Oggi, Domenica di Pentecoste, un tempo era preceduta da una vigilia di digiuno e di preparazione alla festa, con un’apposita messa, dotata com’era del suo carattere battesimale. Odiernamente, a seguito della riforma liturgica di Paolo VI, anticipata da quella della Settimana Santa del Ven. Pio XII, queste caratteristiche della vigilia si sono perse (sul punto, cfr. Abbé Jean-Pierre Herman, La Pentecôte – Fête élaguée ou restaurée ? La suppression de l’antique vigile baptismale de la Pentecôte, in Schola Sainte Cécile, 2 juin 2014).
Un’altra caratteristica legata a questa festa era l’usanza di spargere una pioggia di rose sui fedeli, al termine dell’omelia papale, nella Basilica romana di S. Maria ad Martyres (Pantheon). Proprio in relazione a quest’uso, rilanciamo questo contributo di un nostro amico.
La
Domenica delle Rose
a cura di Giuliano Zoroddu
Negli Ordini
Romani, per la domenica dopo l’Ascensione – l’ottava è d’origine posteriore –
si prescrive una solenne stazione ed una festa di rose assai caratteristica, e
che può lontanamente far ricordare altre simili infiorate pagane. La sinassi si
celebrava nel vecchio Pantheon d’Agrippa, ed il Papa che vi prendeva parte ed
offriva il divin Sacrificio, era solito di recitarvi anche un’omilia, in cui
annunziava al popolo siccome ormai prossima la venuta dello Spirito Santo.
A dare
perciò una forma più sensibile al suo annunzio e a questa celeste discesa
dell’igneo Paraclito, mentre il Pontefice declamava sull’ambone, dall’alto
dell’occhio centrale della Rotonda si faceva cadere sui fedeli una pioggia di
rose in figura eiusdem Spiritus Sancti, come nota l’undecimo Ordine
Romano; cosi che il nome di Pasqua Rosa a Roma divenne sempre più popolare, e
servì a designare la festa di Pentecoste [1].
La messa
stazionale ad Sanctam Mariam Rotundam, com’è appunto chiamata nei
documenti medievali la Rotonda Agrippina, è tutta in attesa della venuta dello
Spirito Santo; tanto che, attribuita nel secolo XV un’ottava anche
all’Ascensione, si sentì il bisogno di aggiungerne la colletta commemorativa a
questa liturgia eucaristica celebrata nel Pantheon, in attesa della venuta del
Paracleto.
(Cardinale
Alfredo Ildefonso Schuster osb, Liber Sacramentorum. Note storiche e
liturgiche sul Messale Romano. Vol. IV. Il Battesimo nello Spirito e nel fuoco
(La Sacra Liturgìa durante il ciclo Pasquale), Torino-Roma, 1930, p. 25)
[1] N.d.R. In Sardegna ancora oggi la Pentecoste viene chiamata “Pasca ‘e
flores” (Pasqua dei fiori).
Fonte: Radiospada,
2.6.2019
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