendo
nel mondo, proprio tu ce ne hai fatto l’esegesi. Senza di te, nulla è stato
fatto, eppure il mondo non ti ha conosciuto. Sei venuto tra i tuoi fratelli
ebrei ma non tutti ti hanno accolto. Anche nella Chiesa da te voluta, c’è chi
non vuole nominarti per non dividere. Perciò, ispira al papa e ai vescovi di
parlare al mondo della fede in te, della vita in te – la vita morale – e della
vita eterna con te, non delle migrazioni, della ecologia e degli altri problemi
di questa terra, su cui non hai dato loro alcuna competenza e alcun mandato.
Spiega ai teologi che tutto ciò che scrivono, le loro esegesi, servono alla
Chiesa se la mettono di fronte alla tua Presenza, quella che tanti cercano e
vorrebbero incontrare nella bellezza della liturgia quando è rivolta a te e non
all’uomo. Così, quelli che non credono, saranno colpiti e si convertiranno alla
verità, che sei tu. Per questo sei nato e sei venuto nel mondo, lo hai detto al
culmine della tua passione. Ora, amato Gesù, ti chiedo di aiutarci a capire che
non v’è altro Nome – il tuo – nel quale possiamo essere salvati, e per questo –
ha detto il tuo Apostolo – ogni ginocchio deve piegarsi in terra, così come si
piega in Cielo e persino sottoterra. Ma nella Chiesa, in ossequio al pensiero
di moda che si è allontanato dalla fede, c’è chi vuole imporre di non
inginocchiarsi perché non saremmo schiavi. Ahi, quanti padroni – dice
sant’Ambrogio – finiscono per avere coloro che rifiutano l’unico Signore!
Allora ti chiedo che la Madonna e san Giuseppe, i pastori e i Magi, tutti i
personaggi del presepio, particolarmente il bue e l’asino, che non solo si
inginocchiarono ma si prostrarono profondamente davanti a te, ricordino a quei
tuoi ministri che hanno tolto gli inginocchiatoi dalle chiese, che solo il
diavolo non si inginocchia perché, come ha detto un padre del deserto, non ha
le ginocchia. Chi impara a credere impara a inginocchiarsi, una fede o una
liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un
punto centrale. Per questo il divieto di inginocchiarsi appare come l’essenza
stessa del diabolico. O Gesù, come non inginocchiarsi davanti alla tua umiltà,
giunta fino alla morte di croce? E pensare che nella liturgia celeste descritta
dall’Apocalisse, l’inginocchiarsi – proskynein – ricorre 24 volte. Per questo il piegare le
ginocchia alla tua presenza, di te Dio vivente, è irrinunciabile. Dunque, ti
prego di far tornare l’inginocchiatoio nelle chiese, per aiutare l’uomo moderno
a capire che per amore sei venuto a salvarci dal peccato, a convertirsi e ad
adorarti.
Monsignor
Nicola Bux
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