Mattia Preti, Il ritorno del figliol prodigo, 1650 circa, collezione privata |
Ricordiamo e raccomandiamo i precetti di digiuno ed astinenza cui sono tenuti i fedeli (v. qui e qui).
La preparazione delle ceneri con le palme dell'anno precedente |
Messale riformato da Giovanni XXIII (Editio
typica 1962)
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Messale tradizionale (Editio typica 1920)
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I Sacri
Ministri indossano dalmatica e tonacella come in qualsiasi altra occasione:
sono abolite le pianete piegate e lo stolone.
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I Sacri
Ministri indossano le pianete piegate, paramento di foggia antichissima che
caratterizza i tempi penitenziali; il suddiacono la deporrà per il canto
dell’epistola, per poi riprenderla, e il diacono la deporrà per il canto del
Vangelo, indossando invece lo stolone, e riprenderà la pianeta piegata dopo
la purificazione.
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Dopo la
benedizione e l’imposizione delle ceneri, s’inizia la messa omettendo le
preghiere iniziali (ossia il salmo Judica con la sua antifona,
Confessione e Assoluzione, versetti seguenti e orazioni Aufer a nobis
e Oramus te, talché la messa inizierebbe con il celebrante che bacia
l’altare senza nulla dire e subito provvede a incensarlo).
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Terminata
la benedizione e l’imposizione delle ceneri, come in ogni messa si recitano
le preghiere ai piedi dell’altare senza nulla omettere.
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Alla messa
si dice sempre una sola orazione, quella della Feria IV Cinerum.
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Alla
messa, dopo l’orazione della Feria IV Cinerum, si commemorano i santi
occorrenti, che sono di rito doppio. Se non vi fossero santi occorrenti, od
occorresse un santo di rito semidoppio o semplice, le orazioni sarebbero in
numero di tre, e si direbbero una o due delle orazioni assegnate secondo la
diversità dei tempi, ovvero l’orazione A cunctis per invocare il
suffragio dei santi e quella d’intercessione pei vivi e i morti.
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Alla fine
della messa, come in ogni altra occasione salvo in caso di processioni, si
dice Ite, missa est.
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Alla fine
della messa, come sempre quando non si è cantato il Gloria in excelsis,
il diacono canta Benedicamus Domino, volto verso l’altare.
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TEMPO
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CALENDARIO ROMANO
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CALENDARIO BIZANTINO
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PREPARAZIONE REMOTA
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In queste settimane la
Chiesa Romana fa proseguire le tematiche che hanno caratterizzato la festa
dell’Epifania, con il Tempo dopo l’Epifania, incentrato
prevalentemente sulle manifestazioni della Divinità di Cristo e sui suoi
miracoli (nei Vangeli si leggono gli episodi delle Nozze di Cana, della
guarigione del lebbroso, del salvataggio della barca dalla tempesta …), e
sull’adorazione della maestà divina (l’introito della prima domenica
principia Omnis terra adoret te, quello della seconda Adorate
Deum).
Non c’è dunque preparazione
remota, e si inizierà a parlare di penitenza solo dalla Settuagesima.
In questo periodo si
collocavano i divertimenti del Carnevale in epoca più antica, non ostacolando
dunque, ma precedendo, la penitenza settuagesimale.
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Con la Domenica di
Zaccheo (che nell’uso greco cade tra la Teofania e il Triodion,
mentre nell’uso slavo cade sempre la domenica prima del Triodion),
la Chiesa eccita gli spiriti dei fedeli a ricercare la penitenza e il
pentimento, e ad ardere del desiderio di veder Gesù Cristo.
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Con la Domenica del
Pubblicano e del Fariseo inizia il Triodion: dalla
contrapposizione tra l’atteggiamento di preghiera dei due personaggi del
Vangelo, la Chiesa insegna ai fedeli a riconoscere i propri peccati e a pentirsene
con contrizione di cuore, piuttosto che esaltare i propri meriti.
Tutti i testi liturgici
odierni sono impostati sull’umiltà, sulla frase di Cristo:
"Πᾶς ὁ ὑψῶν ἐαυτὸν ταπεινωθήσεται, ὁ δὲ ταπεινῶν ἐαυτὸν ὑψωθήσεται".
In questa settimana sono
sospesi tutti i digiuni, compreso quello del mercoledì e del venerdì: si
esortano i fedeli a celebrare l’ultima festa, prima di iniziare il periodo di
conversione e penitenza.
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SETTUAGESIMA
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Dunque, con la Domenica
di Adamo (Circumdederunt, o di Settuagesima) la Chiesa inizia
a far meditare ai fedeli i temi penitenziali: al Mattutino si legge la
pericope della Genesi che narra della caduta dei progenitori e del loro
giusto castigo, e si racconta, attraverso la storia di Abele, il dominio del
male sul mondo dopo il peccato originale. L’epistola della Messa ci ricorda
che, per conseguenza del peccato originale ereditato, viviamo nella
condizione di non poter fare a meno di commettere peccato attuale; il
Vangelo, invece, attraverso la parabola degli operai nella vigna, racconta la
vocazione delle nazioni a Dio, volgendosi al quale anche gli ultimi a farlo
troveranno misericordia.
A partire da questa domenica
non si canta il Gloria alla Messa né il Te Deum al
Mattutino, l’Alleluja è sostituito da un salmo detto Tractus,
e si usano paramenti violacei.
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Con la Domenica del
Figliuol prodigo i fedeli sono invitati, attraverso la lettura della
parabola evangelica, a meditare l'infinita misericordia di Dio, che, in virtù
del suo amore infinito, è pronto a perdonare chiunque si rivolga a lui con
cuore contrito, con il pentimento delle proprie colpe. La Chiesa invita così
a ritornare con umiltà a Dio durante la ventura Quaresima, con la certezza
che Dio accoglierà con benevolenza coloro che sono realmente pentiti.
Al termine del Polyeleos, si canta per la prima volta il salmo 136 "Ἐπὶ τῶν ποταμῶν Βαβυλῶνος", che accompagnerà la liturgia di tutto il tempo prequaresimale; gli antichi commentatori legavano la sua presenza in questa domenica al tema dell'esilio richiamato dal racconto evangelico. |
SESSAGESIMA
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Con la Domenica di
Noè (Exsurge, o di Sessagesima) la Chiesa fa considerare
il diluvio universale, mandato da Dio per castigo dei peccatori, e come solo
il giusto Noè ebbe modo di scamparne; questo episodio domina tutto il
Mattutino. L’Epistola e il Vangelo della Messa, invece, ci insegnano con
quale atteggiamento dobbiamo accogliere e mettere in pratica il messaggio di
Cristo per poter sperare nel perdono divino e nella salvezza.
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Con la Domenica di
Carnevale (Κ. τοῦ κρεατοφάγου, o del
Giudizio Finale), la Chiesa ricorda ai fedeli, attraverso l'apocalittica
descrizione del Giudizio Finale contenuta in Matteo XXV, che tutti dovranno
esser giudicati da Gesù Cristo in base alla fede e alle opere, e che per
ottener la salute eterna è necessario, dopo esser tornati a Cristo (come
ricordava la domenica precedente), di seguirlo, adorarlo, e obbedire ai suoi
comandamenti; e che qualora si mancasse ai precetti di Nostro Signore, a
nulla varrebbe confidare nella sua grande misericordia, poiché noi stessi ci
siamo consegnati all'eterna dannazione.
Questo è l'ultimo giorno in cui è permesso mangiare carne (donde il nome della domenica): dal lunedì seguente ne sarà vietato il consumo, ancorché sarà permesso quello di uova e latticini, in graduale preparazione alla Quaresima. |
QUINQUAGESIMA
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Con la Domenica di
Abramo (Estomihi, o di Quinquagesima) la Chiesa propone
a considerare tre cose: principalmente, attraverso il Mattutino, la vocazione
di Abramo, la cui vita è tutta sintetizzata nella fedeltà a Dio,
nell'osservanza dei suoi comandamenti e nel sacrificio e nella rinuncia ad
ogni cosa in ossequio alla volontà di Dio. Secondariamente, attraverso
l’epistola di S. Paolo, la gran virtù della carità, necessaria per imitare il
nostro padre nella fede. Nel Vangelo invece ci è proposto l’episodio della
guarigione del cieco, simbolo dell’accecamento spirituale dei peccatori, che
se però, come lui, vorranno cambiare la loro condizione, saranno accolti ed
esauditi dal Signore.
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Con la Domenica dei
latticini (Κ. τοῦ τυροφάγου, o del
Perdono) i fedeli sono invitati a meditare la caduta di Adamo ed Eva, il
peccato originale e le sue conseguenze (come nella Settuagesima romana). Dal
Vangelo invece sono esortati ad accogliere le istruzioni che Cristo stesso
fornisce in Matteo VI su come esercitare il perdono, il digiuno, l'elemosina
e l'orazione durante il prossimo tempo penitenziale.
Questo è l'ultimo giorno in cui sono permessi le uova e i latticini: dal lunedì seguente, fino a Pasqua, i cristiani osserveranno il grande digiuno, senza consumare alcun alimento di origine animale (eccetto il pesce, ma solo il sabato e la domenica). |
Nei tre giorni che precedono
l’inizio della Quaresima, almeno dal XVII secolo, è uso di esporre il
Santissimo Sacramento alla pubblica adorazione per 40 ore consecutive (donde
il nome di Quarantore), per offrir riparazione ai peccati
dell’umanità e perché i fedeli, tralasciando le tentazioni della mondanità,
possano trovare la pace spirituale in vista della Quaresima adorando Cristo
vero e vivo.
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INIZIO DELLA QUARESIMA
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Con il Mercoledì
delle Ceneri iniziano compiutamente il digiuno e la penitenza
quaresimale. In questo giorno, i fedeli consumano un solo pasto, privo di
carne (prima del XX secolo, anche privo di uova e latticini); nei giorni
successivi della Quaresima, tranne le domeniche e le feste di precetto,
consumeranno nuovamente un solo pasto, astenendosi dalle carni però solo il
mercoledì, il venerdì e il sabato (prima del XX secolo, ci si asteneva
quotidianamente dalla carne, e dalle uova e dai latticini in alcuni giorni).
In questo giorno, prima della S. Messa, il sacerdote benedice solennemente le ceneri ricavate dalla bruciatura dei rami della Domenica delle Palme dell'anno precedente, e con esse traccia un segno di croce sulla fronte di ciascun fedele; con tale rito si dà inizio al tempo di penitenza e di conversione, ma si eccita anche il sentimento dell'umiltà di cuore, ricordando la flebile natura umana con l'ammonimento: Memento, homo, quia pulvis es, et in púlverem revertéris.
Il rito quaresimale della S.
Messa e dell'Ufficio Divino nel rito romano prevede alcuni cambiamenti
rispetto alla prassi ordinaria (assenza del Gloria e dell'Alleluja,
salmodia penitenziale, etc.), che erano stati in massima parte già introdotti
in tempo di Settuagesima, ma che vengono amplificati in questo più forte
tempo penitenziale, durante il quale ogni giorno vi sono letture e Vangeli
differenti, che esortano massimamente il cristiano a vivere con intensità
questo periodo di preparazione alla Santa Pasqua.
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La Divina Liturgia di questa
domenica è l’ultimo ufficio prequaresimale: dopo Nona inizia infatti la
Grande Quaresima (vide infra).
Dunque, la Quaresima
bizantina principia due giorni prima di quella romana.
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Il Vespro della domenica dei
latticini è il primo servizio quaresimale: dopo il congedo, i fedeli si
recano singolarmente dal sacerdote, gli fanno una metania e gli domandano
perdono; questi li perdona, poi fa una metania e domanda a sua volta perdono,
e lo riceve; poi il sacerdote lo benedice con la croce. Tradizionalmente,
anche i fedeli si chiedono e concedono vicendevolmente perdono.
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Con il Lunedì
puro inizia il digiuno della Grande Quaresima ed iniziano i servizi
secondo il rito quaresimale, che sono il Vespro con le prostrazioni e le
preghiere penitenziali (tra cui quella di S. Efrem), la Liturgia dei
Presantificati che sostituisce il Santo Sacrificio nei giorni feriali (nelle
parrocchie si celebra solo il mercoledì e il venerdì, ogni giorno nei
monasteri), e il Grande Apòdeipnon che sostituisce il Piccolo (che si canta
nel resto dell'anno).
Dal lunedì al giovedì della prima settimana si cantano durante l'Apòdeipnon alcune strofe del Grande Canone di S. Andrea di Creta, meraviglioso poema inneggiante alla penitenza e alla contrizione di cuore, che sarà poi cantato integralmente nella V settimana. Al venerdì invece si canta la prima stasi dell'Akathistos alla Madonna, le cui stasi successive saranno riposte nei venerdì seguenti della Quaresima. |