Ieri, 19 settembre, si spegneva il filosofo Gianteresio (detto Gianni) Vattimo, teorizzatore del c.d. pensiero debole, corrente filosofica postmoderna. Sebbene, almeno formalmente, lo stesso si definisse "cattolico" e fosse stato, negli anni Cinquanta, con Umberto Eco e Furio Colombo, a guida dell'Azione Cattolica giovanile torinese, il suo pensiero era assolutamente lontano da quello cristiano, fondato sull’idea del c.d. indebolimento di Dio, rifiutando l’idea di Dio quale essere razionale (v. qui il ricordo di Francesco Agnoli). Con tale rigetto, ovviamente, ha rifiutato anche i precipitati etici collegati all’esistenza di Dio personale.
Ora, che è passato da questa vita all’altra,
sicuramente si sarà reso conto degli errori compiuti e delle aberrazioni
filosofiche (e non solo) cui era pervenuto. Che Dio abbia misericordia della
sua anima!
Tuttavia, un merito gli va ascritto: quello di aver saputo rimproverare, con lucidità ed obiettività, il cattolicesimo contemporaneo dall’essersi messo all’inseguimento del mondo e della mondanità, perdendo così la propria identità e la sua forza. L'aforisma che segue è riportato dal card. Robert Sarah, nel suo libretto Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi, Marcianum Press, 2020, sebbene lo faccia risalire al 2010 ad una conversazione su Radio Vaticana. In realtà, l'aforisma che segue - più volte riusato nel corso degli anni (v. qui e qui) - è più risalente e rimonta ai primi anni '90 del secolo scorso, ad una conversazione con lo scrittore cattolico Vittorio Messori ed al suo Pensare la storia (cfr. Antonio Socci, Quando Vattimo disse a Messori ..., in Lo Straniero, 23.9.2023):
Nessun commento:
Posta un commento