A cura di Deodata Cofano
Commento del pittore prof Giorgio Esposito, con il prof Vito Abbruzzi e studi del Card Costantini
Vito A.-I crocifissi giansenisti, non attirano nell'amplesso ideale il fedele, come nei crocifissi in cui le braccia e le mani sono aperte in gesto di accoglienza, ma hanno le braccia tese verso l'alto con le mani chiuse e lo sguardo verso l'alto. Il Card Costantini nel suo saggio "Il crocifisso nell'arte" li definisce "un errore storico". C'é da tener presente che sul patibolo della croce, il condannato assumeva varie posizioni per respirare e non morire subito di asfissia...seguite la lettura fino in fondo(ndr)
Il cosiddetto "Calvario" presente nella chiesa della Passione di Conversano databile tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, ne è un esempio
Consummatum est!Il cosiddetto "Calvario" presente nella chiesa della Passione di Conversano è databile tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800
Giorgio E. - Molto bello
Vito A.- Rispecchia moltissimo l'Uomo della Sindone.
Giorgio E.- Il punto è che i critici d'arte, oggi, studiano solo storia dell'arte, però non hanno studiato l'anatomia, né la geometria del corpo umano, né la prospettiva e purtroppo neanche la tecnica della pittura antica, specialmente quella fatta a strati. Queste materie le può studiare solo qualcuno che ama l'arte e si dedica anima e corpo alla pittura. Questo spiega perché l'arte attualmente langue. Se avviene questo è perché chi la dirige è una persona poco competente
Un vero critico e storico dell'arte era il Vasari, dato che era anche un ottimo pittore, per cui conoscendo l'arte dal di dentro era in grado di esprimere giudizi molto competenti.
Interessante notare come
questo crocifisso mostri il muscolo coracobrachiale, il quale si mette in evidenza esclusivamente
quando si solleva il braccio e si trova fra il bicipite e il tricipite. Anche
l'infossatura dello sterno è ben descritta con i vari fasci del grande
pettorale che si dirigono verso il capo mediale del deltoide. Chi lo ha
scolpito sicuramente ha passato almeno 20 anni della sua vita nello studio dell'anatomia. Studio ovviamente scientifico.
Gli occhi invece sono tipici del morente. Infatti quando si
dorme le palpebre si chiudono verso il basso a causa del rilasciamento del
muscolo elevatore della palpebra
superiore, per cui la palpebra inferiore si nota appena, nella morte
invece le palpebre sono chiuse meno fortemente e per l'avvicinamento dell'una
all'altra, non più in basso, come nel
sonno, ma in modo da mostrare anche la palpebra inferiore.
Questi particolari mostrano egregiamente l'alta qualità della scultura, che ovviamente non può cogliere un critico d'arte, ma uno studioso profondo dell'anatomia come
lo erano i nostri grandi maestri del passato. A volte si tende a credere che
fossero abili artigiani e spesso si parla anche di "bottega", ma
anzitutto erano intellettuali di prim'ordine.
Di questi Crocifissi ci offrono molti esempi il Girardon
(1628-1715), Jordaens (1593-1678), Duquesnoy (1597-1674) e Giulio Carpioni
(1613-1679).
Crocifisso, avorio, George Petel Crocifisso, avorio Arte povera altezza cm. 43 circa, 1628 circa, Copenaghen, anni 1930 circa XVIII secolo, collezione privata. Castello Frederiksburg Puglia
Eppure, la dizione “giansenista” non è un vezzo del mercato antiquario, bensì
trova credito anche presso le istituzioni museali e lo stesso mons. Costantini
ne offre testimonianza citando un Crocifisso conservato presso il museo di
Troyes (alludendo probabilmente al Museo Saint-Loup) e ivi catalogato come
“Cristo giansenista”.
Uno dei fondamenti del Giansenismo, sviluppatosi all’interno della dottrina
cattolica, ma successivamente condannato a partire dal 1641, è credere che
Cristo non sia morto per tutti, ma per un ristretto numero di eletti. Quindi le
braccia raccolte indicano questo concetto di esclusività – “molti i chiamati, pochi gli eletti” (Mt 22,14) – tanto
quanto le braccia distese recano un invito di accoglienza rivolto a tutta la
comunità.
Possiamo
quindi ritenere che gli artisti che desideravano associarsi alle tesi
gianseniste ne offrissero una dimostrazione iconografica attraverso il
Crocifisso?
Il Giansenismo si sviluppa maggiormente proprio nell’epoca a cui i Crocifissi
si riferiscono, ossia Seicento e il Settecento, ma anche tra i numerosi
esemplari usciti dalle botteghe francesi nel corso dell’Ottocento potremmo
trovare oggetti con la caratteristica evidenziata. Si ricordi che, in pieno
Ottocento, venivano attribuire simpatie gianseniste anche ad Alessandro Manzoni.
Tuttavia, il Costantini è il primo a dubitare di una relazione tra Giansenismo
e questi Crocifissi e reca in merito una duplice considerazione.
La prima è che al “museo di Londra” (quasi certamente il British) si conserva
un’incisione di Michelangelo con le braccia stirate come i cosiddetti
Crocifissi giansenisti e al tempo di Michelangelo il giansenismo non esisteva
ancora, così come dimostrano altri due celebri disegni attribuiti a Michelangelo
dove non sembra si possa evidenziare la caratteristica delle “braccia stirate”.
Sembra probabile, altresì, che la nuova figurazione, laddove non vi sia intenzionalmente la rappresentazione giansenista, sia piuttosto figlia delle stravaganze barocche come ad esempio quella di voler scolpire il Crocifisso in un solo pezzo di legno o avorio. Inoltre «A. Grazier cita vari Crocifissi stampati su libri di carattere assolutamente giansenista, i quali però hanno le braccia allargate secondo la forma ordinaria».
Disegno attribuito a Michelangelo, Cristo Crocifisso con le mani alzate
Ttratto da https://www.antiquanuovaserie.it/crocifisso-giansenista/
Biavati e Marchetti, Antiche sculture lignee a Bologna, Off. Graf. Bolognesi, Bologna 1974,
P. COSTANTINI, Il crocifisso nell’arte, p. 145. llezza.