In questo Venerdì Santo
rilanciamo questo contributo, che si interroga sul sogno misterioso di Claudia
Procula. Sul tema, v. S.
Mann, What Did
Pilate’s Wife See in Her Dream?, in National Catholic Register, April 10, 2017.
Il sogno di Claudia
di Giuliano
Zoroddu
Alphonse Franois - Gustave Doré, Il sogno della moglie di Pilato (Le Rêve de la femme de Pilate), 1879, The National Gallery of Victoria, Melbourne |
Suor Agnes Berchman, The Vision of Pontius Pilate’s Wife, 1920 circa |
Charles Camille Chazal, Il sogno della moglie di Pilato, XIX sec. |
San Matteo nel suo racconto della Passione ci riferisce di una moglie premurosa che si cura del buon operato del marito:
“Mentre
intanto egli se ne stava seduto in tribunale, sua moglie gli mandò a
dire: Non aver nulla da fare con quel giusto, perché oggi in sogno ho
dovuto soffrire tante ansie per via di lui!” (XXVII, 19)
Come tutti avrete capito il marito è Pilato e la moglie è quella che la tradizione ha chiamato Claudia Procula.
Su questa
donna non sappiamo molto e a tal lacuna sopperirono nel corso dei secoli i
vangeli apocrifi, specialmente quello detto “di Nicodemo”, che ce la presenta
come donna virtuosa e pia. Al di là della fantasiosità più che evidente di
queste testi tardi rispetto ai Vangeli canonici, valga la notazione di Cornelio
a Lapide nel suo Commento a Matteo: “Quod licet apocryphum, multa tamen vera
probaque continet“.
I Padri della
Chiesa e gli esegeti si concentrarono prevalentemente sul sogno. Sebbene
alcuni, come San Bernardo e Rabano Mauro, vollero vederci un tentativo del
Diavolo di impedire la Morte salvifica del Redentore; la più antica tradizione
ecclesiastica – autori del calibro di Origene, Sant’Ilario, Sant’Ambrogio,
Sant’Agostino, San Giovanni Crisostomo – tuttavia non ha dubbi sull’origine
divina del sogno.
Dio volle far
conoscere a questa donna, proselite giudaica, qualcosa su quel Giusto che suo
marito stava processando su istanza dei Giudei: ciò fu fatto per
giustificazione di lei e perché suo ministero fosse in qualche modo dato inizio
alla predicazione del Cristo ai Romani, onde san Girolamo definì quel sogno “fidei
Gentilis populi praesagium“.
Non fu certo
un praesagium felice per Pilato. Scettico come risultato dallo
stesso Vangelo – Quid est veritas? –, il praefectus Iudaeae era
sicuramente molto attento agli arcani segni, ai sogni, alle premonizioni: era
un tradizione romana e come dice Ricciotti “sapeva benissimo che Giulio
Cesare avrebbe evitato le 23 pugnalate delle fatali Idi di marzo se avesse dato
retta alla mogli Calpurnia che lo aveva pregato di non recarsi quel giorno
nella Curia, perché essa nella notte precedente lo aveva visto in sogno trafitto
da molte ferite“. Un buon incentivo ad adoperarsi per l’assoluzione del
Nazzareno.
Ma che ne fu
di questa donna dopo i fatti narrati? Priva di fondamento la teoria della sua
presenza in seno alla Chiesa Romana basata sulla identificazione di Claudia Procula
con la Claudia che San Paolo (che alla moglie di Pilato per certi apocrifi
amministrò il battesimo) menziona alla fine della Seconda Lettera a Timoteo.
Certamente abbracciò la fede cristiana e la applicò nella sua vita: i Greci e
gli Etiopi la venerano come Santa.
La sua figura
è stata in tempi recenti presentata al grande pubblico dal Mel Gibson nel suo a
tutti noto The Passion of the Christ. Nel film Claudia,
interpretata da Claudia Gerini, non è un personaggio del tutto defilato (così
ce lo presenta San Matteo del resto): al contrario fa pressione sul marito – “sanctus
est!” gli dice – e compatisce i dolori di Gesù e di Maria tanto da donare
alla Vergine dei panni di lino finissimo. Particolari che fanno parte delle
visioni dell’estatica tedesca Caterina Emmerich, cui però si può dare fede
meramente umana.
Quasi nulla
quindi sappiamo di questa pia mulier; quasi nulla a parte quell’unum
necessarium: l’aver pubblicamente attestata l’innocenza del processato
Redentore al cospetto della superba Roma e della infedele Gerusalemme.
Fonte: Radiospada, 10.4.2020
Fonte: Radiospada, 10.4.2020
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