Non potevamo lasciare i nostri lettori, in questo giorno, solenne sia per la ricorrenza della festa di Pentecoste sia per quella di Maria Regina, senza il ricordo del mese mariano, che volge al termine; un mese di maggio - questo del 2020 - davvero singolare, che ha conosciuto, almeno in Europa, ed in Italia in particolare, l'oscurità della chiusura, delle limitazioni dovute alla pandemia, ed ha visto la luce della graduale riapertura alla vita. Un mese davvero indimenticabile.
domenica 31 maggio 2020
sabato 23 maggio 2020
Una nuova interessante pubblicazione "Chiara da Montefalco" di Marino Pagano, con prefazione di don Nicola Bux
È da inizio
aprile nelle librerie italiane il volume “Santa Chiara da Montefalco. Una
monaca medievale con il cuore aperto al mondo”, a firma di Marino Pagano,
giornalista e saggista su temi storiografici, libro edito da Fede e Cultura.
Ecco qualche notizia sul libro.
BREVE SINOSSI DEL LIBRO
Chiara da
Montefalco (1268-1308), monaca agostiniana, è una mistica venerata in Umbria e
nel Centro Italia. La sua esperienza biografica e storica si inserisce nel
solco del ramo femminile del monachesimo medievale, quello delle recluse
innamorate di Cristo. Questo il senso del libro: iscrivere la sua biografia all’interno
di questa tradizione spirituale e storiografica. La sua vita è stata improntata
all’ascetismo, all’adorazione del Signore e alla fuga da ogni possibile
peccato, e contiene perciò i caratteri del modello di perfezione degli exempla
medievali: umile e solidale con chiunque si avvicinasse al suo monastero, lottò
contro l’eresia e ogni individualismo slegato da Roma. Tuttavia è possibile
leggere Chiara anche in una dimensione sociale, vista la sua anticipazione del
declino del proprio tempo e delle sue strutture di appartenenza. Da qui l’interesse
del volume. Chiara e la cultura del suo tempo. Chiara e la società. Senza
dimenticare i punti di contatto con le donne mistiche e filosofe del Novecento,
che legano la santa ai più grandi ambienti culturali e teologici di ogni epoca.
Chiara da Montefalco. Una monaca medievale con il cuore aperto al mondo
Edizioni
Fede e Cultura
Aprile 2020
DALL’INTRODUZIONE AL TESTO
di Marino
Pagano
Questa
pubblicazione delinea un profilo di Chiara da Montefalco, mistica nata nel 1268
e morta nel 1308, venerata soprattutto nella sua cittadina natale e in Umbria,
una monaca agostiniana vissuta in gran parte nel XIII secolo, la cui esperienza
biografica e storica si inserisce nel solco del ramo femminile del monachesimo
medievale, munito del peculiare portato culturale offerto dalle cosiddette “Mulieres
in Ecclesia”.
Perché un
nuovo volume su una santa su cui molto (tutto?) è ormai stato detto? L’obiettivo
è fornire un agile tracciato dell’esperienza spirituale dell’agostiniana, tra
ricerche indubbiamente debitrici della ricca bibliografia inerente la sua
figura e qualche nuova suggestione.
Il tema
delle “visioni” di Chiara, dunque del suo lato eminentemente mistico, ci è
apparso assai rilevante.
Il tutto in
una prospettiva divulgativa (pur nel rigore storiografico e filologico seguito
senza indugi), utile sia all’appassionato di storia medievale, specie di storia
del monachesimo femminile, sia al devoto clariano desideroso di conoscere con
più specificità gli aspetti legati a questa grande santa. Una santa popolare in
Umbria e in ambienti agostiniani ma non ancora, forse, nel più vasto “popolo di
Dio”.
GIUDIZI CRITICI
Un’eccellente
opera dal valore storico, legata al metodo di ricerca, quello concepito dal
giornalista pugliese Marino Pagano su santa Chiara da Montefalco (1268-1308)
che riesce ad appagare la sensibilità degli esperti e nello stesso tempo di
coloro che desiderano conoscere la figura di questa meravigliosa donna, monaca
agostiniana e mistica.
Una
spiritualità che comprende i segni dell’esempio di perfezione medievali basata
sull’ascetismo, sulla preghiera e sulla fuga dal peccato, ben sottolineato dall’Autore,
che tratteggia il suo profilo portando l’attenzione del lettore su questa
Santa nel solco del ramo femminile del monachesimo medievale, quello delle
recluse innamorate di Cristo. Santa Chiara da Montefalco, come donna del suo
tempo, occupa un suo interesse culturale, avendo il dono della scienza infusa,
era competente nel colloquiare con importanti uomini di Chiesa e teologi che si
recavano da lei in virtù della sua fama di santità. Non ha lasciato nulla di
scritto, fatta eccezione per i così chiamati “dicti” clariani, per lo più
ordinati dalle sue consorelle dopo la sua morte.
ANTONIO
CALISI, storico e teologo
Uno stile
assolutamente accorto e senza fronzoli domina nelle pagine del volume, come del
resto nello stile di Pagano anche come cronista di cultura oppure come
narratore e viaggiatore tra i borghi del nostro Mezzogiorno. La capacità di
offrire un dato preciso, sconosciuto ai più, con poi la spiegazione di quel
particolare. L’illustrazione, si potrebbe dire. Ed in effetti non molto nota la
santa, forse, eccezion fatta per esperti e studiosi specialistici oppure per i
fedeli umbri o di spiritualità agostiniana. Ecco il merito allora del nostro
giornalista studioso di storia, ossia quello di consegnarci il valore di una
figura che resta pur sempre letta nel suo stretto ambito storiografico e non
certo nel mero senso teologico-agiografico. Chiara diventa così nota anche in
altre zone italiane e non certo solo umbre.
LILIANA
TANGORRA, storica dell’arte
Una santa
umbra sconosciuta ai più ma dal grande carisma, interamente devota alla Croce
di Cristo, cui uniformò la sua vita sin dalla più tenera età. Una storia che
meritava di essere approfondita e divulgata, per aggiungere un tassello
prezioso al variegato, seppur a tratti ancora incompleto, mosaico del
monachesimo medievale. Ci ha pensato, con la viva passione storiografica e il
metodo analitico che gli sono propri, Marino Pagano, giornalista e ricercatore
storico.
DOMENICO
SCHIRALDI, docente e storico
L’AUTORE
MARINO PAGANO
Giornalista, classe
1980, scrive su testate di viaggi, ricerca storica e cultura. Collabora con Cultura
e Identità, Borghi Magazine, e-Borghi Travel e Puglia
Amazing. Segue la cronaca culturale pugliese sulle pagine del settimanale Epolis
Bari In Week e su altre testate locali. Ha fondato, con Edoardo Spagnuolo,
la pubblicazione di divulgazione storica Lo Scudo e La Spada e collabora
alla redazione della rivista di storia e arte Neda. Saggista a tema
storiografico (sulla storia della spiritualità medievale o sulle dinamiche del
Risorgimento e del Brigantaggio postunitario al Sud) è direttore
responsabile del semestrale Studi Bitontini.
giovedì 14 maggio 2020
venerdì 1 maggio 2020
Una bella storia per l'inizio del Mese Mariano: la Madonna entra in reparto e i contagi si fermano
In quest’inizio del mese mariano, non possiamo non affidarci alla Vergine, la quale, anche in questo frangente di pandemia, non ha mancato di dimostrare la sua materna protezione verso i suoi figli e per coloro che la invocano con fiducia.
Per questo non possiamo non condividere questa bella storia che ci giunge da Crotone, che è stato rilanciato anche sul blog MiL, Messa in Latino e su Chiesa e postconcilio.
Buon mese mariano a tutti.
La
Madonna entra in reparto e i contagi si fermano
di
Andrea Zambrano
«Io di miracoli non
parlo. Ma metti mai che…». Il cappellano ospedaliero don Claudio Pirillo mette
le mani avanti, ma sa che qualche cosa deve essere andato per il verso giusto.
Ad accorgersi che potrebbe essere un miracolo invece è stata un’infermiera dell’ospedale
di Crotone San Giovanni di Dio. Dal 26 di marzo i contagi Covid si sono
arrestati. E da quel giorno hanno iniziato a guarire i primi malati di
Coronavirus fino a che da una settimana Crotone è una provincia Covid free dato
che al momento non figurano nuovi contagi.
Ebbene.
Il 26 marzo è anche la data in cui in ospedale ha fatto il suo ingresso anche
una signora speciale. Si chiama Madonna di
Capocolonna ed è la patrona della diocesi calabrese. L’effige della Madonna
nera, che viene portata i processione tutti gli anni dai crotonesi fino al
promontorio (Capocolonna) in cui oggi sorge il suo santuario, era stata
prestata temporaneamente dall’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta con questa
singolare motivazione: «Nei prossimi giorni il Quadricello della Madonna di
Capocolonna, lo manderò per qualche giorno presso l’ospedale di Crotone come
segno della vicinanza della nostra chiesa a questo luogo nel quale si sta
combattendo una battaglia importante per la salute è il benessere di tutti
noi».
Ebbene:
da quel giorno i contagi si sono arrestati e le guarigioni hanno iniziato a
contarsi copiose.
«È
andata proprio così – spiega al Timone il cappellano don Claudio –. A Crotone abbiamo tre immagini: quella
originale, grande, viene esposta ogni sette anni, mentre in processione una
volta all’anno esce un “quadricello” che viene scortato da oltre 120mila
crotonesi. Bene, il vescovo ha nella sua cappella privata una copia del
quadricello della Madonna nera e dal 26 marzo me lo ha consegnato direttamente
perché lo potessi custodire in ospedale».
Il
quadro però non è rimasto solo nella cappella. «No, durante la preghiera e la Messa con il
personale medico lo espongo – prosegue il sacerdote – e poi lo porto in
processione per farlo vedere ai malati». E loro? «Pregano e si affidano», aggiunge.
Quindi, pare di capire che la donazione del vescovo non sia stato un semplice
gesto devozionale, ma qualche cosa di concreto deve averlo operato.
«Sì,
ho letto l’articolo su quanto dice l’infermiera… che cosa vuole che le dica? Bè… diciamo che le vie del Signore sono davvero
misteriose, ma in un’ottica di fede dobbiamo dire che se non ci avessimo
creduto non l’avremmo esposta e non ci saremmo affidati a Lei».
Storia
ricca di significati quella della Madonna di Capocolonna, che affonda le sue
radici – come tante devozioni
italiane – ai tempi in cui i Saraceni nel 1519 compivano le loro consuete
scorribande da Sibari al basso Ionio. A Capocolonna, appena a sud di Crotone, i
Mori devastarono il promontorio su cui sorgeva una chiesetta che ospitava il quadro
di origine bizantina. Antica devozione, arrivata a sostituire il tempietto
pagano di Hera Lacinia che della città fondata dagli Achei era il cuore
religioso. Ed è li, nella città di Kroton, fratello di Alcinoo, Re dei Feaci,
che diede ospitalità ad Odisseo, che i musulmani devastarono tutto, portandosi
via anche quel quadro come bottino di guerra. Solo che la nave pronta a salpare
per la Turchia, non voleva saperne di mollare gli ormeggi. Così, gli islamici
decisero di gettare in mare quell’immagine quasi a volersi liberare di una
zavorra. Recuperata da un pescatore, l’icona fu portata “trionfalmente” in
città e da lì iniziò la sua nuova vita di Protettrice dei crotonesi.
Oggi,
mutatis mutandis, la Madonna nera è ancora lì, pronta a difendere i suoi cittadini.
Miracolo?
Rispondere non è facile, ma anche in questo caso è sempre meglio crederci. Anche perché non sappiamo che cosa sarebbe
accaduto, e soprattutto quanti morti ci sarebbero stati, se la Madonna non
fosse entrata in reparto dove è stata accolta con la stessa devozione dei
crotonesi che nel ‘500 la salvarono dalle acque. Nel dubbio, sempre meglio
optare per la scommessa di Pascal.
Fonte: Il
Timone, 30.4.2020