Sul levarsi del sole, nella mattina del 27 febbraio, mentre io Norberto, gli sedevo al fianco, Gabriele mi disse tutto sereno:«Padre, l’assoluzione me la potrebbe dare adesso». Ma io non vedevo alcun aggravamento del male e non mi sapevo render conto di tale domanda. Qualche momento dopo, il tempo di recitare l’atto di dolore, egli mi disse: «L’atto di contrizione l’ho fatto. Padre mi dia l’assoluzione». Si scoperse il capo e si mise a mani giunte. Allora gli diedi l’assoluzione, cosa che ripetei nel momento in cui spirò.
Ricevuta l’assoluzione domandò l’immagine dell’Addolorata, che teneva sempre in mano o sotto gli occhi o sul petto. Gli fu data l’immagine del Crocifisso con l’Addolorata. Gabriele la prese con trasporto, tutto giulivo se l’accostò alle labbra e vi diede molti baci. Poi se la pose sul petto con vivacità, con affetto, e fervore. Vedendo tutto ciò io ero come trasognato e come fuori di me, ed ero commosso fino alle lacrime. Anche gli altri presenti erano tutti commossi, Vedere con i propri occhi l’affetto, la confidenza, il fervore di carità, i modi teneri con cui faceva tutto questo, vedere sul suo volto traboccare tutta l’anima, era cosa che inteneriva i sassi.
Appena ebbe applicata l’immagine del Crocifisso e dell’Addolorata sul petto, levati gli occhi verso il cielo, e dando verso il medesimo come uno slancio, disse con slancio accompagnato dal movimento di tutta la faccia: «Mamma mia, fa’ presto», accompagnando le parole con un accento che mi è impossibile descrivere. Poi, con maggiore calma e staccando bene le parole, aggiunse: «Maria, madre della grazia, madre di misericordia, difendici dal nemico ed accoglici nell’ora della nostra morte». Finita questa strofa e sempre accompagnando tutto da sé con grande sentimento disse: «Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nella mia ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace tra voi l’anima mia». E tutto ciò con una serenità, con una gioia tale sul volto che tutti noi presenti stavamo come trasognati, ma tutti edificati ed inteneriti.
Appena ebbe finito di fare e dire quanto riferito, tacque con gli occhi bassi. E allora ci avvedemmo che Gabriele stava per spirare ma come uno che si mettesse a dormire. All’improvviso prende un viso tutto ridente e tutto devoto, apre con vivacità e slancio gli occhi verso la parete sinistra e a mezz’aria, con avidità e come colpito da qualcosa di grande e come oppresso da una grande maestà che ama, sospira e languisce d’affetto verso quella, e in questo stato senza nessun movimento, cessa di respirare e passa da questa vita come uno che si addormenta, con gli occhi fissi in quel luogo, con il volto ridente, con le mani calcate sopra l’immagine del Crocifisso e dell’Addolorata. Il volto di Gabriele era bellamente trasformato e come se da esso irraggiasse un’arcana luce.
Fonte: P. Norberto Cassinelli (di Santa Maria), Cenni della vita e virtù di Gabriele.