Gesù disse all’incredulo
san Tommaso: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non
avendo visto crederanno!» (Gv 20, 29). Il Giudice misericordioso premierà
chi è rimasto fiducioso e fedele agli insegnamenti del Verbo incarnato senza
aver toccato con mano. Infatti, nell’altra vita, Fede e Speranza spariranno in
quanto non saranno più necessarie queste virtù teologali, essendo state risolte
nella perfetta compiutezza di sé in Cristo. Rimarrà solo più la Carità. Ecco
che credere nella Tradizione della Chiesa è un fatto sia logico che
indispensabile, altrimenti non è autentica Fede cattolica.
Papa Pio XII, nella sua
Costituzione apostolica Muneficentissimus Deus, del 1° novembre
dell’Anno Santo 1950, dove egli porta a dogma di Fede la glorificazione di
Maria Santissima con la sua Assunzione al Cielo in anima e corpo, s’incunea
perfettamente nella linea aurea della Tradizione della Chiesa, quella in grado
di resistere ai marosi della storia umana. La storia della Salvezza conduce un
percorso molto diverso dalle correnti umane, il più delle volte pronte ad agire
contro la volontà di Dio; ma l’intervento della Provvidenza divina irrompe,
nonostante tutto, nella stessa storia umana, essendo più forte delle tenebre
demoniache, che costantemente insidiano, come leoni ruggenti e lupi che si
travestono da pecore, il corso della vita individuale e collettiva. Lo stesso
Pontefice apre in questi termini la Costituzione mariana: «Il
munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono
fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella
vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie
diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf.
Rm 8, 28)».
Con parole che rimandano
a considerazioni perfettamente allineate con i nostri tempi presenti, dove si
manifestano «gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e
dalla virtù», il Papa stabilisce una perfetta connessione fra il dogma
dell’Immacolata Concezione e quello della sua Assunzione: Cristo con la sua
morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra ha trionfato
vittoriosamente e riporta vittoria anche chi, in virtù di Cristo, è stato
rigenerato soprannaturalmente con il battesimo. «Ma per legge generale Dio
non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte
se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti
dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno
ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma da questa legge generale Dio volle
esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto
il peccato con la sua concezione immacolata; perciò, non fu soggetta alla legge
di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione
del suo corpo solo alla fine del mondo».
Oltre ai Padri e Dottori
della Chiesa, papa Pacelli include anche, come fondamento del dogma
dell’Assunzione, la Liturgia. Tema decisamente scottante nei nostri giorni, in
cui la rivoluzione in tal senso ha compiuto un’opera drammatica nel contribuire
a scardinare la dottrina. Pio XII cita (non bisogna dimenticare che egli scrive
nel 1950) come fonte, per avvalorare il credo dell’Assunzione, sia la Liturgia
d’oriente che quella d’occidente e mentre la prima continua a non subire
variazioni, quella d’occidente è stata rivoltata e avvelenata al termine degli
anni Sessanta del Novecento.
Attingere alla fonte
della Sacra Liturgia è vitalità irresistibile della veridicità della dottrina
creduta e praticata, «essendo anche una professione delle celesti verità,
sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze
di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della
dottrina cristiana» (Mediator Dei: AAS 39 (1947), p. 541; EE 6/475).
Nella Liturgia bizantina
viene ripetutamente collegata l’assunzione corporea di Maria Santissima non
solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi,
specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno
celeste: «A te Dio, re dell’universo, concesse cose che sono al disopra
della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro
conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò»
(Menaei totius anni).
A differenza di
molteplici e prolissi documenti della Chiesa contemporanea, che affermano,
attraverso meccanismi dialettici, talvolta ambigui e talaltra di manifesto
errore, e con opinioni evidentemente slegate dalla sua Tradizione, il magistero
preconciliare ha sempre utilizzato, sull’esempio della docenza di Gesù e dei
Vangeli, un linguaggio snello, aderente alla logicità, alla chiarezza e alla
nettezza. Anche in questo caso, nella Muneficentissimus Deus,
l’autore sostiene con determinazione che «la liturgia della Chiesa non crea
la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti
dall’albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle
omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi
attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di
cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e
approfondirono il senso e l’oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i
libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della
festa non era soltanto l’incorruzione del corpo esanime della beata vergine
Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste “glorificazione”, a
somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo».
La meraviglia dell’unica
religione vera al mondo – Extra Ecclesiam nulla salus, espressione
che rimanda a ciò che disse Cristo stesso: Chi non è con me è contro di me (Mt
12, 30), Chi non è contro di noi è per noi (Mc 9, 40) e a ciò che affermò il
primo Papa: «Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è
diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti
altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo
essere salvati» (Atti 4, 11-12) – sta proprio nella chiarezza dei suoi
principi, ma anche alla sua Tradizione, senza la quale è inquietudine,
infelicità e distruzione.
In questa Tradizione
s’incastona perfettamente il dogma dell’Assunzione, a cui venne data risposta
teologica dai Dottori della Chiesa, come sant’Alberto Magno, maestro di san
Tommaso d’Aquino, il quale, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari
argomenti, fondati sulla Sacra Scrittura, sui Padri della Chiesa e sulla Sacra
Liturgia, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro
che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei
cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero» (Mariale sive
quaestiones super Evang. “Missus est“, q. 132.); inoltre, in un
discorso tenuto il giorno dell’Annunciazione di Maria, spiegando il saluto
dell’angelo Gabriele: «Ave, o piena di grazia …», il dottore universale mette a
confronto la Santissima Vergine con Eva, che fu immune dalla quadruplice
maledizione alla quale Eva fu soggetta.
Il grande gesuita e
cardinale san Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere
che l’arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo
sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale
che generò Dio, lo partorì, l’alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere
o sia stata data in pasto ai vermi» (Conciones habitae Lovanii, concio
40: De Assumptione B. Mariae Virginis).
Sulla stessa linea san Francesco di Sales, che con il suo dolce modo domanda: «Chi
è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e
non la porterebbe dopo morte con sé in Paradiso?» (Oeuvres de St
François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l’Assomption).
Con lo stesso rigore
logico, il vescovo sant’Alfonso Maria de’ Liguori scrive: «Gesù preservò il
corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse
guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito»
(Le glorie di Maria, parte II, disc. 1. 28).
Mentre san Pietro
Canisio non usa mezzi termini e va dritto nel contrastare il fallace pensiero
di coloro che non credono nella glorificazione non solo dell’anima, ma anche
del corpo della Madre di Dio: «Questa sentenza […] è issata talmente
nell’anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che
negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure
ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto
temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico» (De Maria
Virgine), come dimostrano i protestanti, i quali non credono né
all’Immacolata Concezione, né alla sua perenne verginità, né alla sua
Assunzione in Paradiso. Ma defraudare la Iánua cáeli di tali
divini doni significa precludersi la sua materna, regale e potente
intercessione, che non ha pari nel Cuore di Gesù. (Cristina Siccardi)