Messa è lo stesso Sacrificio del Calvario ove Cristo, donandosi nel suo Corpo e versando il suo Sangue, non solo rinnova il suo sacrificio, ma permette che veniamo nutriti da/di Lui.
Come vivere la messa? Vivila semplicemente come saresti
stato sotto il Calvario, ai piedi della croce il giorno e l’ora stessa in cui
Cristo patì per noi.
Bisogna sforzarsi mettere tutto il nostro amore in questo
atto di culto nel quale adoriamo, ringraziamo, supplichiamo e vediamo perdonati
i nostri peccati da Dio.
Partecipare a Messa non è compiere qualcosa, non è un fare
ma è un essere qualcuno: figlio amato da Dio sopra ogni cosa, tanto che Egli ha
dato tutto se stesso nel santo Sacrificio.
Il Concilio Vaticano II parla di actuosa partecipatio. Come
intenderla? Cosa è nella realtà? “Actuosa” in latino indica l’operosità, la
passione che permette di compiere qualcosa con pieno frutto. Per il campo della
Messa, lì dove è Cristo che celebra e rinnova la sua passione, che possiamo
fare?
Semplicemente essere figli che contemplano l’amore di Dio e
da qui conformano la propria esistenza all’Amore.
Così la prima partecipazione alla Messa non sta nel leggere,
fare il “cestino”, sentirsi attivi mediante le opere, ma è un sentirsi attivi e
partecipi mediante la comprensione di Chi celebra, di cosa si celebra e come si
celebra.
Traduco: dobbiamo comprendere che nel sacerdote celebra
Cristo, si celebra la sua Passione per noi, e si celebra unendo il nostro cuore
a quello di Gesù. Celebrare è proprio il cantare le lodi di Dio ognuno di noi
nel suo stato di vita: clero e laici.
Partecipare a Messa è guardare con gli occhi del cuore
l’opera di Dio per la nostra salvezza sapendo che siamo peccatori, miseri e
bisognosi del suo aiuto, poveri di amore ma tendenti all’Amore. La nostra
esistenza è un cammino verso il Paradiso ogni momento in cui, rifiutando il
peccato, alziamo lo sguardo alla croce che la messa rinnova ogni giorno
sull’altare.
Quindi, per “capire” la Messa bisogna viverla non
nell’intelletto ma nel cuore. Dal cuore poi, il contenuto compreso, arriva
all’intelletto e da questo alla conversione della nostra volontà che regge e
governa l’operare.
Nessun commento:
Posta un commento