In questo
giorno, Ottava dell’Assunzione di Maria Vergine, in cui si commemora il Cuore
Immacolato di Maria, rilanciamo questo contributo di speranza per le sorti
della Francia e vertente sul c.d. voto di Francia del re Luigi XIII su cui abbiamo avuto modo, in passato, di parlarne (v. qui).
Torneremo in
una successiva occasione sul ruolo, per certi versi misterioso, di quella
Nazione, figlia prediletta della Chiesa.
Philippe de Champaigne, Il voto di Luigi XIII, 1638, Musée des beaux-arts, Caen |
Philippe de Champaigne, Luigi XIV offre la sua corona alla Vergine per soddisfare il voto del padre, 1650, Hamburger Kunsthalle, Amburgo |
Philippe de la Champagne, Luigi XIV, Anna d'Austria con Filippo d'Angiò presentati dai SS. Benedetto e Scolastica alla SS. Trinità, 1646, castelli di Versailles e di Trianon, Versailles |
Abraham Bosse, Luigi XIII ed Anna d'Austria offrono il regno ed il principe delfino alla protezione della Vergine Maria, 1639, Metropolitan Museum of Arts, New York |
Grégoire Huret, Luigi XIII ed Anna d'Austria presentano il principe delfino alla Vergine, 1638, Metropolitan Museum of Arts, New York |
Claude Mellan, Anna d'Austria reggente ed il delfino offrono alla Vergine il regno di Francia, 1650 circa, Metropolitan Museum of Arts, New York |
Luigi Calamatta, Voto di Luigi XIII calcografia da un'opera di Jean-Auguste-Dominique Ingres, 1867 circa |
Guillaume Coustou, Luigi XIII offre la corona alla Pietà - Monumento del Voto di Luigi XIII, 1708 circa, Cattedrale di Notre Dame, Parigi |
di Francesco
Patruno
È da
pochi giorni trascorsa la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Anzi, siamo nell’ottava della ricorrenza. Ovviamente, come sempre ogni
anno, nell’indifferenza religiosa di coloro che, in questo periodo di ferie
estive, sono più intenti a pensare a come trascorrere il Ferragosto, magari in
riva al mare, dopo una notte insonne intorno ad un fuoco, tra canti e gozzoviglie
varie.
Così, il
15 agosto, Napoleone avrebbe potuto vedere celebrato il suo compleanno e il suo
onomastico con gli onori di una festa nazionale, a misura del suo ego smisurato.
Tuttavia, questa ricorrenza durò meno di un decennio. Come ci ricorda la prima
lettera di Pietro, «Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili» (1 Pt
5,5). Con l’esilio di Napoleone a Sant’Elena, in effetti, la festa nazionale a
lui dedicata fu abolita il 16 luglio 1814 da Luigi XVIII. Nel 1852,
l’imperatore Napoleone III tentò di ripristinare la festa, ma solo come
anniversario della nascita di suo zio, senza il riferimento a San Napoleone. Pure
questo tentativo, però, ebbe breve durata.
Se questa vicenda legata alla figura di Napoleone appare significativa per la data del 15 agosto, ce n’è un’altra, ben più rilevante e tuttora connessa alle sorti della Chiesa di Francia.
Il
carattere esoterico e neo-gnostico della cerimonia era evidente, perché, non a
caso, la sua figura centrale era quella del dio pagano Dioniso, che per Friedrich
Nietzsche e per gli esoteristi, incarnerebbe l’antitesi del Cristo e
rappresenterebbe il simbolo della rottura con la morale cristiana, vista come
avvilimento ed annientamento. Non a caso, nella sua opera L’Anticristo del
1888, Nietzsche vedeva in Dioniso l’accettazione incondizionata della vita,
comprese le sue dimensioni più oscure, in contrasto con il Cristo crocifisso.
Scriveva il filosofo tedesco:
«Dioniso
contro il “crocifisso”: eccovi l’antitesi. Non è una differenza in base al
martirio – solo esso ha un altro senso. La vita stessa, la sua
eterna fecondità e il suo eterno ritorno determinano la sofferenza, la
distruzione, il bisogno di annientamento […] Si indovina che il problema è
quello del senso del dolore: del senso cristiano o del senso tragico […] Nel
primo caso sarebbe la via che porta all’essere beato, nel secondo l’essere è
considerato abbastanza beato da giustificare anche un’immensità di dolore».
Commentava
opportunamente il papa Benedetto XVI nella sua Omelia del Giovedì Santo del
2009 (9 aprile):
«[…] Nietzsche
ha dileggiato l’umiltà e l’obbedienza come virtù servili, mediante le quali gli
uomini sarebbero stati repressi. Ha messo al loro posto la fierezza e la
libertà assoluta dell’uomo. Orbene, esistono caricature di un’umiltà sbagliata
e di una sottomissione sbagliata, che non vogliamo imitare».
Nella
cerimonia di chiusura delle Olimpiadi parigine lo scorso 11 agosto, svoltasi in
un’atmosfera sinistra ed angosciante, si è invece voluto incentrare tutto su
una figura dorata chiaramente luciferina e sulla sua esaltazione da parte di
coloro che rappresenterebbero i popoli e le nazioni del mondo.
Guardando
a questi spettacoli, così in contrasto con ciò che la Francia un tempo ha
rappresentato per la Chiesa e per la fede cattolica, che ha visto germogliare in
terra francese schiere di santi, tanto da essere considerata “figlia
primogenita della Chiesa”, mi sono chiesto se essi riflettano davvero il popolo
francese e le radici di quel paese. A un’analisi superficiale, potrebbe sembrare
che quella Nazione non potrà mai tornare ai suoi fasti cristiani. Eppure, c’è
speranza. Non dobbiamo dimenticare Colei che tutte le generazioni chiamano
beata, a cui la Francia fu affidata secoli fa; un affidamento legato proprio
alla solennità dell’Assunzione. Un affidamento che potrebbe costituire, secondo
i tempi imperscrutabili della Vergine, che sono i tempi di Dio, il perno su cui
la terra di Francia tornerà a essere pienamente cristiana.
Cosa
c’entra, dunque, quella Nazione con l’Assunta?
È presto
detto. Si tratta di una storia davvero affascinante, risalente al XVII sec.,
cioè alle vicissitudini private (e non solo) del re Luigi XIII e della regina
Anna d’Austria. Sì, proprio quell’epoca e quei regno durante il quale è
ambientata anche la vicenda de I tre moschettieri di Alexandre
Dumas. Per farla breve, la coppia, molto pia e devota (sebbene il re non avesse
mancato di intrattenere relazioni con cortigiane), non era stata benedetta
dalla nascita di un figlio che potesse garantire la successione al trono. Per
la verità, dal matrimonio, la regina concepì ben tre figli, che si risolsero in
altrettanti aborti, di cui uno accidentale per una caduta dalle scale.
La coppia
regale, quindi, non poteva godere della gioia di un erede al trono.
Fu su
consiglio del monaco agostiniano scalzo Fra Fiacre di Sainte-Marguerite,
personalità mistica dell’epoca, che aveva ricevuto nell’autunno 1637 alcune
apparizioni della Vergine nelle quali la Madonna annunciava la prossima nascita
di un erede al trono ed invitava – suo tramite – a tale scopo la regina Anna a
compiere dei cicli di novene[i],
e dell’ex cortigiana e confidente del re, Louise de La Fayette, divenuta nel
frattempo monaca visitandina col nome di Suor Angelica, la quale aveva favorito
la riconciliazione e la riunione del re con la regina, se si giunse – una volta
avuta la certezza del concepimento del figlio da parte della sovrana – alla
proposizione di un voto alla Madre di Dio.
«prendendo
la santissima e gloriosissima Vergine come speciale protettrice del nostro
regno, a Lei consacriamo particolarmente la nostra persona, il nostro
Stato, la nostra corona e i nostri sudditi, supplicandola di ispirarci una
santa condotta e difendere questo regno con tanta cura contro gli sforzi di
tutti i suoi nemici […]. E
affinché i posteri non possano non seguire i nostri desideri su questo
argomento, come monumento e segno immortale dell’attuale consacrazione che
compiamo, faremo riedificare il grande altare della cattedrale di Parigi con
un’immagine della Vergine che tenga tra le sue braccia quelle del suo prezioso
Figlio deposto dalla Croce, e dove Noi saremo rappresentati ai piedi del Figlio
e della Madre nell’atto di offrire loro la nostra corona e il nostro scettro.
Ammoniamo
il signor arcivescovo di Parigi, e gli ordiniamo nondimeno che ogni anno, nella
festa e nel giorno dell’Assunzione, faccia commemorare la nostra presente
dichiarazione nella messa solenne, che sarà detta nella sua chiesa cattedrale,
e che dopo i vespri di detto giorno, nella detta chiesa si farà una
processione, alla quale parteciperanno tutte le compagnie sovrane e gli organi
cittadini, con cerimonie simili a quelle che si osservano nelle processioni
generali più solenni, che vogliamo si facciano anche in tutte le chiese; sia
parrocchiali che quelle dei monasteri di detta città e sobborgo, e in tutte le
città, paesi e villaggi della detta diocesi di Parigi.
Esortiamo
parimenti gli arcivescovi e i vescovi del nostro regno, e nondimeno ingiungiamo
loro di celebrare la stessa solennità nelle loro chiese episcopali,
e delle loro diocesi, intendendo che a detta cerimonia siano presenti le corti
del Parlamento e altre compagnie sovrane, e i principali ufficiali delle città,
e avvertendo tutti i popoli ad avere una particolare devozione verso il
Vergine, d’implorare in questo giorno la sua protezione, affinché, sotto una
così potente Patrona, il nostro regno sia protetto da tutte le imprese dei
nostri nemici, che goda lungamente di buona pace, che Dio vi sia servito e venerato
così santamente affinché noi e i nostri sudditi arriviamo felici al fine ultimo
per il quale tutti siamo stati creati, poiché tale è il nostro desiderio»[ii].
Con
questo voto, Luigi XIII istituì le processioni del 15 agosto durante le quali i
sudditi avrebbero dovuto pregare Dio e la Vergine per i felici successi del
re. Ogni chiesa del regno era tenuta, nella misura in cui la chiesa stessa non
era già sotto il patronato della Vergine, a dedicare un altare o cappella
principale alla Regina del Cielo. Luigi XIII promise infine di costruire un
nuovo altare maggiore nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, nonché di
offrire alla cattedrale un nuovo gruppo scultoreo.
Da
quell’anno 1638, ogni 15 agosto fu dedicato al ricordo di quel voto e della
consacrazione della Francia e del suo popolo alla Madonna.
Luigi
XIII non fece in tempo ad adempiere al voto: vale a dire a costruire il nuovo
altare maggiore a Notre Dame. Questo compito spettò al figlio, Luigi XIV,
sessant’anni dopo. Dal 1708 al 1725, l’architetto Robert de Cotte rimodellò
completamente il coro della cattedrale parigina, mascherando i costoloni con
archi semicircolari più moderni. Ai lati dell’altare maggiore furono collocate
sei statue di angeli in bronzo recanti gli strumenti della Passione di Cristo e
quelle dei due re inginocchiati, Luigi XIII in atto di offrire scettro e corona
di Guillaume Coustou e quella di Luigi XIV scolpita da Antoine Coysevox. Dietro
l’altare maggiore, sotto l’arcata centrale dell’abside, fu collocato il gruppo
scultoreo della Pietà, in marmo di Carrara, opera di Nicolas Coustou, che lo
realizzò tra il 1714 e il 1715. Queste due statue dei re e quella della Pietà
vennero rimosse nel 1793 e ricollocate nella cattedrale solo nel 1815, quelle
dei sovrani su nuovi piedistalli completati nel 1816 con lo stemma del re di
Francia.
Tutto il
gruppo scultoreo, pegno del voto del pio re di Francia, sono scampati
miracolosamente al terribile incendio della cattedrale del 15 aprile 2019.
La
consacrazione della Francia e del re furono confermate da Luigi XIV il 25 marzo
1650 e vennero rinnovate in occasione del centenario del voto, nel 1738, dal re
Luigi XV.
Le campane e
le processioni si svolsero ogni anno il 15 agosto sino alla Rivoluzione
francese e per l’esattezza sino al 1791 compreso: il 14 agosto 1792, infatti,
l’Assemblea legislativa rivoluzionaria abolì la consacrazione della Francia ed
il voto; l’anno seguente, il 10 novembre 1793, profanata la cattedrale, essa fu
trasformata nel tempio della dea Ragione.
Con la
caduta di Napoleone e la Restaurazione, il re Luigi XVIII ristabilì la
celebrazione del voto nel 1814. Sotto la c.d. Monarchia di Luglio, nell’agosto
1831, il re Luigi Filippo I, figlio della Rivoluzione, abolì definitivamente il
voto ed ogni celebrazione, nonostante la ferma e vana protesta di intellettuali
cattolici come Lamennais, Lacordaire e Montalembert.
Per la
verità, già dalla modifica costituzionale del 1830 allorché la religione
cattolica cessò di essere religione di Stato, il voto aveva perso forza di
legge ed era caduto nel dimenticatoio, lasciando sostanzialmente all’iniziativa
locale, popolare o diocesana, la celebrazione della ricorrenza.
A quella
consacrazione mariana fece cenno anche il papa Pio XI nella sua lettera
apostolica del 2 marzo 1922, Galliam, Ecclesiae filiam
primogenitam,
firmata appena un mese dopo l’elezione al Pontificato, con la quale proclamava
patrona secondaria di Francia Santa Giovanna d’Arco. Il Pontefice nella sua
lettera sottolineò, tra le altre cose, la devozione del popolo francese alla
Vergine Maria come elemento caratterizzante la Nazione d’Oltralpe. Richiamando
poi esplicitamente il voto di Luigi XIII scriveva:
«Convertito
alla vera fede di Cristo, Clodoveo si affrettò, sulle rovine di un tempio
druidico, a gettare le fondamenta della chiesa di Notre-Dame, che suo
figlio Childeberto completò. Diversi templi sono dedicati a Maria da Carlo
Magno. I duchi di Normandia proclamarono Maria Regina della nazione. Il re San
Luigi recitava devotamente ogni giorno l’Ufficio della Vergine. Luigi XI, per
esaudire un desiderio, fece costruire un tempio a Notre-Dame a Cléry. Infine,
Luigi XIII consacrò il regno di Francia a Maria e ordinò che ogni anno, nella
festa dell’Assunzione della Vergine, si celebrassero funzioni solenni in tutte
le diocesi di Francia; e questi solenni fasti, non ignoriamo che continuano ad
aver luogo ogni anno»[iii].
Ed ancora:
«[…] dopo
aver ascoltato il consiglio dei Nostri venerati Fratelli, cardinali di santa
Romana Chiesa preposti ai Riti, motu proprio, di sicura conoscenza e dopo
matura deliberazione, nella pienezza del Nostro potere apostolico, con la forza
del presente [atto, ndr.] e
in perpetuo, dichiariamo e confermiamo che la Vergine Maria Madre di Dio, sotto
il titolo della sua Assunzione al cielo, è stata regolarmente scelta come
patrona principale di tutta la Francia presso Dio, con tutti i privilegi e gli
onori che ciò comporta. titolo nobiliare e questa dignità»[iv].
La Chiesa di
Roma, dunque, a quasi tre secoli di distanza, confermava e ratificava quel voto
compiuto dal pio re borbonico, dichiarando la Vergine Assunta patrona
principale della Francia.
Fu merito
del cardinal arcivescovo di Parigi, Lustiger, se nel corso degli anni ’80 del
secolo scorso venne reintrodotta la celebrazione del voto di Luigi XIII al 15
agosto nella cattedrale di Notre Dame e nel corso del pellegrinaggio nazionale
a Lourdes, che riunisce i rappresentanti di vescovi e persino personalità
politiche.
Giovanni
Paolo II, nel suo pellegrinaggio apostolico a Lourdes nell’agosto 1983, rievocò
questa consacrazione nella sua preghiera alla Vergine di Lourdes presso la
Grotta di Massabielle il 14 agosto:
«[…] Molti
si sono onorati di consacrarsi a te, compresi anche dei re, come fece Luigi
XIII in nome del suo popolo».
La storia
del voto di Francia è una storia chiusa? È un fatto da consegnare agli archivi
storici?
Evidentemente
no.
La storia
francese e della sua Chiesa è fatta di alti e bassi e di suggestive profondità:
minata la fede da tempo dal razionalismo e dall’anticlericalismo, che
dominarono il XIX sec. e l’inizio del XX, nella Francia non sono mancati segni
di speranza, scaturiti dalla sua profonda appartenenza mariana. La Rivoluzione
– è vero – falcidiò schiere di martiri, che rappresentarono nondimeno il seme
di un rinnovato cristianesimo nella terra francese. L’apparizione della
Medaglia miracolosa prima e poi quelle di Lourdes furono il segnale di un
rinnovamento del carisma cristiano nel risorgere stupito di una Chiesa che era
stata umiliata dagli sconvolgimenti rivoluzionari. La Francia, non a caso,
proprio a partire dal XIX sec., divenne il paese numero uno
nell’evangelizzazione, nelle missioni, nella catechesi ed in altre ammirevoli
iniziative. Basti ricordare la lodevole Società per le missioni estere di
Parigi, che fu la pioniera di missioni cattoliche nei Paesi dell’Estremo
Oriente (Cina, Giappone, Cambogia, Corea del Sud, Malaysia, Singapore, India,
Thailandia, Indonesia, Pakistan). Tutte queste iniziative prendevano vita sotto
la repressione anticlericale e delle élites!
Dio e la
fede si presero, peraltro, la loro rivincita anche nella letteratura: da Bloy a
Psichari, da Péguy a Claudel, da Jean-Luc Marion a Denis Tillinac, e
tanti altri dei nostri giorni. Basti ricordare, a tal riguardo, oggi la
rivoluzione culturale – perché di questo si tratta – avviata in Francia dal
voluminoso bestseller di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies su Dio, Dieu
– La science – Les preuves: L’aube d’une révolution, tradotto e pubblicato
anche in Italia ed in altri paesi.
Tutto
questo non potrà farci temere che su quella terra, affidata a Maria sin dal
1638, da un pio re, la Vergine Santa possa essere “deposta” e sostituita
da idoli. Ha tentato ciò la Rivoluzione francese innalzando – lo abbiamo
detto – a Notre Dame la dea Ragione, ma si trattò di un dominio effimero. La
vera sovrana di Francia era e continuerà ad essere la Madonna, nonostante tutte
le macchinazioni dei nemici di Dio, che vorrebbero sostituirla illusoriamente
con altri o col nulla. In fondo, Luigi XIII, con la sua decisione, realizzò
pienamente la citazione quasi profetica di papa Urbano II pronunciata nell’XI
sec.: Regnum Galliae, regnum Mariae. Una frase ripetuta
costantemente durante le numerose apparizioni mariane avvenute in Francia, a
Notre-Dame du Laus, La Salette, Lourdes, rue du Bac, Pontmain e perfino
all’Île-Bouchard.
Per
questo nonostante c’è speranza che, alla fine, Maria non mancherà di riportare
quelle terre, che le appartengono, al loro antico splendore ed ai fasti della fede
cristiana dopo che la generazione perversa sarà tramontata del tutto, poiché,
come cantò l’umile fanciulla di Nazaret, che tutte le generazioni diranno
beata, Dio abbassa ed esalta, disperde i superbi, rovescia i potenti dai troni
ed innalza gli umili. Ed il pellegrinaggio Parigi-Chartres, che attrae ogni
anno schiere sempre più numerosi di giovani francesi, lascia ben sperare per un
domani francese radioso nella fede cristiana e quel voto costituisca il seme
odierno della rinascita cattolica in Francia.
Per approfondimenti:
René Laurentin, Le vœu de Louis XIII passé ou avenir de la
France ?, 2° ed., Paris, 2004.
NOTE
[i] Il
ciclo di novene, iniziato il 5 novembre 1637, si concluse il 5 dicembre di
quell’anno. Esattamente nove mesi dopo nacque il tanto desiderato bambino.
[ii] Il
testo del voto si può consultare, in lingua francese, qui.
[iii] «Plura
tempia Mariae dicat Carolus Magnus. Normandiae buces Reginam nalionis
praedicant Mariani. Sanctus Ludovicus Rex quotidie Virginis officium devote
recitat. Ludovicus XI, pro voto solvendo, Nostrae Dominae templum in loco Cléry
aedificat; tandem Ludovicus XIII Galliae Regnum dedicat Mariae iubetque ut
quotannis, festo die Virginis in caelum assumptae, solemnes in universis
Galliae diocesibus pompae habeantur: hasque solemnes pompas et in praesens agi
singulis annis non ignoramus»: Acte de S.S. Pie XI, t. I
(1922-1923), Paris, 1927, pp. 20 ss. (testo qui).
[iv] «Quare,
collatis consiliis cum VV. FF. NN. S. R. E. Cardinalibus Congregationi
praepositis pro Sacris Ritibus tuendis, Motu proprio atque ex certa scientia et
matura deliberatione Nostris, deque Apostolicae Nostrae potestatis plenitudine,
praesentium vi, perpetuumque in modum, Beatissimam Virginem Dei Genitricem
Mariam, sub titulo Assumptionis in caelum, uti praecipuam universae Galliae
apud Deum Patronam rite electam declaramus et confìrmamus, cum omnibus
privilegiis atque honorificentiis, quae huic nobili titulo ac dignitati
competunt» (ibidem).
Fonte: Il Timone, 22.8.2024