Molte
volte ci capita di pensare per chi è stato un grande peccatore che, allorché
muoia, sia destinato a perdizione, dimenticandoci assai spesso che il Signore
possa chiamare anche all’ultimo momento alla conversione e che solo l’ostinato
rifiuto di quell’ultima grazia che il Signore offre fa sì che l’uomo, dopo la
morte, sia irrimediabilmente separato da Lui. Il Signore, infatti, è assai
rispettoso della libertà umana, che non può forzare alla salvezza colui che non
voglia essere da Lui salvato. Il santo vescovo di Ippona e dottore della Chiesa
cantava con queste lapidarie espressioni il suo meraviglioso inno alla libertà:
“Qui ergo fecit te sine te, non te iustificat sine te”, cioè “Chi ti
ha formato senza di te, non ti renderà giusto senza di te”
[Sant'Agostino, Sermo CLXIX,
11.13, in PL 38, 923. Il testo latino del
Discorso può leggersi qui].
Dunque, è nella libertà dell’uomo
accogliere l’ultimo appello che Dio possa offrire all’anima peccatrice. Spetta
all’uomo lasciarsi redimere.
Abbiamo avuto nella storia tanti esempi
di accoglimento della grazia all’ultimo minuto utile. Possiamo ricordare
l’esempio di Napoleone Bonaparte (ne parlammo qui), ma anche Giosué Carducci (v. qui).
Un caso di questi ultimi giorni è quello
relativo alla morte del giornalista e conduttore televisivo Maurizio Costanzo,
che era ateo ed affiliato alla massoneria (che l’ha celebrato come “fratello”)
e che ha avuto quattro mogli. È parso strano a molti che, nonostante ciò, gli
siano state concesse delle esequie ecclesiastiche nella Basilica romana di
Santa Maria in Montesanto, detta volgarmente “chiesa degli artisti” (sic!).
Eppure, nelle ore immediatamente dopo la morte si è appreso che, prima di
morire, con il suo amico avvocato (e cattolico), Giorgio Assumma, abbia voluto
recitare l’Ave Maria ed interrogarsi cosa ci fosse “dietro l’angolo”, cioè dopo
la morte (v. qui). Il celebrante i funerali ha poi ricordato:
«Nel momento del combattimento finale ha alzato lo guardo al cielo e ha
invocato la protezione della Vergine Maria. È stato compassionevole, lo
commuoveva la fragilità delle persone, ha aiutato tanti artisti in difficoltà»
(v. qui).
Non possiamo sapere se il giornalista in
questione, ora, si sia salvato. Però è plausibile pensarlo: la Vergine Maria
non sarà rimasta a quell’ultimo appello che quel figliol prodigo le ha lanciato
alla fine della vita e quindi possiamo ragionevolmente sperare che la grazia
possa averlo investito in quel momento, essendosi aperto alla stessa.
Veramente la salvezza è un mistero per
noi; un mistero noto solo a Dio.
Per questo, rilanciamo questo
contributo, che riprende una storia lasciataci dal celebre medico francese
dell’800, Jean Baptiste Félix Descuret.
Così “si vendica” Gesù...
di Paolo Risso
Aveva ucciso diciassette preti e ne
avrebbe eliminato un altro se si fosse presentato sul suo letto di morte senza
consenso. Questa la storia di uno dei migliaia di malati visitati dal dottor
Descuret, che però cambiò sorte prima di morire, per una grazia inattesa...
Un malato impossibile
Il dottor Descuret, illustre e famoso
medico francese, nella sua lunga e prestigiosa carriera aveva compiuto ben
13.000 visite a pazienti di ogni genere; tutto questo lo scrisse nel suo libro
La medicina delle passioni, che gli valse di diventare membro dell’Accademia di
Parigi. A pagina 52 del secondo volume, trattando dell’ira, racconta di un
singolare ammalato, protagonista di una vita terribile.
Verso la metà dell’anno 1826, Descuret fu
chiamato a visitare un albergatore di circa 60 anni, che teneva da anni
un’osteria al numero 215 di via San Giacomo, a Digione. Affetto da grave
cirrosi epatica, si era rivolto ai più illustri primari di Francia per curarsi,
ma senza alcun risultato. Fin dalla sua prima visita, Descuret giudicò
quest’uomo anziano ormai prossimo alla fine, per cui si limitò a ordinargli del
siero con laudano, ossia una pozione calmante, una sorta di “impiastro” di
oppio. Era la medicina palliativa del tempo.
Con questi narcotici, il medico riuscì a
calmare i dolori atroci che il malato provava e a procurargli una delle notti
più serene che avesse trascorso da molto tempo. La mattina dopo l’infermo
strinse con affetto la mano al medico fino a chiamarlo suo salvatore, e gli
promise di seguire in tutto e per tutto anche i suoi minimi consigli.
Descuret, per altro, avvertì la famiglia che era imminente la morte
dell’anziano: non conveniva per nulla credere a un vero miglioramento – che
sarebbe stato solo momentaneo –, ma approfittarne per fargli mettere a posto
“gli affari materiali e spirituali”... e se ne andò. Verso le sei del
pomeriggio, il medico fu di nuovo chiamato in gran fretta, non per l’anziano,
ma per sua moglie, che era stata ferita al petto proprio dal marito, il quale
le aveva gettato addosso un vaso di porcellana.
Dopo aver fermato l’emorragia e curata la donna ferita, il dottor Descuret
stava per uscire, quando l’uomo, al quale non aveva neppur detto una parola, lo
trattenne per la giacca dicendogli in modo manieroso: «Come, signor dottore, se
ne va senza rivolgermi almeno uno sguardo?». Il medico gli rispose: «Perché
dovrei curarmi di un malato che fa di tutto per rendere inutili i miei sforzi?
Ho anche saputo che avete ingiuriato, come un villano, i vostri due primi
medici, e che il nostro venerando decano prof. Portal non vi ha abbandonato se
non quando siete giunto persino ad alzare le mani contro di lui! A tutti questi
atti violenti, ora avete aggiunto la brutalità usata verso vostra moglie... e
allora giudicate voi stesso se devo ancora curarmi di voi o partirmene
subito!».
«I vostri rimproveri – replicò il malato
con tono addolorato – sono giustissimi, sono davvero colpevole di aver
maltrattato mia moglie. Ma se sapeste, dottore, che cosa voleva da me! Voleva
che per forza facessi chiamare un prete, io che li ho sempre avuti in orrore!».
«L’intenzione di vostra moglie era
lodevolissima. Proponendovi di mettere in pace la vostra coscienza, vi dava una
nuova prova di affetto, e se ciò era in opposizione alle vostre idee, dovevate
solo dirle di no, ma non fare ciò che avete fatto».
«Ma alla fine, dottore, voi che siete
sapiente, che fareste nei miei panni, se vi proponessero tali cose?».
«Io non esiterei a mettermi in pace con la
coscienza, prima per convinzione, poi perché la calma dell’anima contribuisce
con forza ad alleviare i nostri patimenti, e anche a dissimulare le nostre
malattie».
«Oh, questa è singolare davvero, che voi
che avete studiato abbiate questa maniera di vedere!».
«Anzi – concluse l’illustre medico –, le
mie convinzioni religiose sono in gran parte frutto dei miei studi».
Seguì un lungo attimo di silenzio, poi il
malato prese a dire: «Ebbene, sia, facciamo venire il prete; è tanto,
tantissimo tempo che non mi confesso. Ne ho proprio delle grosse, e
pesantissime sulla coscienza!».
Preti ammazzati
La moglie, ancora dolorante per la ferita
causata dall’ira del marito, ma felice per questa soluzione insperata, manda
subito a cercare uno dei sacerdoti della parrocchia di San Giacomo. Appena il
sacerdote fu entrato nella camera del malato, questi, con voce tremolante, prese
a dire: «Prenda, reverendo, mi tolga subito questo coltellaccio che avevo posto
sotto il cuscino... Dovete sapere che mi ero provvisto di quest’arma per
conficcargliela nel cuore se lei fosse venuto senza il mio consenso!».
Quindi davanti a tutti i presenti
soggiunse: «Nel settembre 1793, al tempo della Rivoluzione francese, massacrai
diciassette preti e poco ci volle che lei non fosse il diciottesimo! Ma stia
sicuro, Dio ha avuto pietà di me; per illuminarmi è bastato un raggio della sua
grazia».
Non solo un povero peccatore, questo
albergatore in fin di vita, ma un assassino, un delinquente, più volte omicida.
E ora sta per “rubare” pure la misericordia di Dio! Il quale perdona, ma vuole
il nostro pentimento, la nostra espiazione. Sì, Dio perdona... ma se ti penti.
Pentirsi è la somma grazia di Dio. Chi ha ottenuto a costui questa grazia?
Sicuramente molti hanno pregato per lui: pregare per la conversione dei
peccatori è massima carità. Ne va di mezzo la vita eterna o la dannazione
eterna delle anime. Noi sappiamo pure, come spiegano santi quali san Bernardo
di Chiaravalle, sant’Alfonso M. de’ Liguori e ancor di più san Luigi M.
Grignion da Montfort, che ogni grazia passa per le mani di Maria Santissima,
“l’onnipotenza supplice” per i più lontani, la “raptrix cordium”, la rapitrice
dei cuori, la condottiera delle anime a Gesù unico Salvatore. Sicuramente la
Vergine Maria ha ottenuto la conversione di questo “disgraziato”.
Morto in ginocchio
Il dottor Descuret continua a narrare che
il buon prete, fatto chiamare, prese il coltellaccio che gli veniva consegnato
e che sarebbe servito ad ammazzarlo, quindi si intrattenne a lungo con il
moribondo per ascoltare la Confessione di quella povera pecora nera e donargli
il perdono di Dio. Stava uscendo dalla sua camera per annunciare la conversione
ai suoi famigliari e che sarebbe tornato per il santo Viatico, quando l’infermo
esclamò: «Torni presto, reverendo, ho bisogno della consolazione di Dio; ma non
accosti il divino Redentore alle mie labbra che hanno orribilmente bestemmiato.
Sono indegno di Lui».
«Ho visto il vostro pentimento che è
sincero. Vi porterò i sacramenti della nostra santa fede cattolica», gli
rispose il sacerdote. «Li riceverò, reverendo – rispose l’uomo –, ma dopo che
avrò chiesto perdono anche a quelli che finora ho scandalizzato con le mie
scelleratezze».
Fece chiamare due vicini, già suoi
“compagni” nel male, e chiese perdono degli orribili esempi che aveva loro
dati. Poi, piangendo, abbracciò la moglie e le chiese perdono della sua
arroganza che era durata una vita intera. Quando ritornò il sacerdote con
Gesù-Ostia per il santo Viatico, il pentito raccolse le sue ultime forze e si
inginocchiò presso il letto e ricevette, in quella posizione, tutto tremante,
Gesù Pane di Vita eterna.
Il sacerdote voleva che tornasse a letto,
ma quello gli rispose: «Sento che la mia vita su questa terra sta per finire; e
non posso offrire a Dio che le mie preghiere e le mie lacrime; mi lasci almeno
la consolazione di morire in ginocchio, ciò che è ben poco per espiare i miei
delitti». A mezzanotte, con un profondo sospiro, si addormentò nel Signore,
ancora in ginocchio e, con le labbra appoggiate sulle piaghe del Crocifisso,
che grondava delle sue lacrime.
Il suo volto perse la bruttezza ributtante
che presentava in vita ed era avvolto di serenità e di pace, perché era andato
incontro a Dio che l’avrebbe ancora purificato nel Purgatorio, ma che pure lo
accoglieva tra i suoi.
Un’intera vita sbagliata. Diciassette
preti ammazzati, peccati, scandali e chi più ne ha più ne metta. Il Cristo
avrebbe potuto più volte fulminarlo, ma con chi si pente e gli chiede perdono,
Lui “si vendica così”. Proprio come scrive santa Teresa di Gesù Bambino,
concludendo la sua Storia di un’anima: «Sì, io lo sento, quand’anche avessi
sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei con il cuore
spezzato dal pentimento a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché io so quanto
Egli ama il figlio prodigo che torna a Lui».