Rilanciamo un interessante, breve contributo del prof. Abbruzzi
nel XII anniversario del m.p. Summorum Pontificum del papa Benedetto XVI.
Max Scholz, Concerto di un coro (Chorkonzert), 1906 |
Finché è giorno… I dodici anni del Summorum
del prof. Vito Abbruzzi
Ieri il Summorum ha compiuto dodici anni…
proprio nel giorno del Signore.
Un caso?
Direi proprio di no!
Una cosa che, mi rendo conto, sfugge ai più – non solo
agli avversatori del motu proprio in questione, ma anche ai suoi stessi propugnatori
– è non riuscire a cogliere il fatto che il Summorum non è opera
dell’uomo, ma, a mio sommesso giudizio, di Dio stesso.
Non smetterò di ripetere – senza tema di essere
tacciato di pedanteria – che siamo di fronte a numeri che parlano chiaro: 777.
Il Summorum ha visto la luce il 7 luglio 2007 , ed
è stato pubblicato alla pagina 777 degli Acta Apostolicae Sedis (vol.
99).
Sono più che convinto che il legislatore non pensava affatto
a tutte queste misteriose coincidenze!
Il 777 è chiaramente un numero che rimanda all’ordine
angelico; in particolar modo a San Michele, che il 7 luglio 1956 apparve ad
Oppido Lucano (PZ) alla Serva di Dio Francesca Lancellotti, in seguito amica
fraterna del cardinale Oddi, primo presidente della fu Pontificia Commissione Ecclesia
Dei.
E, dunque, il 7 luglio è una data micaelica!
Non solo: il 7 luglio è notoriamente primo giorno
della novena alla Madonna del Carmine. Un fatto che non può passare
inosservato.
Ricordo che a Putignano, in Terra di Bari, c’è una
grotta-santuario dedicata proprio a San Michele (in Monte Laureto), il cui
altare è speculare a quello dedicato a “S. Maria de lo Carmino” (1538). Idem a
Conversano, sempre in Terra di Bari, nella chiesa parrocchiale di Maria SS. del
Carmine.
Ci sono ovunque timori – non privi di fondamento – che
il Summorum possa essere revocato. L’augurio è che ciò non
accada. Ma se anche dovesse accadere, il Summorum resta una pietra
miliare; un fatto acquisito; una conquista non facilmente raggiunta, a cui altrettanto
non facilmente si rinuncerà.
Il Summorum, in questi dodici anni di vita, ha
visto spegnersi tanti facili entusiasmi (per sua fortuna, poiché erano fuochi
di paglia); ma altresì ha visto crescere, giorno dopo giorno, una nuova
consapevolezza da parte di gente che, grazie al vetus ordo, ha riscoperto
il sacro, vivendo con più raccoglimento il novus.
A chi si è preso il delicato compito di far conoscere
e amare l’usus antiquior del Messale Romano, il monito di Gesù ad
operare senza scoramenti: «Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha
mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare» (Gv 9,4).
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