Un tempo questa era la settimana delle «Rogazioni»
Per secoli nella giornata di oggi, festa di San Marco, si sono svolte processioni nelle campagne e preghiere solenni, le Rogazioni maggiori, per placare l'ira divina e chiedere protezione dai mali della guerra, delle tempeste, dei terremoti, delle inondazioni, delle epidemie... La gente vi partecipava scalza, in spirito di penitenza, lasciando qualsiasi altra attività e seguendo la Croce.
Oggi, le Rogazioni vengono ancora celebrate, con alcune limitate processioni, soltanto da alcune piccole comunità di fedeli...
Le rogazioni hanno origini molto antiche, le prime testimonianze ci riportano nella Gallia del V secolo d.C. quando nel 474 san Mamerto, vescovo di Vienne (borgo nei pressi di Lione), propose alla popolazione della sua diocesi tre giorni di penitenza da tenersi in quelli che precedevano la solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo. I motivi erano molteplici e riguardanti soprattutto la richiesta a Dio di protezione dalle frequenti calamità naturali, dalle malattie e dalle guerre. La proposta di preghiera che il vescovo fece ai suoi fedeli venne chiamata rogazione, termine che trae origine dal latino “rogatio” usato nell’antica Roma per indicare una proposta di legge fatta al popolo.
Nel 511 il concilio di Orleans approvò la pratica svolta a Vienne, introducendo però alcune modifiche: venne aggiunto il digiuno e l’astensione dal lavoro. Ai semplici riti sopra elencati se ne aggiunsero altri: lunghe processioni precedute del rito dell’imposizione delle ceneri, l’aspersione con l’acqua benedetta, il canto delle litanie dei santi. L’approvazione di questa pratica venne anche dagli imperatori Carlo magno e Carlo il calvo. Da quel momento in poi le rogazioni diventarono una pratica presente in tutte le parrocchie con finalità penitenziali e imploranti protezione che trovarono maggior accoglienza e sviluppo soprattutto nel mondo contadino.
Questi riti consistevano in lunghe processioni (fino a 5-6 km) aventi inizio all’alba che si svolgevano nelle campagne. Il corteo partiva, generalmente, dalla chiesa parrocchiale dove si intonavano le litanie dei santi. Quando si giungeva al “Sancta Maria”, si iniziava la processione. L’ordine di partenza vedeva le confraternite maschili davanti, seguiva il clero e, da ultimo, le donne e i bambini. Durante il lungo cammino si cantava singolarmente ogni litania e ci si fermava nelle varie chiese e oratori che si incontravano sul percorso; quando si entrava, si sospendeva il canto delle litanie e si cantava un inno proprio di quell’edificio sacro. Infine, rientrati alla chiesa parrocchiale, la celebrazione si concludeva con la proclamazione di una decina di “Oremus”.
Questa pia pratica è caduta in disuso, purtroppo, eppure oggi ne avremmo tanto bisogno.