Nella
festa annuale di S. Tommaso apostolo, rilanciamo questo contributo del prof.
Abbruzzi.
San Tommaso: maestro e modello del vero credente
di Vito Abbruzzi
Nel mio articolo pubblicato a Pasqua di quest’anno, in
cui sostengo la fondatezza storico-scientifica della resurrezione di Cristo (qui),
ho, tra gli altri, tirato in ballo anche San Tommaso, descrivendolo come «l’incredulo
per antonomasia; colui che se non vede non crede; colui che non si fida di
nulla e di nessuno; colui che, in nome della prudenza, non vuol passare (e far
passare gli altri con lui) per credulone, ma per vero credente».
Magistrale e storica la sua affermazione: «Se non vedo
nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e
non metto la mia mano nel suo costato, non crederò» (Gv 20, 25).
Il problema viene – falsamente e ridicolmente – creato
da chi si professa ateo (ben diverso dall’agnostico), tacciando il credente di
creduloneria. Ma intanto egli sta ergendo se stesso a Verbo. Gioca magari a
fare il Socrate della situazione, fingendo di sapere di non sapere, mentre trasuda
saccenza da tutti i pori. E sappiamo quanto nauseabonda sia la saccenza.
Conosco abbastanza bene la categoria dei fasulli
socratici, che in realtà sono – magari a loro insaputa – abili sofisti, così
invisi allo stesso immortale Socrate.
Uno di questi mi è capitato a tiro – senza volerlo –
proprio qualche tempo fa. Non dirò di lui il mestiere, per rispetto della
categoria di cui egli fa parte, ma posso dire che è un artigiano abbastanza
bravo nel suo lavoro, con una forte inclinazione alla disputazione, in base
all’interlocutore del momento. Diciamo che ama disquisire su tutto lo scibile
filosofico-teologico, saltando sovente di palo in frasca, pur di portare acqua
al proprio mulino e ridurre tutta la Rivelazione ad autorevole insegnamento
etico-politico, e non già a quello che in realtà è: Storia della Salvezza.
E, allora, succede che di fronte a lui tu ti senta
quasi un meschino, facendoti piccolo al punto da dargli fiducia in toto…
soprattutto per quel che riguarda il suo mestiere, evitando di contraddirlo. Ti
sembra che far con lui come San Tommaso sia un peccato: una mancanza di fede
nella sua parola… giacché egli è il Verbo fatto carne. E così succede
che gli commissioni un lavoro che alla fine credi fatto bene, a regola d’arte,
e, invece, t’accorgi è fatto male; ed ammettere l’errore è fatica… esattamente
come ammettere l’esistenza di Dio!
C’è poi chi si fa grande negando l’esistenza di Dio,
ché non si può vedere né toccare, ma al contempo ha la faccia tosta di fare
professione di fede negli alieni – anch’essi invisibili e intangibili – per
spiegare fatti misteriosi, come, ad esempio, la scomparsa nel nulla di tanti
individui umani.
Voglio concludere citando il grande Pascal, che la
sapeva lunga sull’argomento. Pascal metteva in guardia da due categorie di
pseudo filosofi o saccenti: i pirroniani e i dogmatici: «turbano
colui che li cerca» (fr. 365).
Che
San Tommaso ci aiuti ad aprire gli occhi contro di essi, smascherandoli ad uno
ad uno!
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