giovedì 15 agosto 2019
Aforismi nella festa dell'Assunzione al Cielo, in anima e corpo, della B.V. Maria
Assunzione di Maria, acquasantiera, 1735, cattedrale, Altamura |
Pietro Bracci, Assunzione di Maria, 1739, altare maggiore, Duomo, Napoli |
Cfr. Ernesto Dovico, Pio XII ci spiega il dogma dell'Assunta, in Il Timone, 15.8.2018
Giuliano Zoroddu (a cura di), Sant’Alfonso Maria de Liguori. Discorso sull’Assunzione di Maria, in Radiospada, 15.8.2019
Assunta in cielo perché corredentrice sulla terra, in Chiesa e postconcilio, 15.8.2019
mercoledì 14 agosto 2019
lunedì 12 agosto 2019
Quando Santa Chiara mise in fuga i Saraceni
Lo
scorso giugno ricordavamo, in un articolo di don Nicola Bux e Francesco
Patruno, il centenario dell’incontro tra S. Francesco ed il sultano d’Egitto,
in cui si metteva in rilievo come il significato di quell’incontro fosse ben
diverso dalla vulgata che, oggi, vorrebbe dare a quell’incontro (v. S.
Francesco ed il Sultano d'Egitto. Un'interpretazione storica da rivedere, qui).
Senz’altro,
tra le più fedeli interpreti del Poverello d’Assisi, ed anzi sua pianticella,
gelosamente coltivata ed accudita presso San Damiano, vi è Chiara d’Assisi,
della quale celebriamo quest’oggi la festa. Ella, senz’altro, quale fedele
interprete di Francesco, ci mostrò come comportarsi, ritenendo i musulmani non
come fratelli, bensì come nemici.
Nella festa di questa Santa, perciò, non possiamo far a meno che ricordare quell’evento di un venerdì del settembre 1240, come narratoci da Tommaso da Celano.
Nella festa di questa Santa, perciò, non possiamo far a meno che ricordare quell’evento di un venerdì del settembre 1240, come narratoci da Tommaso da Celano.
Quando Santa Chiara mise in fuga i Saraceni
a cura di Giuliano Zoroddu
Il Serafico Patriarca
Francesco, come si sa, nel 1219 volle andare in Egitto al seguito dei Crociati
e si presentò allo stesso Sultano al-Malik al-Kāmil per predicare a lui e ai
suoi, seguaci del falso profeta Maometto, “il Dio uno e trino e il Salvatore di
tutti, Gesù Cristo” (vedi qui).
Similmente ed in modo egualmente poco ecumenico, ebbe a confrontarsi coi
Maomettani (soldati saraceni al soldo dell’empio e più volte scomunicato
Federico II di Svevia), nel 1240, la sua prima discepola, santa Chiara “prima
pianta delle Povere Donne dell’Ordine dei Minori”, come ci racconta il beato
Tommaso da Celano.
“Il Signore ti ha benedetta comunicandoti
la sua possanza, e ha per mezzo di te annichilati i nostri nemici”
Piace a questo punto
raccontare i portenti delle sue orazioni, con altrettanta aderenza alla verità
quanto sono degni di venerazione.
In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l’impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell’ira. Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l’esercito si avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini.
Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com’è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d’argento racchiusa nell’avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi.
In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l’impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell’ira. Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l’esercito si avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini.
Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com’è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d’argento racchiusa nell’avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi.
E tutta prostrata in preghiera
al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: «Ecco, o mio Signore, vuoi tu
forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per
il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me
sola, non posso salvare». Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue
orecchie dalla nuova arca di grazia: «Io vi custodirò sempre!». «Mio Signore –
aggiunse – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci
sostenta». E Cristo a lei: «Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla
mia protezione».
Allora la vergine, sollevando
il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: «Vi dò garanzia,
figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!». Né vi
fu ritardo: subito l’audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e,
abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati
dalla forza di colei che pregava.
E subito Chiara ammonisce quelle che avevano udito la voce di cui sopra ho parlato, dicendo loro severamente: «Guardatevi bene, in tutti i modi, dal manifestare a qualcuno quella voce finché io sono in vita, figlie carissime».
E subito Chiara ammonisce quelle che avevano udito la voce di cui sopra ho parlato, dicendo loro severamente: «Guardatevi bene, in tutti i modi, dal manifestare a qualcuno quella voce finché io sono in vita, figlie carissime».
TOMMASO DA CELANO, Leggenda
di Santa Chiara Vergine, in Fonti Francescane, Padova, 2011
(III Edizione), n. 3201-3202
Fonte: Radiospada,
12.8.2019
venerdì 2 agosto 2019
Perché Maria è Regina degli Angeli?
In occasione
della festa della Madonna, regina degli Angeli, rilanciamo questo contributo.
Perché Maria è Regina degli
Angeli?
a cura di Giuliano Zoroddu
1° PUNTO.
Maria Regina
degli Angeli, poiché Figlia prediletta del l’eterno Padre.
Considera come Dio Creatore
sapientissimo ordinò le corporali e spirituali pure creature tra loro con
unione e dipendenza delle inferiori alle superiori, e di queste alla suprema e
più perfetta tra tutte; a quella cioè che fosse stata col fatto stesso, con
preminenza di doni e qualità, a tutte le altre preposta. E la più nobile, ricca
di ogni prerogativa, e meglio fornita di sapienza e bontà, fu la Vergine Maria, che l’eterno Padre antepose alle opere della
creazione, mentre con lei e per lei dava alle altre essere e leggi. “Cum eo
eram cuncta componens … Per me reges regnant, et legum conditores iusta
decernunt … Mecum sunt divitiae et gloria” (Prov. VIII) [1], può Maria dire con la divina Sapienza. Le
cose corporee si subordinava al bene dell’uomo; e questi doveva loro
presiedere: “Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram; et
praesit piscibus maris, et volatilibus coeli, et be stiis, universaeque terrae,
omnique reptili quod movetur in terra” (Gen. 1, 26)[2]. Ma gli uomini consociati con divine ed
umane leggi, dagli Angeli ad essi superiori ricevevano lumi ed aiuti; e gli
uomini e gli Angeli, il regno tutto delle intelligenze, alla primogenita tra le
semplici creature, e al capolavoro fra tutto il puro creato doveva sottostare,
e prestar obbedienza. “Maria, iuxta hierarchicam Dyonisii legem,
continet eminenter omnem perfectionem creaturarum, tamquam inferiorum, ut iure
dicatur Regina mundi et Domina”[3] (Gers., Tract. 4. in Magn.
et alib.). Adunque all’ordine naturale sovrastando il sovrannaturale;
ed in cima di questo trovandosi per ragione del Redentore la divina Madre; a
costei il Creatore, colmandola di grazia e poscia di gloria, diede il regno
dell’universo, e la costituì Regina degli Angeli e degl’uomini. “Vestita
est ab eo gloria et decore: coelorum terrarumque Regina constituta est, et in
ministerium data est illi omnis creatura, quae sub Deo est”[4] (S. Thom. de Vill. Conc. de
Ass.). Quindi s. Germano la chiamò Signora degli Angeli, e Padrona di
tutto il creato: “Angelorum Domina, rerum omnium conditarum Hera” (C.P.
de Praesent.); e s. Bernardo dopo aver distribuite le creature in differenti
gradi per natura e qualità, conchiude: “Omnia quae in coelo sunt et in
terra; quae divino imperio sunt subiugata, eadem Beatae Virgini sunt subiecta”
(T. 2. l. 6. a 3. c. 6.): tutte le cose celesti e terrestri che sono soggette a
Dio, lo sono pur anche alla benedetta sua Madre. Rifletti inoltre, che l’eterno
Padre sollevava Maria ad aver con lui un identico Figlio; e a ciò le
comunicava, dal fonte ch’egli è di eterna generazione, una fecondità per la
quale ad esso potesse congiungersi in affinità. Ma con tal dono le dava
altresì un potere che rispondesse alla dignità: ond’è che sui Troni eccedesse
colla prossimità, fermezza e stabilità in Dio; sulle Dominazioni col dominio
nel disporre e comandare ciò che si attiene ai divini ministeri; sulle Virtù
colla fortezza nell’adoperare i mezzi a fini, vincendo qualsiasi ostacolo della
natura; e sulle Potestà colla gagliardia nel respingere i maligni spiriti nel
Regno di Dio sulla terra, a quel modo che le terrene Podestà allontanano i
malfattori. Così Maria, all’eterno Padre strettamente congiunta, ebbe la
superiorità su tutti quegli ordini angelici, che di alcun potere sono
investiti nella corte Celeste. Perciò chi le negherà il titolo, onde la S.
Chiesa la invoca di Regina degli Angeli? Godi di tanta gloria di Maria, e
giubila del tuo proprio onore, avendo a madre la Regina degli Angeli. Ringrazia
l’eterno Padre che sì alto potere avesse a lei affidato; ed emula l’impegno
degli Angeli nel benedire e render gloria alla Regina del Cielo e della Terra.
2° PUNTO.
Maria Regina
degli Angeli, poiché Madre del Verbo incarnato.
Considera inoltre che il
titolo di Regina degli Angeli si conviene a Maria per essere la Madre di Gesù
Cristo, il quale fu costituito da Dio su tutte le gerarchie degli Angeli: “Constituens
ad dexteram suam in coelestibus, supra omnem Principatum, et Potestatem, et
Virtutem, et Dominationem”[5] (Eph. 1, 20); la Madre di colui dal
quale furono create le cose: “Quoniam in ipso condita sunt universa in
coelis et in terra, visibilia et invisibilia: sive Throni, sive Dominationes,
sive Principatus, sive Potestates”[6] (Colos. 1, 16). Or se l’eterno Padre
diede a Maria tal potere da dover essere a dritto Regina degli Angeli; l’eterno
Verbo che è la Sapienza del Padre, ed a cui si attribuisce in particolar modo
la scienza, come al Padre la potenza, a Maria, alla quale di già perché sua
Madre competeva esser Regina degli Angeli, volle dare tal prerogativa nella
scienza, che per essa sorpassasse di lunga mano la pienezza della scienza dei
Cherubini nel penetrare gl’intimi segreti misteri di Dio; e quella di cui
godono i Principati, gli Arcangeli, e gli Angeli, nel saper eseguir rettamente
quanto in grandi o tenui imprese operano nell’universo; e quella infine che
hanno le Dominazioni, le Virtù, e le Podestà di ordinare, disporre, ed
efficacemente imperare tutto ciò che si attiene alla divina gloria nel
ministero degli uomini. L’eterno Verbo non volle dotarla di meno nella
scienza, che fatto avesse fatto, nel potere, l’eterno Genitore. Che se i
Cherubini primeggiano sugl’inferiori ordini nella perfezione con cui vedono
Dio, e nella intensità del lume che da esso ricevono, onde conoscono l’eterne
ragioni delle cose, e la bellezza e l’ordine loro, e cotal cognizione
diffondono neo sottoposti ordini; chi potrà comprendere di quanto copiosi
lucidissimi veri il Verbo arricchisse sua Madre, sicché effettivamente, volendo
trasandar ogni altra ragione del suo regio dominio, dire si potesse Regina dei
Cherubini? Senza dubbio che da lei quegli spiriti apprendono misteri altissimi,
e sono illuminati a meglio penetrar le ragioni di Dio e delle cose, e ad ammirar
in queste con maggiore distinzione e perspicuità le parti, l’ordine e il fine
loro peculiare. Per il quale altissimo grado che Maria ha di potere insieme e
di sapienza, innanzi a lei si confondono i rimanenti ordini delle altre
gerarchie; e quelle intelligenze come suoi ministri si muovon prontissimi ad
obbedire non che ai comandi, ai cenni e desideri suoi, a pro degl’individui di
cui son custodi, e delle città, dei regni e delle nazioni su cui stanno
difensori, e reggitori. O quanti millioni d’Angeli servono a Maria! Tutti
quegli che sono soggetti a Gesù suo Figlio. “Oportebat Dei Matrem, quae
Filii erant, possidere; etenim Filius res omnes conditas ei in servitutem
addixit” (S. Io. Damasc., Or. de S. M.). Sì certamente
conveniva che la Madre di Dio possedesse ciò che possiede il Figlio: conveniva
ché il Figlio assoggettasse a lei le creature a sé soggette. Ma oltre a questa
natural convenienza di comune possedimento tra Madre e Figlio, questi le volle donare
di più tale scienza che per essa fosse superiore ai Cherubini e a tutti quegli
Angeli, a quali appartiene la direzione e l’eseguimento della divina
provvidenza nel reggimento degli uomini e nell’amministrazione dell’universo.
Che perciò, dice s. Pier Damiani, ella è perfetta come il Sole, poiché come lui
di più solido chiarore illumina gli Angeli e gli uomini: “Perfecta ut Sol,
quia sicut sol solus orbem illuminat, sic haec solidiori lumine et Angelos et
homines illustrat” (Serm. de Annunc. ). E il Sole, splendore eterno e
sostanziale dell’eterno Genitore, è il Figlio suo, il quale irradiandola della
infinita sapienza, gli stessi Cherubini e le altre Virtù celesti trae in estasi
di meraviglia e stupore. “Tu thronum Cherubicum divinitatis fulgore superas
… Deipara etiam coelorum Virtutes in stuporem convertit. Obstupuerunt omnes
Angeli, Cherubim quoque ac Seraphim”[7]. (S. Epiph., Serm. de laud. Virg.).
Iddio nell’illuminare le altre creature, e sì massime gli Angeli, e più tra
questi i Cherubini, si comporta da Padrone coi suoi servi; con Maria però
tratta da Figlio, e da Figlio amantissimo; e quindi in lei con quella pienezza
stessa diffonde i suoi lumi, colla quale si posò sostanzialmente
nell’immacolato suo seno, come in Tempio di sua Maestà. Attesa la copia e
purezza di tanti splendori, s. Epifanio magnifica ed esalta Maria più onorata
dei Cherubini: “Omnium Regina, sublimior coelicolis, purior solis radiis, et
splendoribus honoratior Cherubim”[8] (Or. de laud. Virg.). Vedi nuovo
motivo di esultanza all’animo tuo, di congratulamento con Maria, e di
rendimento di grazie al Verbo umanato, il quale volendo di fatti sublimar Maria
su tutte le gerarchie angeliche, alla potenza onde l’aveva investito il Padre,
tanto si compiacque di aggiungere di profondissima Sapienza. Intanto non
lasciare di prostrarti a suoi piedi; e venerandola Regina degli Angeli e tua,
domandale più copiosi lumi nell’apprendere la immortale sapienza de Santi,
custodito e guidato in sul cammino della felicità eterna dal tuo Angelo
tutelare.
3° PUNTO.
Maria Regina
degli angeli, poiché Sposa dello Spirito Santo.
Considera che tra gli ordini
angelici supremo è quello che si compone di Serafini, Spiriti che ardono d’un
vasto amore verso Dio: per la quale singolare proprietà e dote si distinguono
dagli ordini inferiori. Or di questi ancora fu Regina Maria per duplice motivo;
l’uno comune, l’altro particolare. Il motivo comune è, che ella è Sposa dello
Spirito Santo, il quale è Re supremo dell’universo, poiché Dio. Adunque
siccome Maria è Regina perché prediletta figlia dell’eterno Padre, e Genitrice
del Verbo umanato, così a dismisura più le conviene la regia dignità per essere
Sposa dello Spirito Santo. Ogni Sposa di Re è Regina. Il motivo poi singolare e
proprio si è il suo amore, col quale sopravanza immensamente l’amore di tutti
gli Angeli Serafini. Lo Spirito Santo che è sostanzialmente Amore, si elesse a
Sposa Maria, e le diede somiglianza di se, quanto poteva prenderne
creatura. Perciò le accese in cuore tale una vampa di purissima carità, da
parere una scintilla rimpetto a lei tutto l’amore de Serafini. “Spiritus
Sanctus occurrit Virgini gloriosae, eam recognoscens formam sui amoris … Tantam
largitatem et copiam (Virgo) Spiritus Sancti accepit, quantum potest creatura
viatria recipere, non Deo unita unitate personae” (S. Bernardin. t. 3.
serm. 11. et de Nom. Mar.). Solo Gesù Cristo oltrepassò in amore Maria, mercé
la quale la umanità era in lui unita alla divinità nella persona del Verbo. Del
resto l’amore delle altre creature è come una lucciola in faccia al sole, se si
paragoni con quello di Maria. Laonde i Serafini contemplandola, vieppiù
si accendono ad amare quel Dio che sì intensamente è amato dalla loro Regina;
ed essendo proprio ufficio di essi eccitare gli Spiriti a sè soggetti a
fervorosa carità, nuovo ardore concepiscono dal focosissimo amore di
quell’amantissima Regina, onde aggiungano stimoli di carità in quegli ordini
inferiori. Eh! possiam francamente asserire, che essendo lo Spirito
Santo per natura sostanzialmente Amore; Maria sua Sposa sia per grazia la
Regina dell’amore; e conseguentemente siano a lei sudditi quegli Spiriti che
posseggono in sommo grado una vita d’intelligenza e di amore. Posto ciò se
condegnamente è Regina quella Donna, la quale oltre all’essere Figlia, Madre e
Sposa di Re, riunisca in modo eccellentissimo e oltre misura eminente le
qualità di Sapienza, Bontà e Potenza; doti che innalzano a dritto su tutti gli
altri chi n’è fornito eccedente mente: si negherà a Maria, che di cotali
prerogative possiede a dismisura, anche sol per questo riguardo la gloria di
Regina degli Angeli? Or intendi meglio l’espressione del Gersone: “Maria,
iuxta hierarchicam Dyonisii legem, continet eminenter omnem perfectionem
creaturarum, tamquam inferiorum, ut iure dicatur Regina mundi et Domina”.
Se le sensate creature sono servite dalle insensate, ed esse servono alle
ragionevoli, le quali altresì la cedono alle pure intelligenze: subordinazione
derivante dal riunire che in sé fanno le superiori creature quelle doti che si
trovano sparse nelle inferiori colla sopraggiunta di un altro pregio tutto lor
proprio, dalle inferiori non ottenibile, trovandosi in Maria una superiorità
eminentemente eccedente le proprietà che sono divise negli Angeli; e oltre di
ciò un cumulo sublimissimo d’ogni perfezione, a cui non potranno mai giungere
tutte insieme le angeliche gerarchie; ella per verità è sovranamente ad esse
superiore, è loro Regina. Gran motivo di somma consolazione per te. La tua
Madre è Regina degli Angeli, degli stessi Serafini i quali più da vicino
rendono a Dio omaggi di adorazione e di amore. O quanto più di essi avvampò di
carità! Chiedile adunque che delle ardenti fiamme, ond’ella ama Dio, ti faccia
partecipe, talché non solamente ti riscaldi, ma ti accenda del divino amore.
Chiedile che simile ti renda agli Angeli nei puri costumi, nella immacolatezza
della vita, nella facilità di apprendere la divina sapienza, nell’ardore
d’amare il sommo infinito Bene. Frattanto studiati di emulare cotali angeliche
prerogative, cooperando diligentemente all’aiuto che te ne porgerà essa Regina
de gli Angeli; poiché in chi ella scorge desiderio di giungere a virtù tanta,
diffonde in più larga copia i suoi doni, elargisce regalmente le sue
munificenze.
PREGHIERA
Eccelsa Madre di Dio, e Regina
degli Angeli, non isdegnate guardar per figlio questa povera creatura debole,
ignorante, peccatrice. Oh se vi avessi conosciuto sin dai teneri miei anni,
onorandovi colle angeliche virtù tanto care all’immacolatissimo vostro Cuore!
Me misero! tenni dietro alle vanità della terra, e al pari di loro divenni
vuoto di veri beni, e colmo soltanto di miserie e peccati. Deh! gloriosissima
Regina, voi che siete ancora la pietosa Madre della misericordia e della
clemenza, perdonatemi se mi assomigliai agli Angeli ribelli con la superbia
della vita e l’iniquità delle operazioni. Me ne duole di tutto cuore; e vi
protesto che pronto a morire anziché disgustarvi in avvenire, vorrò seguire le
orme dei fedeli vostri divoti, e con la umiltà e purezza di cuore meritarmi il
real vostro patrocinio. Ma perché più facilmente ottener possa un tanto bene,
voi che siete obbedita e servita dagli Angeli qual gloriosissima loro Regina,
fate che per ossequio e amor vostro, più gelosamente mi custodiscano ed
aiutino, e con santi pensieri ed efficaci affetti mi spronino alla
mortificazione de’miei sensi e delle mie passioni, all’amore delle virtù,
soprattutto della purità. Ispirate altresì al mio spirito sentimenti di
riverenza e docilità verso di essi; onde ne ascolti le ispirazioni, segua i
consigli, ami gli affetti, né mai gli disgusti nella cura e protezione che
prendono di me. Per tal maniera sarò anch’io sicuramente ammesso all’eternità
beata; dove insiem cogli Angeli prostrato all’eccelsissimo vostro trono, vi
onorerò e benedirò mia particolar Signora e Regina. Pregate, o Regina degli
Angeli, pregate per me.
Pasquale Grassi SJ, Le
litanie della santissima Vergine spiegate e proposte in forma di considerazioni,
Napoli, 1859, pp. 225-230.
[1] “Con lui ero io, disponendo tutte le
cose … per me regnano i re e i legislatori ordinano ciò che è giusto … con me
stanno ricchezze e gloria”.
[2] “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a
nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul
bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano
sulla terra”.
[3] “Maria, stando alla gerarchia di
Dionigi [lo Pseudo-Dionigi l’Areopagita, ndr], eminentemente ha in sé tutte le
perfezioni delle creature inferiori, onde di diritto sia detta Regina del
mondo e Signora”.
[4] “È rivestita da Dio di gloria e
grazia, costituita Regina e dei cieli e della terra, e in suo potere sono state
poste tutte le creature che stanno sotto Dio”.
[5] “Lo fece sedere alla sua destra nei
cieli, al di sopra di ogni Principato e Potestà, di ogni Virtù e
Dominazione”.
[6] “Per mezzo di lui sono state create
tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle
invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà”.
[7] “Tu superi in fulgore il
cherubico trono della divinità … la Madre di Dio stupisce le Virtù. Ne
stupirono gli Angeli, i Cherubini e i Serafini”.
[8] “Regina di tutti, più sublime degli
abitanti del Cielo, più pure dei raggi del sole, più ornata di splendori dei
Cherubini”.
Fonte:
Radiospada,
2.8.2019