Oggi, 11 febbraio, è una delle feste mariane, che
ricorda una mariofania, assieme a quella del 13 maggio, più care
alla devozione popolare.
Mi son sempre chiesto perché la Vergine scegliesse queste località, sovente
in luoghi montuosi, spesso inaccessibili o comunque non facilmente
raggiungibili. Certo non lo sapremo mai. Né mai potremmo sperare di comprendere
i disegni imperscrutabili di Dio.
Ma forse per Lourdes c’è qualche antico legame – e per la verità anche per
Fatima – che può essere investigato. Un legame che è giuridico, fondato sul
diritto. Sì, avete capito bene, col diritto e con la legge. Col diritto
feudale, in particolare.
Le scelte di Dio non sono frutto del caso fortuito.
Per Lourdes, c'è un legame, che risalirebbe a Carlo Magno e sicuramente ad
oltre un millennio fa.
Anni fa, Vittorio Messori riferiva – per la prima volta in Italia – nel suo bestseller “Ipotesi su Maria”, oggi riedito nel 2020 dalla casa editrice Ares, di un testo di tale Émile Brejon, un avvocato di Bordeaux fattosi storico anche per un debito di riconoscenza alla Vergine: la madre, infatti, era stata guarita miracolosamente alla Grotta.
Questo bâtonnier (presidente)
dell’Ordine degli avvocati della sua città – dove, tra l’altro, fece tappa per
alcune ore Bernadette nell’unico viaggio della sua vita, recandosi al convento
di Nevers – raccolse il frutto delle sue ricerche in questo libriccino, che ho
a casa, stampato da un editore ad Avignone nel 1926. Il titolo è
significativo: Notre-Dame de Lourdes avant les apparitions de 1858 («Nostra
Signora di Lourdes prima delle apparizioni del 1858»). Il sottotitolo: Un
chapitre d’histoire tombé en oubli («Un capitolo di storia
dimenticato»). Il testo può leggersi online qui. Nel 1983 il libretto era ripubblicato in reprint da una piccola
editrice di provincia, ma ha continuato a circolare in modo ridotto, tanto che
non se ne trova traccia neppure in molte delle bibliografie specializzate.
Il punto centrale del libro era la risposta alla domanda: «Pourquoi Lourdes
en France?». Ma perché, rispondeva, qui la Vergine è «chez Elle», è
«a casa sua» e «in nessun altro luogo al mondo sarebbe forse stata così a casa
sua come lo è qui».
Come ci racconta il Messori nel suo libro Ipotesi su Maria,
alle pagg. 159 ss. della nuova edizione ed in alcune inchieste giornalistiche (v. qui) e conferenze (v. qui), in effetti, stando a una tradizione
antichissima (e confermata da consuetudini altrettanto antiche, suffragate da
documenti coevi), il castello e la città di Lourdes furono dati in feudo, ai
tempi di Carlo Magno, alla Vergine venerata nel grande e celebre santuario di
Le Puy-en-Velay, il luogo mariano che per secoli fu il più prestigioso di tutta
la Francia. Dunque, la Madonna del Puy («poggio», in francese antico) era stata
dichiarata «Signora e sovrana» di Lourdes, con il diritto a un omaggio annuale
– che ne riconosceva l’autorità, secondo le consuetudini feudali – che, in
questo caso, consisteva in erba e in zolle di terra tratte dal prato davanti al
castello.
Come Brejon dimostrava, ancora per la festa dell’Assunta del 1829 (dunque
solo 29 anni prima delle apparizioni a Bernadette), una rappresentanza delle
ragazze di Lourdes affrontò per l’ultima volta, dopo oltre un millennio di
tradizione, il lungo viaggio fino a Le Puy, nel Massiccio Centrale, circa cento
chilometri a ovest di Lione, per portare a Maria, «Signora e contessa della
città», l’antico omaggio. Qui, tra l’altro, sembra sfuggire a Brejon, nota
sempre il Messori, un particolare che dà a pensare: l’erba e le zolle portate a
Maria, a segno della sua autorità su Lourdes, dovevano essere prese, come
comandava la consuetudine, dal «prato del Conte» che si stende ai piedi del
castello. Ebbene, questo è il luogo che ai tempi di Bernadette era indicato
come domaine de Savy, la «tenuta di Savy», ed è l’attuale esplanade davanti
alle basiliche, dove si svolge ogni sera la processione eucaristica. Non basta,
perché questo luogo, che da tempo immemorabile simboleggiava con la sua terra
stessa la signoria di Maria sulla città, scomparsa la contea di Bigorre, passò
in proprietà – sin dal secolo XVI – alla «Confraternita del Santissimo
Sacramento». Ab immemorabili, dunque, ci riferisce il Messori,
questo luogo è «terra della Vergine» e anche «terra dell’Eucaristia».
Lourdes ed il suo castello sarebbero, dunque, un «feudo di Maria» e la
costituzione di questo titolo feudale sarebbe avvenuta in modo al contempo
poetico e drammatico. Carlo Magno, di ritorno dalla Spagna, avrebbe invano
assediato la fortezza che da sempre stava e tuttora sta, anche se trasformata
in museo, sulla roccia, e che era tenuta allora dai musulmani. Poiché i
difensori non si arrendevano, e Carlo già pensava di levare l’assedio, il
vescovo di Le Puy, che faceva parte del suo seguito, si recò a parlamentare con
il capo saraceno dicendogli: «Poiché non vuoi cedere ad alcun uomo, cedi a una
Signora: la Madre di Dio venerata a Le Puy». Toccato dalla grazia, il musulmano
accettò il patto e, seguito dai suoi, cavalcò sino a quel già celebre luogo di
culto: tutti i capi saraceni portavano legati alle lance dei fascetti di erba e
di fiori falciati nel prato sotto la roccia dove sorgeva la fortezza. Posero
quei fascetti – in segno di sudditanza – sull’altare di Maria. Il capo già
musulmano chiese il battesimo e, da «Mirat» come si chiamava, assunse il nome
di «Lordus»: Lourdes da lì avrebbe poi preso la denominazione, mentre prima era
chiamata «Mirambel».
A conferma dell’antichissimo diritto feudale di Notre-Dame du Puy su
Lourdes sta anche il fatto che lo stemma di entrambe le città è costituito da
un’aquila. Quella di Lourdes ha le ali spiegate e porta nel becco un pesce:
forse a simboleggiare che viene dai monti del Centro della Francia a portare il
Cristo, il cui simbolo antichissimo è appunto un pesce?
Brejon sintetizzava così: «Nostra Signora di Le Puy, dopo essere stata
riconosciuta “Signora e Contessa” di Lourdes e della sua cittadella sin dai
tempi di Carlo Magno, è divenuta “Signora e Contessa” dell’intera Contea di
Bigorre, per l’atto di sottomissione spontaneo e volontario che il conte
Bernardo I concesse al Capitolo di Le Puy, per se stesso e per tutti i suoi
successori, nell’anno 1062».
È infatti il 1062 l’anno in cui, recatosi appositamente con la moglie sino al
lontano santuario della Gallia centrale, venendo dalla sua Bigorre, il conte
Bernardo decideva di far depositare ogni anno sessanta scudi sull’altare della
Vergine «a titolo di censo». E, cioè, secondo il diritto feudale, come segno di
vassallaggio a Maria; che, così, da «Signora» di Lourdes lo diventava di tutta
la regione, la Bigorre appunto. Al contempo, Bernardo lanciava l’anatema contro
i suoi discendenti che non avessero riconosciuto il vassallaggio, pagandone la
relativa rendita. Il documento è giunto integralmente sino a noi ed è tuttora
conservato all’archivio dell’antica Bigorre, a Pau.
Nel santuario di Le Puy, Maria era venerata sotto il titolo di «Annunciata» da
tutti i popoli d’Europa. I quali vi accorrevano in enormi masse soprattutto
quando il 25 marzo coincideva con il Venerdì santo, ed era allora possibile
godere del Grande Perdono, cioè dell’indulgenza plenaria concessa dai papi.
Il prestigio del luogo era tale che, stando alla tradizione – alla quale
aderiva lo stesso san Bernardo –, qui sarebbe nata la Salve Regina,
la preghiera più recitata dopo l’Ave Maria e che il Medioevo chiamò «l’antifona
di Le Puy». Qui, nel 1449, si stabilì l’usanza, presto diffusasi in tutta la
cristianità, di recitare l’Angelus non solo all’alba e al tramonto, ma anche a
mezzogiorno. Non vi era lì, dunque, un culto locale, bensì universale, al punto
che la Vergine nera sull’altare (bruciata poi, nel 1794, dal vandalismo
rivoluzionario su un falò formato dalle carte dell’archivio, dopo essere stata
portata dove si impiccavano i malfattori sulla carretta dell’addetto alle
fogne), al punto che questa Vergine fu chiamata, da santi e papi, Mater omnium,
Madre di tutti.
Il tributo dovuto alla «Contessa e Signora» fu versato ogni anno
sull’altare di Le Puy fino a quando durò la contea della Bigorre. Anzi, nel
1303, per una disputa tra il re d’Inghilterra e i canonici del santuario di Le
Puy, il Parlamento di Parigi, dopo avere riesaminato i titoli legali, ribadì
solennemente che Lourdes e la Bigorre erano «dominio di Maria». Nel 1307, Le
Puy concedeva la sua contea pirenaica al re di Francia (era Filippo il Bello,
quello della soppressione dei Templari), ma anche il nuovo sovrano doveva
riconoscere, secondo il trattato che fu steso, di non essere che «vassallo»,
che «amministratore» di quella Terra Virginis, che era la Bigorre.
A prova di quella sudditanza, il re impegnava se stesso e i suoi successori a
versare al santuario di Le Puy il censo – assai elevato – di 300 lire tornesi
all’anno. Da allora, tutti quelli che si alternarono sul trono di Francia
mantennero l’obbligo dell’omaggio, pagando il diritto di amministrare ciò che
apparteneva alla Madonna stessa. Fu solo la fine sanguinosa della monarchia,
con la decapitazione del re e della regina, la proclamazione della repubblica,
la persecuzione del clero, l’abolizione della diocesi di Le Puy, lo
spogliamento del santuario, il rogo della veneratissima immagine stessa; fu
solo, insomma, il dramma della Grande Révolution che sembrò
porre fine per sempre ai diritti della Vergine su Lourdes e la sua intera
regione, la Bigorre.
Sembrò, diciamo, perché una ripresa, per quanto breve, vi fu con la
Restaurazione. Infatti, nel 1827 Carlo X, successore di Luigi XVIII, ristabilì
la diocesi di Le Puy e ricominciò a versare il tributo dovuto.
E le giovani di Lourdes si recarono al lontano santuario a portarvi
l’omaggio dei sudditi, le erbe e i fiori colti davanti al castello. Ma durò
pochissimo: pare che il 15 di agosto del 1829 sia stata l’ultima volta in cui
l’antica Bigorre si presentò sul monte Anis a riannodare ufficialmente i legami
con Le Puy.
L’anno seguente, un’altra rivoluzione portava sul trono Luigi Filippo, il
«re borghese» del quale abbiamo già parlato e che, in gioventù, aveva
parteggiato per quei giacobini che avevano bruciato la Vergine nera,
trasportandola al rogo sul carretto delle immondizie. Un personaggio che, di
certo, non intendeva rispettare gli obblighi assunti dai sovrani precedenti. Così,
in quel 1830, le autorità cessavano per la prima volta (a parte, ovviamente,
gli anni della tormenta rivoluzionaria) di riconoscere l’autorità mariana su
Lourdes e sulla Bigorre, autorità riconosciuta forse dall’epoca carolingia,
certamente dal 1062, dal diploma di Bernardo I.
Osservava Brejon, uomo di legge, che i diritti di un feudatario su una
terra si estinguevano dopo trent’anni dai mancati adempimenti degli obblighi
«censuari» (il pagamento, cioè, delle rendite) e degli onori dovuti al signore
stesso. I termini della prescrizione, nel nostro caso, iniziavano in quel 1829
in cui per l’ultima volta la Bigorre si era presentata a Le Puy con i suoi
rappresentanti a portare l’omaggio dovuto. Dunque, nel 1859 i diritti di Maria
sulla sua terra di Lourdes sarebbero caduti in prescrizione. Nel 1858, ecco la
«Signora» (questo il nome con cui, significativamente, la chiamava Bernadette)
apparire in una cavità della collina davanti al castello dove per secoli la sua
bandiera aveva diritto di sventolare.
Annotava Brejon (ripreso dal Messori): «Senza dubbio, le prescrizioni della terra sono vane in Cielo e la Vergine Maria non aveva bisogno di difendere dei diritti riconosciutile dagli uomini per essere la più nobile delle Dame e per essere ovunque a casa sua. Certo: la corona di Contessa della Bigorre sulla fronte non le aggiungeva alcuna grandezza. Eppure, è caro ai nostri cuori pensare che la Vergine abbia amato questo legame terrestre che dovette forse alla pietà di Carlo Magno, di certo a quella del principe Bernardo. È all’ultima ora (un anno prima soltanto della prescrizione, che iniziava nel 1859, ma in tempo comunque utile) che Ella stessa è apparsa nella Bigorre per chiedervi, con l’omaggio dei suoi cari e antichi vassalli, quello di tutto il mondo. L’omaggio del mondo? Ebbene, sì: non era questo che avveniva a Le Puy nei secoli cristiani, dove era invocata come “Madre di tutti”?».
Antonio Ciseri, Apparizione della Vergine a Lourdes, 1879, Chiesa del Sacro Cuore, Firenze |
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